È lecito non consumare al bar usufruendo dei servizi igienici?

Ecco cosa dice la normativa in merito alla possibilità o meno di accedere liberamente alla toilette di un locale pubblico

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 28 Agosto 2018 13:14Aggiornato: 3 Ottobre 2022 14:52

Una domanda che molti si pongono riguarda la possibilità di usufruire della toilette di un locale pubblico, ad esempio un bar, non pagando la consumazione. La risposta è possibile rintracciarla nella normativa, ma anche nel buonsenso. Ecco cosa sapere prima di mettere piede in un’attività privata e chiedere di usare il bagno.

Andare in bagno al bar

Innanzitutto, è importante ricordare che tutti gli esercizi aperti al pubblico, che prevedono un’attività di somministrazione di alimenti e bevande o, in generale, una sosta da parte del cliente, secondo la legge, devono disporre dei servizi igienici. In particolare, per i locali che sono in grado di ospitare un certo numero di persone, i bagni devono sempre essere suddivisi per sesso e devono essere accessibili anche ai portatori di handicap. Se la toilette non dovesse essere presente, il cliente che ha pagato una consumazione può tranquillamente chiamare i vigili urbani, i quali, constatata l’assenza dei servizi igienici, faranno una multa al proprietario del locale.

È, importante, dunque, che la consumazione sia stata pagata per poter pretendere di utilizzare il bagno. Secondo il Testo Unico delle Leggi sulla Pubblica Sicurezza (TULPS), il gestore di un pubblico esercizio non può, infatti, rifiutarsi di mettere a disposizione, senza giustificato motivo, i servizi igienici ad un cliente pagante.

Quali potrebbero essere dei “giustificati motivi” per cui il proprietario può impedire l’accesso al bagno ad un proprio consumatore? Dato che il bagno non dev’essere fuori uso ma funzionante (pena la sanzione), il gestore può rifiutarsi di far accedere il cliente alla toilette se quest’ultimo è ubriaco oppure se è particolarmente molesto nei confronti del cliente e del personale.  Diverso, invece, è il caso dei club che non sono considerati pubblici esercizi, bensì circoli privati e, quindi, il gestore o gli addetti alla selezione non sono tenuti a motivare le loro decisioni su chi può entrare nel locale.

In bagno al bar senza consumare

Chi, invece, decide di non pagare la consumazione può usufruire liberamente del bagno? A questa domanda risponde la sentenza del Tar della Toscana del 18/2/2010. Premesso che un pubblico esercizio è un’attività economica che ha come fine la soddisfazione del cliente e che, quindi, i servizi igienici siano rivolti a lui, «è agevole ribattere che una cosa è l’attività di pulizia e manutenzione di un locale destinato ad uso bagno, se ne possono far uso un numero limitato ed in una certa misura preventivabile di persone, tutt’altra cosa è tale attività, se a poter fruire del locale destinato a bagno è la generalità del pubblico, cioè, all’occorrenza, masse di persone ingenti e non predeterminabili (si pensi ad es. agli afflussi di pubblico, formato non soltanto da turisti, in occasione di famose manifestazioni culturali e cerimonie)».

Quindi, per usufruire dei servizi igienici, sarebbe opportuno perlomeno effettuare una minima consumazione. Il buonsenso della persona che entra in un locale pubblico con l’intenzione di andare alla toilette dovrebbe, quindi, prevalere. Seppur il gestore si dimostri molto comprensivo e disponibile a far accedere gratuitamente ai servizi igienici, sarebbe giusto che, in qualche modo, la persona “ringraziasse” del favore ricevuto.