Blackout elettrico: quando spetta il rimborso e come richiederlo

Con i condizionatori accesi in città, i blackout sono sempre più frequenti: in alcuni casi si ha diritto a un rimborso dai 30 ai 300 euro

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

È difficile sfuggire dal caldo torrido in città, e durante la prima parte dell’estate l’unica via di scampo è spesso accendere il condizionatore. Anche i più attenti all’ambiente e agli sprechi, cedono di fronte alle temperature estreme di questo periodo dell’anno, intensificate dal cambiamento climatico, dall’umidità e dall’asfalto e dal cemento metropolitani. L’alta densità demografica e gli enormi consumi di energia per raffreddare case e uffici creano però un grosso problema, in particolare per chi lavora da casa, ha bambini piccoli o si prende cura di persone la cui vita dipende da macchinari salva vita.

I blackout sono particolarmente frequenti nelle grandi città. Da Milano a Palermo, passando per Torino, Roma e Napoli: in tutta la Penisola la corrente va e viene a causa dell’uso e dell’abuso dell’aria condizionata. I climatizzatori, accesi a lungo, rischiano di essere particolarmente energivori, anche se usati in modalità più efficienti.

Quando si può ricevere il rimborso per blackout

La luce può andare via anche per ore, provocando problemi ad aziende e privati. La buona notizia è che è possibile ottenere un rimborso in bolletta. Nel 2007 l’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, ha istituto un fondo apposito per risarcire chi subisce disagi a causa della corrente ballerina.

Si ha diritto al risarcimento solo in determinate circostanze.

  • Dopo 8 ore di interruzione continuativa nei comuni con più di 5mila abitanti.
  • Dopo 12 ore di interruzione continuativa nei comuni con meno di 5mila abitanti.

Il Fondo eventi eccezionali istituito dall’Arera per eventi meteorologici eccezionali o guasti e incidenti imprevedibili rimborsa al cliente finale, attraverso il fornitore, dai 30 euro fino a un massimo di 300 euro per tre giorni consecutivi di stop. Se invece il blackout dipende dal distributore, gli indennizzi sono gli stessi ma a carico delle aziende dell’energia elettrica. Alle imprese spettano invece fino a 6mila euro in caso di blackout.

Come si richiede il rimborso e quando arriva

Negli anni successivi all’istituzione del meccanismo di rimborso, questo è diventato automatico. Non è dunque necessario chiederlo al proprio gestore. Viene erogato in bolletta nel primo ciclo di fatturazione utile una volta decorsi 60 giorni dall’interruzione o 180 giorni in caso il blackout coinvolga più di 2 milioni di utenti.

Il consumatore potrà vederlo nella fattura sotto una voce specifica, in cui viene spiegato che il rimborso automatico è elargito in misura forfettaria e riguarda il mancato rispetto dei livelli specifici di qualità. Qualora l’utente non sia in regola con i pagamenti, tuttavia, il venditore non è obbligato a versare l’indennizzo.

In caso di mancato accredito, si hanno fino a 6 mesi dall’interruzione del servizio per presentare la richiesta al proprio fornitore che, entro 3 mesi, dovrà procedere all’accredito o a dare comunicazione scritta dei motivi dietro un’eventuale esito negativo dell’operazione.

Cosa fare in caso di blackout in casa

Quando avviene un blackout in casa, è sempre bene contattare immediatamente la compagnia elettrica, in modo che possano essere fatte le opportune verifiche sull’impianto e su eventuali guasti. È bene però seguire alcune buone regole per evitare di avere brutte sorprese con gli elettrodomestici.

In particolare se si ha una rete domestica datata, è meglio staccare tutti i dispositivi dalle prese, per evitare sbalzi di tensione nel momento in cui tornerà la luce. Meglio poi tenere chiusi frigo e freezer, in modo da conservare il cibo il più a lungo possibile.