Le vendite delle auto elettriche non migliorano, e anzi si assestano su livelli più o meno stabili e in lieve discesa, da un po’, dato che sembra far naufragare la spinta green che ci si attendeva dal settore. Se avete sentito in giro parlare di “boom” o “balzo in avanti”, dimenticatelo: niente di più sbagliato.
Il 2025 si apre con un mercato dell’auto nuovamente in flessione, e anche sul fronte della transizione energetica le cose non vanno meglio: le elettriche restano molto deboli.
Indice
Quante auto elettriche sono state vendute in Italia a gennaio 2025
A gennaio sono state immatricolate 133.692 auto, oltre 8.300 in meno rispetto alle 142.010 dello stesso periodo dello scorso anno (- 5,9%). Motivo che sta spingendo gli operatori a rivedere le stime di crescita.
Per quanto riguarda le elettriche, secondo i dati Unrae, il mercato resta molto debole. La quota delle e-car in totale (Ecv) è ferma all’8,6%, quella delle ibride plug-in (Phev) è al 3,6% (contro il 3,4% di dicembre e il 2,8% di gennaio 2024) e quella delle elettriche “pure”, racchiuse nell’acronimo Bev, scende dal 5,5% di dicembre al 5% di gennaio.
Il timido miglioramento rispetto a un anno fa è dovuto solo al fatto che a gennaio 2024 l’attesa degli incentivi statali aveva fatto crollare la percentuale al livello minimo del 2,1%.
Come sappiamo, per il 2025 il governo Meloni ha già dichiarato che non ci saranno nuovi ecobonus. Dal canto suo, la Commissione europea ha confermato per ora la volontà di mantenere la scadenza del 2035 per il divieto di vendita delle auto a combustione interna. Ma il futuro è tutt’altro che certo.
La migliore auto elettrica per rapporto qualità-prezzo
Ad oggi in Italia la migliore auto elettrica per rapporto qualità-prezzo è la Dacia Spring, una delle auto elettriche più economiche sul mercato.
Oltre al prezzo, di forte ha anche le dimensioni mini che al rendono perfetta per la città, visto che è lunga solo 3,73 metri. Anche l’autonomia funziona: la batteria, pur non essendo tra le più potenti, garantisce 305 chilometri.
I principali difetti delle elettriche
In generale, si può dire che le case produttrici oggi garantiscono una durata di almeno 160 mila chilometri o 8 anni di vita utile, a patto che gli accumulatori mantengano una capacità superiore al 70% entro questi termini, ma si stima che in media una batteria duri almeno il doppio.
E allora perché le e-car non esplodono in Italia? Perché scontano certamente parecchi difetti. In primis, l’autonomia e la ricarica, che rimangono due dei principali problemi.
Poi c’è la questione del reale impatto ambientale: a conti fatti, le auto elettriche, sul lungo periodo e considerata una produzione di massa, dipendendo da fonti non rinnovabili, cioè da combustibili fossili, consumano più dei veicoli tradizionali.
Per non parlare del pericolo incendi (reale, anche se pure le benzina e soprattutto le diesel hanno potenzialmente questo problema…), del prezzo (solo negli ultimi tempi stanno arrivando sul mercato italiano ed europeo dei modelli low cost) e la carenza di infrastrutture.
I problemi in Italia
In Italia poi c’è ancora moltissimo da fare. Secondo Michele Crisci dell’Unrae, l’attuale regime fiscale sulle auto aziendali è inadeguato e penalizzante rispetto agli altri Paesi europei: “Diventa sempre più urgente rivedere la detraibilità Iva e la deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2, oltre a ridurre il periodo di ammortamento a 3 anni. Solo così sarà possibile accelerare il passaggio verso veicoli a basse e/o zero emissioni, incentivando le imprese a investire in una mobilità più sostenibile“.
Anche la recente modifica della normativa sul fringe benefit, che rischia addirittura di premiare anche le motorizzazioni più emissive, necessita di aggiustamenti: “Va reimpostata in base alle emissioni di CO2 come la precedente, con una progressività più graduale nelle aliquote per non tradursi unicamente in un aumento del gettito fiscale”.