Luglio 2024, con 16,91 °C di temperatura media è stato il secondo mese più caldo di sempre

Per la prima volta da più di un anno, secondo i nuovi dati del servizio europeo Copernicus, il mese appena concluso non è stato il più caldo mai registrato

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Si interrompe dopo oltre un anno la corsa del riscaldamento globale, ma gli esperti climatici del servizio europeo Copernicus ritengono che non ci sia da tirare nessun sospiro di sollievo. La Terra ha appena sperimentato i suoi due giorni più bollenti, il 23 e il 24 luglio, e secondo le previsioni, è sempre più probabile che il 2024 sarà l’anno più caldo della storia.

Secondo i dati appena pubblicati, luglio 2024 è stato sia il secondo luglio più caldo di sempre sia il secondo mese più caldo a livello globale. La temperatura media dell’aria superficiale è stata di 16,91 gradi centigradi, ovvero 0,68 gradi centigradi in più rispetto alla media del periodo 1991/2020 per luglio e solo 0,04 gradi centigradi in meno rispetto al precedente massimo registrato a luglio 2023.

Il dato segna la fine di un periodo di 13 mesi in cui ogni mese è stato il più caldo del record di dati per il rispettivo mese dell’anno. Sebbene insolita, una serie simile di record di temperatura globale mensile si è verificata in precedenza nel 2015/2016 durante l’ultimo forte evento di El Niño.

Gli esperti di Copernicus avvertono che, nonostante l’interruzione di questa serie di record mensili, il trend generale del riscaldamento globale continua a essere preoccupante. La Terra sta sperimentando temperature sempre più elevate, e gli eventi climatici estremi stanno diventando più frequenti e intensi. La comunità scientifica concorda sul fatto che l’azione immediata e decisa è necessaria per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere il pianeta per le future generazioni.

Temperature record a luglio 2024: analisi e considerazioni del servizio Copernicus

Sebbene luglio 2024 non sia stato caldo quanto luglio 2023 in media, la Terra ha sperimentato i suoi due giorni più caldi: la temperatura media globale giornaliera ha raggiunto 17,16 gradi il 22 e 23 luglio. Data la piccola differenza, sottolinea Copernicus, “non possiamo dire con assoluta certezza quale dei due giorni sia stato il più caldo”. Questo dato evidenzia come le temperature globali continuino a raggiungere livelli preoccupanti, nonostante alcune variazioni mensili.

Complessivamente, lo scorso mese di luglio è stato di 1,48 gradi al di sopra della media stimata di luglio per il periodo 1850-1900, il periodo di riferimento preindustriale designato. Questo aumento significativo segna la fine di una serie di 12 mesi consecutivi al di sopra degli 1,5 gradi centigradi rispetto alla media preindustriale. Sebbene luglio 2024 non abbia stabilito un nuovo record assoluto, i dati forniti da Copernicus indicano chiaramente che il riscaldamento globale è una realtà innegabile e in continua evoluzione.

Gli esperti climatici del servizio europeo Copernicus sottolineano che, nonostante l’interruzione di questa serie di record mensili, il trend generale del riscaldamento globale continua a essere preoccupante. La Terra sta sperimentando temperature sempre più elevate, e gli eventi climatici estremi stanno diventando più frequenti e intensi. La comunità scientifica concorda sul fatto che l’azione immediata e decisa è necessaria per mitigare gli effetti del cambiamento climatico e proteggere il pianeta per le future generazioni.

Inoltre, i dati di Copernicus mostrano che le temperature globali stanno aumentando a un ritmo allarmante, con conseguenze significative per l’ambiente e le popolazioni. L’aumento delle temperature medie globali non solo influisce sui modelli meteorologici, ma ha anche un impatto diretto sugli ecosistemi, sull’agricoltura e sulla salute umana. Le ondate di calore estreme, come quelle registrate a luglio 2024, possono causare gravi problemi di salute, specialmente per le persone anziane e vulnerabili.

Temperature globali in aumento: il 2024 potrebbe essere l’anno più caldo mai registrato

Negli ultimi 12 mesi, la temperatura media globale è stata di 0,76 gradi al di sopra della media del periodo 1991-2020 e di 1,64 gradi al di sopra della media preindustriale del periodo 1850-1900. Questo aumento significativo delle temperature globali è un chiaro indicatore del continuo riscaldamento del pianeta.

Perché il 2024 non sia più caldo del 2023, la differenza media per i mesi rimanenti di quest’anno dovrebbe scendere di almeno 0,23 gradi. Tuttavia, secondo i dati storici, un simile calo è accaduto raramente nell’intero set di dati disponibili. Questo rende sempre più probabile, concludono gli esperti del servizio europeo Copernicus, che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato.

