Sciopero della sanità privata e Rsa del 23 settembre, perché i camici bianchi si fermano

Medici e operatori della sanità privata decidono di fermarsi e indire uno sciopero per protestare contro il mancato rispetto degli accordi contrattuali in essere

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Il prossimo 23 settembre i medici e il personale della sanità privata incroceranno le braccia, con uno sciopero pronto a smuovere il settore. Gli operatori che operano nelle strutture in cui si applicano in contratti Aiop e Aris sanità privata e Rsa, infatti, hanno deciso di fermarsi per protestare contro il mancato rispetto degli accordi contrattuali. Una situazione che coinvolge e mette a disagio oltre 200mila lavoratori, con i sindacati che hanno deciso di alzare la voce fermando il lavoro dei camici bianchi lunedì 23 settembre.

Operatori della sanità privata in subbuglio

A indire la protesta sono state le sigle sindacali Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, che lamentano il mancato rispetto degli accordi. Secondo i sindacati, infatti, ci sarebbero dei problemi di base sugli accordi contrattuali del comparto, un settore che conta oltre 200mila tra lavoratori e lavoratrici.

Alla base dello sciopero indetto per lunedì 23 settembre per il settore della sanità privata e i lavoratori delle Rsa c’è la necessità di avere accordi chiari sugli impegni contrattuali dei lavoratori. Senza poi considerare un’altra grave mancanza, ovvero quella riguardante il blocco della contrattazione del rinnovo degli accordi che solo nel 2020, dopo oltre 14 anni di attesa, ha visto la luce.

Una situazione che indispettisce i lavoratori, ma ancor di più i sindacati che hanno deciso di intervenire con forza dando vita alla protesta che porterà i camici bianchi a fermarsi.

La richiesta dei sindacati

Le tre sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero sono chiare e ferme nelle proprie posizioni. L’obiettivo, infatti, è quello di arrivare a stipulare un nuovo contratto unico di settore per le Rsa “dove i professionisti hanno il contratto bloccato da 12 anni”.

I sindacati chiedono quindi l’apertura di due tavoli, ma hanno trovato il muro. Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl, infatti, fanno sapere che “la controparte ci ha risposto che i tavoli si sarebbero potuti svolgere solo se fossero arrivate risorse dallo Stato”.

La palla, quindi, passa anche al governo, con le sigle che accusa “un’indifferenza inaccettabile”. Ecco quindi la decisione di promuovere lo sciopero nazionale “per difendere la professionalità e il futuro di lavoratori e lavoratrici, così come la dignità del lavoro e della Salute nel nostro Paese”.

L’ennesimo sciopero dei medici

Quello di lunedì 23 settembre sarà l’ennesimo sciopero ravvicinato del comparto sanitario. Seppur a livello locale, infatti, in precedenza sono stati i medici di Foggia a incrociare le braccia.

Lunedì 16 settembre, infatti, è andata in scena la protesta delle sigle sindacali Anaao Assomed e Cimo per manifestare contro i ripetuti episodi di violenza contro il personale sanitario avvenuti nel corso delle ultime settimane a Foggia e in altre città.

Ad appoggiare la manifestazione anche il consiglio nazionale del Sindacato Medici Italiani (Smi) che ha dato mandato alla segreteria nazionale di “indire lo stato di agitazione per porre all’attenzione della politica e della cittadinanza la crescita della violenza contro i medici e sanitari”. Lo stato di agitazione, ha spiegato la segretaria generale del sindacato Pina Onotri, “è finalizzato anche a denunciare che gli stanziamenti previsti per la sanità per il 2025 e per il 2026 sono nettamente insufficienti a riportare le performance del servizio sanitario nazionale ai livelli pre-pandemia”.