Stop alle auto a benzina e diesel nel 2035: 70mila posti di lavoro a rischio in Italia

La transizione ecologica eliminerà la vendita di nuove auto a benzina e diesel entro il 2035: in Italia sono a rischio 70mila posti di lavoro

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 8 Settembre 2024 10:19

Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha stimato in 70mila i posti di lavoro a rischio in Italia entro il 2035 a causa del divieto di messa in vendita di nuove auto con motori a combustione interna, quelli che utilizzano come carburanti principalmente benzina e diesel. Il progetto fa parte del programma di transizione ecologica dell’Unione europea e prevede anche il divieto di circolazione delle auto di questo tipo entro il 2050.

Nel nostro Paese esistono filiere importanti legate ai motori a combustione interna che negli ultimi anni hanno faticato ad adattarsi al cambiamento derivato dall’avvento delle auto elettriche e ibride. Il caso più evidente è quello di Stellantis, presente in Italia con i marchi Fiat e Jeep, ma anche il settore delle auto di lusso potrebbe subire un duro colpo entro il 2035.

70mila posti di lavoro a rischio per lo stop ai motori benzina e diesel

Il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha parlato in un’intervista nel contesto dell’evento Digithon a Bisceglie, sottolineando i rischi che la filiera italiana della automobili e altri settori industriali corrono se l’Unione europea non cambierà la data del divieto di vendita delle automobili a combustione interna, quelle tradizionali che consumano diesel e benzina: il 2035.

“Abbiamo bisogno di mettere al centro la neutralità tecnologica e abbiamo bisogno che l’Europa corra tutta, è bene che tutti i paesi corrano alla stessa velocità. Non possiamo perdere filiere importanti, oltre all’auto anche la ceramica, il vetro, il settore navale per fare alcuni esempi” ha dichiarato il presidente di Confindustria.

“Le transizioni vanno realizzate con le giuste tempistiche, l’obiettivo di azzerare le emissioni al 2050 è molto ambizioso, non è solo una nostra osservazione, ma l’ha detto anche il Governatore della Banca d’Italia. Dobbiamo proteggere il know how del nostro paese, emettiamo il 7% di Co2, mentre rappresentiamo come Ue il 15% del pil a livello mondiale” ha poi concluso Orsini.

Le date della transizione ecologica sulle strade

Quella del 2035 è soltanto la prima data della transizione ecologica sulle strade europee. L’Ue ha infatti stilato un ambizioso piano per la completa decarbonizzazione dei trasporti su gomma, almeno al momento dell’utilizzo del mezzo, in tutto il continente. Come accennato dallo stesso Orsini, entro il 2050, stando al Green Deal europeo, nessun mezzo che circolerà sulle strade europee dovrà emettere nemmeno un grammo di anidride carbonica.

La transizione ecologica sta però creando grossi problemi all’interno settore automotive europeo. Buona parte dei marchi storici non si aspettavano un cambiamento di politiche così repentino e stanno andando in difficoltà specialmente di fronte alla concorrenza delle nuove compagnie cinesi. In Italia l’esempio più evidente è quello di Stellantis, che ha tentato di trasformare lo stabilimento di Mirafiori in un hub di produzione di auto elettriche ma ha dovuto promettere la reintroduzione dei motori a combustione a causa di una grave crisi che ha colpito l’impianto.

La crisi non colpisce però soltanto l’Italia. Negli ultimi giorni infatti si è fatta strada l’ipotesi che Volkswagen, una delle principali aziende produttrici di auto al mondo e storico marchio tedesco, potrebbe chiudere per la prima volta nella storia un suo stabilimento in Europa a causa anche dei minori margini di guadagno che le auto elettriche offrono rispetto a quelle a combustione interna.