L’Ue dovrebbe investire 1,5 trilioni di euro l’anno per raggiungere le emissioni zero

Investimenti eccezionali per un futuro sostenibile: l'Ue si impegna a spendere €1.5tn/anno per raggiungere l'obiettivo di emissioni zero entro il 2050, affrontando sfide e opportunità

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Alessandro Mariani

Giornalista green

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Un investimento massiccio di circa €1,5 miliardi di miliardi all’anno tra il 2031 e il 2050 è necessario per raggiungere l’obiettivo ambizioso di metà secolo: portare le emissioni di gas serra dell’Unione europea a zero, secondo quanto riportato in un documento preliminare della Commissione Europea, visionato dal Financial Times.

Il piano dell’Ue per ridurre gli effetti del cambiamento climatico

Il piano di Bruxelles, che prevede una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 e la “neutralità climatica su scala economica” entro il 2050, è finalizzato a ridurre gli effetti sempre più evidenti del riscaldamento globale. Secondo il documento, mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali potrebbe risparmiare all’Unione €2,4 trilioni in perdite economiche tra il 2031 e il 2050, e ridurre i costi netti delle importazioni di combustibili fossili di €2,8 trilioni nello stesso periodo.

La nuova sfida è vista come un modo per accelerare l’azione climatica di fronte ai danni economici causati dagli eventi meteorologici estremi. Ai sensi della legge climatica dell’Ue, i governi europei si sono impegnati a ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e a raggiungere lo zero netto entro il 2050. Ciononostante, alcuni settori industriali e agricoli sostengono che tali requisiti sono eccessivi, soprattutto in un periodo di alta inflazione e dopo gli effetti di una crisi energetica causata dall’invasione della Russia in Ucraina. In particolare, gli agricoltori hanno attaccato la regolamentazione ambientale, con proteste che si sono diffuse dai Paesi Bassi alla Romania, dalla Germania alla Francia fino all’Italia nelle ultime settimane.

Transizione verde per diventare forza trainante nei settori delle tecnologie pulite

Leader come il presidente francese Emmanuel Macron, e Alexander De Croo, primo ministro del Belgio, hanno chiesto una “pausa” nella legislazione climatica lo scorso anno, temendo le implicazioni politiche di costringere consumatori e imprese a cambiare abitudini radicate da tempo. Secondo FT, fonti a Bruxelles hanno dichiarato che altre capitali potrebbero essere riluttanti a sostenere la cifra di €1,5 trilioni a meno che non fosse presentata come qualcosa di non solo benefico per il clima, ma forse anche per la tecnologia verde o simile.
Il documento preliminare menziona l’opportunità offerta dalla transizione verde per rendere L’unione una forza trainante nei settori delle tecnologie pulite, stabilizzare le bollette energetiche, creare i posti di lavoro del futuro, migliorare la nostra qualità di vita e proteggerci dai peggiori effetti dei pericoli legati al clima.

Per raggiungere l’obiettivo, il documento afferma che l’Ue avrà bisogno di un settore della produzione quasi completamente decarbonizzato entro il 2040, un cambiamento della forza lavoro del blocco verso industrie verdi e una riduzione complessiva del consumo di combustibili fossili dell’85% rispetto ai livelli del 1990. Il petrolio per navi, aerei e altri mezzi di trasporto costituirebbe la maggior parte del rimanente uso di combustibili fossili.

Investimenti massicci per la transizione verde

Escludendo i trasporti e il costo di acquisto di nuovi veicoli, gli investimenti necessari per raggiungere l’obiettivo del 90% sarebbero “vicini” a €660 miliardi all’anno tra il 2031 e il 2050. La Commissione ha precedentemente stimato che gli investimenti aggiuntivi necessari per raggiungere l’obiettivo del 2030 dell’Ue ammontano a €360 miliardi annui. Una parte significativa dovrà essere destinata a una espansione rapida della tecnologia di cattura della CO2, ancora in fase embrionale, per imprigionare le emissioni residue. Un documento separato che illustra una strategia per la gestione del carbonio suggerisce che l‘UE dovrà catturare 450 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno entro il 2050 per raggiungere il suo obiettivo di zero netto, rispetto ai livelli attuali trascurabili.

Il documento del 2040 precisa anche che le attività agricole, tra cui l’allevamento di bestiame e l’uso di fertilizzanti, sono destinate a diventare il maggiore contribuente alle emissioni di gas serra dell’Ue. Un modo per ridurlo potrebbe essere riflettere meglio il prezzo delle emissioni agricole nella catena del valore alimentare, aggiunge il documento, lasciando intendere la possibilità di includere il settore nel sistema di scambio di emissioni dell’Ue, che impone una tassa agli inquinanti. Il documento, una bozza preliminare che potrebbe essere riscritta, dovrebbe essere pubblicato dall’organo esecutivo dell’UE il 6 febbraio. Sarà il punto di partenza per un dibattito sul target del 2040 che alimenta una proposta legislativa formale una volta che una nuova commissione prenderà il comando dopo le elezioni dell’UE a giugno. Contribuirà anche a stabilire il Contributo di ogni nazione europea per il 2035, un obiettivo di riduzione delle emissioni che tutti i Paesi devono presentare in vista del vertice climatico COP30 delle Nazioni Unite l’anno successivo, che deve essere concordato unanimemente dai 27 governi del blocco.

L’Europa viole essere leader della lotta al cambiamento climatico

L’Ue si è presentata come leader nelle politiche sul cambiamento climatico, con i responsabili politici che sperano che il blocco guadagni un vantaggio competitivo man mano che sempre più Paesi si orientano verso l’adozione di energie rinnovabili, prezzatura del carbonio ed economie circolari. Gli eventi climatici correlati hanno causato 220.000 morti nell’UE e hanno costato al blocco €650 miliardi dal 1980, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente. L’Unione Europea si trova quindi di fronte a una sfida monumentale: investire circa €1,5 trilioni all’anno tra il 2031 e il 2050 per raggiungere l’obiettivo di azzerare le emissioni di gas serra entro il 2050. Questo piano, delineato in un documento preliminare della Commissione Europea, mira a ridurre gli impatti sempre più evidenti del riscaldamento globale. Mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5°C sopra i livelli preindustriali potrebbe risparmiare all’UE enormi somme, €2,4 trilioni in perdite economiche e €2,8 trilioni in costi netti delle importazioni di combustibili fossili tra il 2031 e il 2050, come riportato nel documento.

Le sfide sono molteplici. Settori industriali e agricoli trovano gli obblighi troppo gravosi, specie in un periodo di inflazione elevata e crisi energetica derivante dall’invasione russa in Ucraina. Nonostante queste sfide, il documento evidenzia le opportunità della transizione verde. In attesa della pubblicazione ufficiale del documento il 6 febbraio, questo segna l’inizio di un dibattito cruciale che influenzerà la legislazione futura. L’Unione Europea si proclama leader nella lotta al cambiamento climatico, sperando di ottenere un vantaggio competitivo in un mondo che sempre più abbraccia le energie rinnovabili, la tariffazione del carbonio e le economie circolari. Gli impatti climatici hanno già causato perdite umane e economiche significative, rendendo ancora più pressante l’urgente necessità di azione.