Da giorni in quasi tutte le farmacie d’Italia è praticamente introvabile un farmaco spacciato da qualche medico e da qualche sito internet come medicinale anti-Covid. Stiamo parlando dello Zitromax, prodotto peraltro da Pfizer. Noi di QuiFinanza abbiamo verificato sul foglietto illustrativo per capire bene di cosa si tratta ed evitare confusione. Cerchiamo di spiegarvi bene ciò che è noto.
Cos’è Zitromax e a cosa serve
Zitromax è un farmaco che contiene il principio attivo dell’azitromicina, un antibiotico che appartiene al gruppo dei “macrolidi”.
Cosa fa l’azitromicina? Blocca la crescita dei batteri sensibili. Motivo per cui Zitromax è indicato, sia negli adulti che nei bambini sopra i 12 anni, per il trattamento delle infezioni delle vie respiratorie, causate da germi sensibili all’azitromicina, da lievi a moderate.
Per esempio, viene usato per:
- peggioramento dei sintomi della bronchite cronica
- infiammazione dei seni nasali (sinusite acuta)
- polmonite, ad eccezione di quella contratta in ospedale o casa di cura
- infiammazione delle tonsille (tonsillite) e della gola (faringite).
Perché l’azitromicina scarseggia in Italia
Negli ultimi due mesi l’uso di questo antibiotico, sia di Zitromax di Pfizer che dei generici, è aumentato esponenzialmente a causa della crescita dei contagi Covid. Da alcune settimane, come ha denunciato Federfarma, c’è una carenza evidente nelle farmacie italiane, tanto che le stesse farmacie non riescono a procurarselo, se non in quantità estremamente limitate dalla distribuzione intermedia.
Cosa che, ha spiegato all’Adnkronos Salute il segretario di Federfarma Roberto Tobia, per le farmacie, peraltro già prese d’assalto per i tamponi (qui quando fare il tampone e per chi è gratis), rappresenta un “vulnus importante”: “Non poter soddisfare la richiesta che avviene da parte dei pazienti che presentano la prescrizione medica di un farmaco è molto difficile per noi” dice. Si tratta comunque di un farmaco importante di utilizzo comune”.
Certo, ammette Tobia, “è chiaro che molti ci dicono ‘me l’ha prescritto il medico per la terapia Covid’. Noi – chiarisce però il vertice di Federfarma – non possiamo assolutamente entrare nel merito perché il medico, con scienza e coscienza come prescrive il giuramento di Ippocrate, sceglie la terapia che più ritiene consona per la cura del proprio paziente”.
Molti medici che curano i pazienti con le cosiddette terapie domiciliari lo prescrivono infatti sistematicamente di fronte a determinati parametri clinici. Attenzione però a ciò che vi viene prescritto. Perché nelle linee guida dell’Aifa emanate nel 2020, viene detto in maniera inequivocabile che non esistono correlazioni positive sull’utilizzo dell’azitromicina da sola o in associazione con altri farmaci per la terapia del Covid.
Purtroppo, prosegue Tobia, “abbiamo contezza di tanti siti che consigliano terapie improbabili, non dimostrate scientificamente. Le fake news sono tante, direi troppe su questo tema, e impediscono al paziente di approvvigionarsi di questo farmaco e di potersi curare secondo le vere indicazioni per le quali sarebbe necessario utilizzare l’azitromicina”. Come ad esempio il trattamento di tutte le infezioni batteriche delle alte vie respiratorie e, in alcune forme e in associazione con altri farmaci, anche nella terapia dell’Hiv.
Serve davvero contro il Covid?
L’associazione nazionale dei medici ha avvertito che l’azitromicina non è un farmaco di uso routinario per i pazienti Covid. E la stessa AIFA, dopo le notizie di questi giorni, è dovuta intervenire direttamente per chiarire.