Gli esperti climatici di Copernicus sottolineano che il trend di riscaldamento globale è in continua accelerazione. Le temperature medie globali stanno aumentando a un ritmo allarmante, con conseguenze significative per l’ambiente e le popolazioni. L’aumento delle temperature non solo influisce sui modelli meteorologici, ma ha anche un impatto diretto sugli ecosistemi, sull’agricoltura e sulla salute umana. Le ondate di calore estreme, come quelle registrate negli ultimi anni, possono causare gravi problemi di salute, specialmente per le persone anziane e vulnerabili.

Inoltre, il riscaldamento globale sta portando a un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi climatici estremi, come uragani, siccità e inondazioni. Questi eventi hanno un impatto devastante sulle comunità e sulle infrastrutture, rendendo sempre più urgente la necessità di azioni immediate e decise per mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

La comunità scientifica concorda sul fatto che l’azione immediata e determinata è necessaria per ridurre le emissioni di gas serra e promuovere pratiche sostenibili. I governi, le aziende e i cittadini di tutto il mondo devono collaborare per implementare politiche e tecnologie che possano contrastare il riscaldamento globale. Solo attraverso un’azione concertata sarà possibile mitigare gli effetti del cambiamento climatico e garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta.

Le conseguenze del riscaldamento globale

“Le conseguenze del riscaldamento globale non sono iniziate all’inizio di questa serie. Le stiamo osservando da diversi anni e la fine di questa serie di record non segnerà nemmeno la fine delle conseguenze del riscaldamento globale,” avverte Julien Nicolas. “Le ondate di calore e gli eventi meteorologici estremi sono iniziati prima di questa serie di record e continueranno anche dopo,” aggiunge il climatologo.

Per Julien Nicolas, c’è una spiegazione per le alte temperature degli ultimi mesi. Egli sottolinea che questo aumento globale coincide con lo sviluppo del fenomeno El Niño nel Pacifico, che tende a riscaldare la superficie degli oceani e del pianeta. Tuttavia, il fenomeno El Niño è terminato qualche mese fa e il Pacifico si trova ora in una fase neutrale prima dell’arrivo di La Niña, la controparte fredda di El Niño, nei prossimi mesi.

“Il fatto che stiamo vedendo temperature leggermente inferiori a quelle osservate un anno fa fa parte di questa transizione tra condizioni più calde della media nel Pacifico equatoriale legate a El Niño e condizioni più fredde della media previste verso la fine dell’anno,” osserva Julien Nicolas.

L’arrivo de La Niña agirà come un freno alle temperature medie globali. Tuttavia, i modelli e le previsioni differiscono sull’intensità del fenomeno che sta per verificarsi. Questo ciclo da record segna un punto di svolta, poiché la temperatura media globale ha raggiunto, con un aumento di 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, il limite fissato dall’accordo sul clima di Parigi. Questa è la soglia che non deve essere superata “per evitare le conseguenze più catastrofiche del riscaldamento globale,” sottolinea Julien Nicolas.

Secondo il climatologo, resta da vedere se i record osservati negli ultimi mesi “corrispondano a un punto di svolta o a un cambiamento radicale del sistema climatico.” Ma Julien Nicolas sottolinea che “dovremo aspettare qualche anno per avere una vera conferma.”

Le conseguenze del riscaldamento globale sono già evidenti e continueranno a manifestarsi anche dopo la fine di questa serie di record. Le ondate di calore e gli eventi meteorologici estremi sono solo alcuni degli effetti che stiamo già osservando. La transizione tra El Niño e La Niña è un esempio di come i fenomeni naturali possano influenzare le temperature globali, ma è importante ricordare che il riscaldamento globale è un trend di lungo termine che non può essere attribuito esclusivamente a questi fenomeni.

L’accordo sul clima di Parigi ha fissato un limite di 1,5°C di aumento della temperatura media globale rispetto ai livelli preindustriali per evitare le conseguenze più catastrofiche del riscaldamento globale. Tuttavia, i recenti dati mostrano che questo limite è già stato raggiunto, segnando un punto di svolta critico. È fondamentale che la comunità internazionale continui a lavorare insieme per ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

In conclusione, Julien Nicolas avverte che le conseguenze del riscaldamento globale sono già in atto e continueranno a manifestarsi. È essenziale che tutti gli attori coinvolti, dai governi alle aziende ai singoli cittadini, agiscano con determinazione per affrontare questa sfida globale. Solo attraverso un’azione concertata e sostenibile sarà possibile proteggere il nostro pianeta e garantire un futuro sostenibile per le generazioni future.

Ondate di calore in aumento: un futuro sempre più bollente per l’Italia

In futuro, le ondate di calore che stiamo sperimentando oggi potrebbero persino sembrarci fresche. Solo negli ultimi quattro anni, infatti, nei nostri capoluoghi, a causa delle dinamiche della crisi climatica, è raddoppiato il numero di italiani esposti a temperature superficiali pari o superiori a 40°C. Questo trend, come è noto, vedrà il Pianeta e in particolare l’Europa surriscaldarsi ulteriormente nei prossimi anni.

