Roma, Firenze, Palermo, Milano, Napoli… città che vai, tassa di soggiorno che paghi. In linea di massima, per gli hotel ogni stella vale un euro. Ma non sempre: più l’alloggio è chic e la località gettonata e più la tassa di soggiorno può diventare salata. Si tratta di una voce che può pesare anche in maniera significativa sul costo finale di una vacanza.
Si ipotizzi una famiglia di quattro persone che soggiorna per una settimana in un comune in cui la tassa di soggiorno è di 5 euro. Per questi vacanzieri il conto da pagare per la tassa di soggiorno sarà pari a 140 euro. Di seguito un monitoraggio sull’ammontare della tassa di soggiorno in alcune note località.
Come funziona la tassa di soggiorno
La tassa di soggiorno venne introdotta dalla legge sul federalismo fiscale municipale del 3 marzo 2011. La materia è normata dal Decreto legislativo n. 23 del 14 marzo 2011, articolo 4. Negli anni sono poi state emesse una quantità di sentenze che hanno aggiustato il tiro. I comuni turistici hanno la possibilità di applicare una tassa ai clienti che soggiornano nelle strutture ricettive delle città d’arte e nelle zone ad alta affluenza turistica. Il contributo viene prelevato dal gestore della struttura (hotel, B&B, campeggi, ecc…) che ospita il turista.
Dove si paga la tassa di soggiorno
L’Adnkronos ha stilato una mappa dei costi della tassa di soggiorno nelle varie località italiane, sulla base di un monitoraggio aggiornato del Codacons sulle tariffe praticate nelle principali città. L’associazione dei consumatori ha segnalato un ammontare annuo di 700 milioni di euro nelle casse di oltre 1.000 comuni.
A Cefalù (Sicilia) nei 5 stelle lusso si pagano 5 euro a notte, nei 5 stelle si pagano 4 euro a notte, 2,50 euro per 4 stelle e villaggi, 2 euro per le altre categorie.
A Otranto (Puglia) il costo minimo è di 1,5 euro per affitti brevi, B&B e campeggi fino a un massimo di 3 euro per le strutture più blasonate.
A Sorrento (Campania) negli alberghi a 5 stelle si pagano 4 euro, nei B&B 3 euro e nei campeggi e negli agriturismi 1,50 euro.
A Cortina d’Ampezzo (Veneto) nelle strutture a 5 stelle si pagano 5 euro a notte, 4,50 euro nei 4 stelle e a scendere di 50 centesimi in 50 nelle altre sistemazioni.
A Courmayeur (Valle d’Aosta) si parte da 50 centesimi in alcune case per ferie ed 1 euro nei rifugi alpini per arrivare ai 4 euro degli hotel più stellati.
A Roma si arriva fino a 10 euro nei 5 stelle e più; si scende a 7,50 nei 4 stelle, a 6 euro nei 3 stelle, a 5 euro per alberghi a 2 stelle e simili, fino a 3,50 euro per gli ostelli e nelle cosiddette “case del camminatore” ovvero le strutture ricettizie ubicate lungo la rete dei cammini. In campeggi e villaggi pagano 3 euro a notte.
A Firenze si parte da 8 euro (alberghi, residenze turistiche alberghiere, agriturismi a 5 stelle) fino ai 3,5 euro (alberghi a 1 stella e campeggi). In mezzo troviamo costi da 7 euro per i 4 stelle e le residenze d’epoca e 5,5 euro a notte per affittacamere e B&B.
A Milano si parte da un massimo di 5 euro per gli hotel più stellati e si cala, progressivamente, verso un minimo di 2,5 euro per gli ostelli della gioventù.
A Palermo negli hotel si segue la via classica: un euro per ogni stella. Per le strutture extralberghiere e per le locazioni brevi si pagano 2 euro a notte.
Quale futuro per la tassa di soggiorno
La ministra del Turismo Daniela Santanchè intende passare dalla tassa di soggiorno a una tassa di scopo. La proposta è, fra le altre cose, quella di aumentarla fino a 25 euro per gli hotel di lusso. È in atto un confronto con gli operatori del turismo e i sindaci, che sarà ripreso a settembre.