“L’azitromicina, e nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento di Covid-19” precisa l’Agenzia Italiana del Farmaco “in merito alle recenti notizie di stampa relative alla carenza dell’azitromicina, anche a seguito del suo utilizzo eccessivo e improprio per Covid-19”.
L’Aifa puntualizza che “dalle verifiche effettuate, la carenza attuale non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste”. Fin dall’inizio della pandemia l’Aifa ha scoraggiato fortemente l’uso dell’azitromicina per il Covid.
“Come ampiamente dimostrato da numerosi e ben condotti studi clinici pubblicati sulle migliori riviste internazionali”, sottolinea l’agenzia, “non vi è alcuna evidenza che l’utilizzo dell’azitromicina abbia un effetto protettivo sulla evoluzione di Covid-19, né in termini di riduzione della trasmissione né dei tempi di guarigione o della mortalità”.
Azitromicina e idrossiclorochina insieme: attenzione
Mentre l’attenzione della comunità scientifica ora punta alla quarta dose di vaccino (qui tutto ciò che sappiamo, la faremo? E quando?), per quanto riguarda il rapporto tra azitromicina e Covid, spiega l’AIFA nei suoi documenti ufficiali, l’unica evidenza attualmente disponibile riguarda i risultati preliminari di un recentissimo studio, condotto in Francia su pazienti ricoverati affetti da Covid-19 asintomatici, sintomatici con disturbi a carico delle alte vie respiratorie o sintomatici con disturbi alle basse vie respiratorie con caratteristiche non meglio precisate.
Si tratta di uno studio a braccio singolo in cui a 20 pazienti è stata somministrata idrossiclorochina in confronto a una coorte controllo costituita da 16 pazienti che non assumevano il farmaco. In alcuni pazienti del gruppo che ha assunto idrossiclorochina, a giudizio clinico, è stata aggiunta azitromicina (6/20 pazienti) per la prevenzione delle sovrainfezioni batteriche.
In questa analisi preliminare, gli autori hanno osservato una percentuale più elevata di clearance virale (esito primario dello studio) nei pazienti che avevano assunto azitromicina e idrossiclorochina rispetto a quelli trattati con la sola idrossiclorochina.
La forza e l’attendibilità del dato tuttavia vengono messe in discussione da importanti criticità metodologiche: studio non randomizzato, bassa numerosità campionaria complessiva (solo 36 pazienti), numero estremamente piccolo dei soggetti esposti ad azitromicina (solo 6), numero relativamente elevato di persi al follow-up (6 su 26).
Infine, un recentissimo report relativo ad un piccolo studio francese, ha mostrato che su 11 pazienti con Covid-19 ricoverati consecutivamente e trattati con idrossiclorochina più azitromicina, uno è deceduto, 2 sono stati trasferiti in terapia intensiva, in uno il trattamento è stato interrotto. Dei 10 pazienti sopravvissuti, 8 erano ancora positivi per SARS-CoV2 5-6 giorni dopo l’inizio del trattamento.
A fronte di queste “incertezze in termini di beneficio”, l’AIFA ritiene utile sottolineare il “rischio potenziale del prolungamento dell’uso di questi due farmaci.
In generale ha senso usare antibiotici contro il Covid?
Esistono invece “evidenze chiare e inequivocabili” per non utilizzare più “in alcun modo” azitromicina o altri antibiotici nel trattamento del Covid, come chiaramente indicato da tutte le linee-guida internazionali per il trattamento dell’infezione da Sars-CoV-2.
L’agenzia torna infine a sottolineare nella sua nota che più in generale gli antibiotici non sono efficaci per il trattamento di nessuna infezione virale, inclusa l’influenza stagionale e che l’uso indiscriminato dell’azitromicina o di ogni altro antibiotico, oltre a non avere alcun fondamento scientifico, espone invece al duplice rischio di creare condizioni di carenza di antibiotici per i soggetti che ne abbiano effettivamente bisogno per trattare infezioni batteriche, e di aumentare il rischio di sviluppo e diffusione di batteri resistenti agli antibiotici.