Soccorsi a pagamento, quanto potrebbe costare farsi aiutare da Polizia, GdF e Carabinieri

Dal 2026 il Governo potrà richiedere il rimborso dei costi dei soccorsi, che scatta per interventi in mare e montagna legati a dolo o colpa

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

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Dal 2026 richiedere l’intervento di Polizia e Carabinieri per operazioni di soccorso in mare o in montagna potrebbe avere un costo. Si tratta di un emendamento alla legge di Bilancio, riformulato dal Governo e atteso al voto in commissione Bilancio del Senato, che estende anche a questi due corpi una misura già prevista per la Guardia di Finanza. Si tratta di un rimborso dei costi nel caso di interventi ritenuti non giustificati.

La norma vuole colpire tutte quelle richieste di soccorso legate a comportamenti imprudenti o dolosi e introduce il principio secondo il quale, se si causa un intervento per colpa grave o dolo, si dovrà contribuire economicamente all’operazione di salvataggio. Si rende necessario anche alla luce dei moltissimi interventi richiesti per futili motivi. Lo si vede bene nei soccorsi in montagna, dove la maggior parte delle volte si tratta di turisti occasionali del trekking che partono per escursioni indossando infradito o vestiti troppo leggeri, senza un’adeguata preparazione.

Soccorsi in mare e in montagna: cosa cambia dal 2026

Con l’emendamento alla Manovra 2026, arriva la stretta sui soccorsi in mare e montagna. L’emendamento allarga la normativa già prevista non più soltanto alla Guardia di Finanza, ma anche alla Polizia di Stato e all’Arma dei Carabinieri. Queste, infatti, sono allo stesso modo impegnate in attività di soccorso alpino e marittimo e quindi rientrano nella nuova legge.

Dal 2026 potrebbe quindi cambiare molto dal punto di vista dei soccorsi. Dal prossimo anno la richiesta d’aiuto dovrà essere motivata e fondata su una reale situazione di emergenza. In caso contrario, le operazioni di ricerca, soccorso e salvataggio potrebbero diventare a pagamento.

Inoltre, risulta che la misura si applica non solo alle chiamate ritenute infondate, ma anche agli interventi resi necessari da incidenti causati da comportamenti descritti come “gravemente imprudenti”.

Quando scatta il pagamento: dolo o colpa grave

Con la questione del comportamento ritenuto “imprudente” si chiarisce meglio il punto della norma. Infatti si vuole responsabilizzare chi viene soccorso e i motivi per i quali è stata fatta la richiesta di aiuto. Dietro a una richiesta di soccorso potrebbe esserci un incidente, ma in molti casi purtroppo c’è un comportamento scorretto. Il rimborso dei costi scatterà esclusivamente nei casi in cui l’evento che ha richiesto un intervento sia imputabile a dolo o colpa grave.

Questo significa che non ogni intervento sarà automaticamente soggetto a pagamento, ma resta il principio del soccorso pubblico come servizio essenziale. Se dietro la richiesta d’aiuto emergono però comportamenti consapevolmente rischiosi, imprudenze evidenti o azioni volontarie, lo Stato potrà rivalersi economicamente su chi ha causato l’intervento.

Quanto costa l’intervento?

L’ammontare dei corrispettivi dei rimborsi dei costi di intervento non è stato ancora definito. L’emendamento chiarisce che sarà stabilito con decreti adottati dal Ministero dell’Interno e dal Ministero della Difesa, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Al momento, quindi, non si sa quale sarà il costo e solo dopo i decreti attuativi sarà possibile capire quanto potrà costare un intervento di soccorso ritenuto non giustificato e quali criteri verranno utilizzati per calcolare il rimborso.

Il motivo della misura che limita il soccorso

L’obiettivo della misura non è quello di limitare il numero di soccorsi, ma di ridurre i comportamenti scorretti che provocano incidenti e che richiedono l’intervento di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza.

La norma, secondo quanto emerge anche dal testo, mira a scoraggiare gli abusi e le richieste improprie di soccorso, non a limitare l’accesso all’aiuto in situazioni di reale emergenza. Il confine tra imprudenza e colpa grave però sarà centrale e potrebbe diventare terreno di contenzioso.

Dipenderà dall’interpretazione concreta della norma e dalle linee guida che verranno adottate per valutare caso per caso la responsabilità di chi viene soccorso.