Un dato, quello sull’esposizione dei cittadini alle temperature superficiali nelle città capoluogo, è stato elaborato da Greenpeace e Istat in un report chiamato “L’estate che scotta”. Questo documento racconta come sia in aumento la percentuale di italiani costretti a vivere in luoghi bollenti: si parla di più di otto milioni di cittadini colpiti, di cui circa 1,3 milioni sono anziani o bambini. Oltretutto, i dati elaborati sono quelli del giugno 2024, senza contare dunque le temperature estreme di luglio.

Proprio per tentare di capire in quali fra le ventuno città capoluogo di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano i cittadini siano oggi soggetti a temperature superficiali roventi che impattano sulla vita e sulla salute, Greenpeace e Istat hanno analizzato i dati satellitari di Copernicus di giugno 2024. Sono state prese in considerazione le temperature, rilevate dai satelliti dalle 9 alle 11 del mattino, di suoli, tetti, abitazioni, campi oppure delle chiome degli alberi. Attraverso queste rilevazioni, che «si riferiscono a tutte le superfici visibili dall’alto, e che di fatto sottostimano il fenomeno dato che parliamo di rilevazioni effettuate di mattina e dunque non nella temperatura massima giornaliera», precisa il ricercatore Istat Alessandro Cimbelli, è emersa la classifica delle città dove i cittadini sono stati più esposti alle temperature estreme.

Il report “L’estate che scotta” evidenzia come le città italiane stiano diventando sempre più vulnerabili alle ondate di calore. Le temperature superficiali elevate non solo rendono la vita quotidiana più difficile, ma hanno anche un impatto significativo sulla salute, specialmente per le fasce più vulnerabili della popolazione, come gli anziani e i bambini. Le città con una maggiore densità di edifici e meno aree verdi tendono a trattenere più calore, creando un effetto di “isola di calore urbana” che peggiora ulteriormente le condizioni di vita.

Le rilevazioni satellitari di Copernicus hanno permesso di identificare le aree più critiche, dove le temperature superficiali raggiungono livelli pericolosi. Queste informazioni sono fondamentali per le autorità locali e nazionali per pianificare interventi mirati a mitigare gli effetti del caldo estremo. Ad esempio, la creazione di più spazi verdi, l’implementazione di sistemi di raffreddamento urbano e la promozione di pratiche di costruzione sostenibile possono contribuire a ridurre l’impatto delle ondate di calore.

Temperature estreme in Italia: un’analisi delle città più colpite

Le temperature superficiali medie più elevate in Italia nel recente report evidenziano le seguenti città:

  • Bari: 44,9 gradi Celsius
  • Napoli: 43,5 gradi Celsius
  • Roma: 43,2 gradi Celsius
  • Milano: 39,9 gradi Celsius
  • Aosta: 31,5 gradi Celsius
  • Trento: 30,8 gradi Celsius
  • Genova: 30,6 gradi Celsius

In gran parte dei capoluoghi analizzati, le temperature superficiali massime hanno superato i 35 gradi, con dodici città su ventuno che hanno raggiunto o superato i 39 gradi. Greenpeace osserva che in undici di questi capoluoghi, più del 90% della popolazione è stata colpita dalle ondate di calore, con picchi superiori al 98% nelle città di Bari, Firenze, Cagliari, Napoli e Palermo.

L’Istat aggiunge che un aspetto significativo è l’aumento dell’esposizione a temperature elevate anche nelle città del Nord Italia:

  • Aosta: 96,7% della popolazione esposta a temperature di 40 gradi
  • Torino: 95,6% della popolazione esposta a temperature di 40 gradi
  • Milano: 91,3% della popolazione esposta a temperature di 40 gradi

Questo quadro è particolarmente preoccupante poiché solo tre capoluoghi (Trieste, Genova e Bolzano) hanno visto una percentuale di popolazione esposta inferiore al 60%. Inoltre, dal periodo di agosto 2019 ad agosto 2023, il numero di italiani esposti a temperature superficiali superiori ai 40 gradi è raddoppiato.

Fra le persone esposte a queste temperature estreme, una su otto appartiene a categorie vulnerabili, come bambini e anziani. Tra gli 8,3 milioni di cittadini colpiti, oltre un milione sono anziani di età superiore ai 74 anni e circa 300.000 sono bambini fino ai 5 anni. In un contesto di crescita demografica stagnante, le temperature in alcune città stanno aumentando, mentre la popolazione continua a spostarsi verso queste aree urbane, esponendosi a condizioni sempre più estreme.

Stefano Tersigni, ricercatore dell’Istat, avverte che l’aumento della temperatura media dell’aria a due metri dal suolo comporta anche un incremento della temperatura al suolo, aumentando così la percentuale di popolazione esposta. Federico Spadini di Greenpeace sottolinea l’urgenza di inserire le politiche di adattamento e mitigazione al centro dell’agenda politica. Spadini evidenzia che, per evitare temperature sempre più estreme e il loro impatto su una fetta sempre più ampia della popolazione, è essenziale ridurre al più presto la dipendenza dalle fonti fossili.