Assegno di assistenza da 850 euro, chi rischia di perderlo

Anche se il titolare è deceduto, gli eredi possono ricevere le rate arretrate dell'assegno di assistenza, parte della prestazione universale per le persone non autosufficienti

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

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Con il messaggio numero 2821 del 26 settembre 2025, l’Inps ha chiarito cosa succede all’assegno di assistenza della prestazione universale, quando l’intestatario muore. Questa misura spetta alle persone che necessitano di assistenza. È un rimborso delle spese mediche sostenute durante il periodo di degenza in casa.

In breve, tutte le prestazioni maturate prima della morte della persona intestataria dell’assegno vanno versate agli eredi. Ci sono però alcuni dettagli che vanno chiariti a seconda dell’importo dell’assegno di assistenza e della prestazione universale.

Cosa succede all’assegno di assistenza quando l’intestatario muore

L’Inps ha spiegato quindi che, come regola generale, tutte le rate dell’assegno di assistenza maturate prima della morte dell’intestatario vanno versate alla famiglia e agli eredi del defunto. L’importo viene calcolato sulla base delle spese rendicontate e può arrivare anche a 850 euro al mese, oltre alla prestazione universale.

Per ottenere questo rimborso gli eredi devono presentare una domanda telematica attraverso il sito dell’Inps. A questi documenti vanno allegate tutte le rendicontazioni delle spese sostenute, in modo che sia possibile calcolare l’importo da liquidare alla famiglia della persona intestataria dell’assegno di assistenza.

Un caso particolare è il mese del decesso. La data di morte, stando a quanto riportato nel messaggio dell’Inps, non incide sull’importo dell’assegno. Se, prima della morte, sono state sostenute spese coperte dall’assegno di assistenza, gli eredi riceveranno il rimborso anche fino alla soglia massima di 850 euro. Da sottolineare che l’assegno di assistenza si interrompe nel momento in cui il beneficiario viene ricoverato in una residenza sanitaria assistenziale (Rsa).

Cosa sono la prestazione universale e l’assegno di assistenza

Le precisazioni dell’Inps sono necessarie perché la prestazione universale è uno strumento nuovo e ancora sperimentale. L’Istituto lo ha introdotto a partire dal 2 gennaio del 2025, con l’obiettivo di aiutare gli anziani con gravi situazioni di non autosufficienza e le loro famiglie. Esiste un requisito fondamentale, oltre a quello sanitario, ed è quello economico. Il titolare deve avere un Isee socio-sanitario inferiore a 6.000 euro.

La prestazione universale si divide in due parti:

  • la componente fissa, che è pari all’indennità di accompagnamento;
  • l’assegno di assistenza, anche detto quota integrativa.

L’assegno di assistenza può arrivare a un massimo di 850 euro e si ottiene attraverso la rendicontazione delle spese sanitarie sostenute per trattare la condizione della persona titolare della prestazione. Le spese coperte sono:

  • l’assunzione di lavoratori domestici;
  • i servizi di assistenza.

Come richiedere la prestazione universale

Per richiedere la prestazione universale è necessario fare domanda attraverso l’apposito portale dell’Inps. Per le persone che non sono familiari con questo tipo di sistemi, è possibile rivolgersi a un patronato per sbrigare le pratiche telematiche.

Bisogna presentare prima di tutto la documentazione che attesta una grave condizione di non autosufficienza dell’intestatario della prestazione. In seguito, andranno allegate anche le rendicontazioni, con regolare fattura, delle spese sanitarie sostenute che possono essere coperte dalla quota integrativa.