Perché è scattato l’obbligo dei tappi attaccati alle bottiglie di plastica

Il 3 luglio è entrato in vigore l'obbligo Ue di dotare tutte le confezioni in plastica per bevande con capacità fino a 3 litri di tappi ancorati all'imballaggio

Foto di Matteo Paolini

Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Dal 3 luglio nell’Unione Europea è entrato in vigore l’obbligo di commercializzare solo bottiglie in plastica con il tappo che resta attaccato per un lembo, noto come “tethered cap“. Questa misura è parte di una direttiva europea del 2019 mirata a ridurre l’incidenza della plastica nell’ambiente. La stessa direttiva, a partire dal luglio 2021, ha anche vietato la vendita di alcuni prodotti in plastica monouso, come posate, piatti da picnic, cannucce monouso, cotton fioc e bastoncini di plastica per palloncini.

L’obiettivo è semplice: ridurre l’inquinamento da plastica incentivando il corretto smaltimento di tappi e bottiglie insieme, nel bidone della raccolta differenziata. I dati infatti parlano chiaro: tappi e coperchi sono tra i rifiuti di plastica monouso più presenti sulle spiagge europee, con tempi di decomposizione estremamente lunghi che li rendono una vera e propria minaccia per l’ambiente.

L’industria del settore si era già preparata all’arrivo di questa nuova normativa: in molti paesi europei, tra cui l’Italia, le bottiglie con tappi attaccati sono già in commercio da tempo. La speranza è che questa misura contribuisca a dare un freno concreto alla dispersione di plastica nell’ambiente e a sensibilizzare i consumatori verso un consumo più responsabile.

Verso un futuro sostenibile, la battaglia contro i rifiuti di plastica

I tappi e i coperchi di plastica sono tra i cinque oggetti più frequentemente trovati durante le operazioni di pulizia e monitoraggio dei rifiuti. Negli ultimi trent’anni, si stima che ne siano stati rinvenuti 20 milioni in tutto il pianeta. Questo dato, nonostante le difficoltà a valutare l’effettivo danno ambientale, illustra chiaramente l’entità del problema. Da qui nasce l’idea dei tappi attaccati alle bottiglie.

La normativa europea riguarda le bottiglie di plastica e gli imballaggi compositi, come i cartoni del latte o dei succhi di frutta, ma non si applicherà ai contenitori in vetro. Per quanto riguarda le bottiglie di plastica monouso, gli Stati membri dell’Unione europea dovranno riciclarne il 90% entro il 2029, con un obiettivo intermedio del 77% entro il 2025.

L’Italia, come gli altri paesi europei, dovrà ora attuare pienamente la direttiva, anche in relazione alla nuova normativa sui tappi. Finora, il governo non ha recepito “pienamente e correttamente” la direttiva, violando anche gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza del mercato unico. A causa di ciò, la Commissione europea ha già avviato una procedura d’infrazione a maggio e attende risposte entro la fine di luglio. Questa nuova sfida rappresenta un passo fondamentale nella lotta contro l’inquinamento da plastica e nella promozione di un’economia più sostenibile e circolare.

Tappi attaccati alle bottiglie, l’altra faccia della medaglia

L’introduzione dei tappi attaccati alle bottiglie di plastica, obbligatoria da oggi 3 luglio 2024, rappresenta un passo avanti nella lotta all’inquinamento da plastica. Tuttavia, come ogni scelta, anche questa presenta dei potenziali svantaggi che è importante considerare.

Uno di questi riguarda l’igiene. Il microbiologo Alessandro Mustazzolu, attivo divulgatore scientifico su Instagram, sottolinea che “il tappo di una bottiglia o di una provetta è in perenne contatto con quest’ultima, è bagnato, e la contaminazione microbica derivante dall’esterno può entrare a contatto con il liquido”. In altre parole, i tappi attaccati alle bottiglie potrebbero, in determinate condizioni, favorire la proliferazione di microrganismi, soprattutto per liquidi non consumati entro breve tempo o che, come il latte, rappresentano un terreno fertile per la crescita batterica.

Un aspetto da non sottovalutare

Questo aspetto non va sottovalutato, soprattutto per chi consuma regolarmente determinati tipi di bevande o utilizza le bottiglie per scopi specifici. È importante quindi prestare attenzione alle condizioni di conservazione delle bottiglie e, in caso di dubbi, procedere a un accurato lavaggio prima dell’utilizzo, soprattutto se il liquido contenuto è rimasto inutilizzato per un periodo prolungato.

L’introduzione dei tappi attaccati alle bottiglie rappresenta un passo positivo nella direzione della sostenibilità ambientale. Tuttavia, è importante tenere conto anche dei potenziali rischi per la salute, soprattutto in termini di igiene. Un consumo consapevole e informato, unito a un’attenta gestione delle bottiglie, è fondamentale per sfruttare al meglio i benefici di questa nuova direttiva senza incorrere in problematiche indesiderate.

Impatto della nuova normativa europea sulle imprese produttrici di plastica

Le imprese che producono bottiglie e altri oggetti in plastica devono ora aggiornare i propri sistemi di produzione per conformarsi alla nuova normativa europea, che è entrata in vigore anche in Italia. Come evidenziato dalla CGIA di Mestre, la produzione di bottiglie con tappi attaccati è diventata un obbligo di legge che riguarda sia le bottiglie di plastica che gli imballaggi compositi, escludendo le bottiglie di vetro.

Tuttavia, le aziende del settore sono generalmente contrarie a questo provvedimento, poiché richiede elevati costi per l’attuazione, in termini di nuovi macchinari e procedure, e potrebbe paradossalmente portare a un utilizzo maggiore di plastica. Sebbene molte aziende abbiano già adottato strategie per limitare la quantità di plastica utilizzata e siano stati proposti sistemi di riciclo efficienti, la nuova direttiva potrebbe richiedere l’impiego di maggiori risorse plastiche per garantire che il tappo non si stacchi facilmente dalla bottiglia.

Esistono strategie alternative per tutelare l’ambiente, come l’utilizzo di materiali alternativi ed ecologici dove possibile e la pratica di assottigliamento dei prodotti plastici, che riduce le risorse utilizzate. Inoltre, l’Italia si trova in una posizione di vantaggio in termini di riciclo rispetto ad altri paesi europei, essendo prima per economia circolare in Europa nel 2024, grazie all’elevato riciclo presente sugli imballaggi in plastica, carta, vetro e altri materiali. Pertanto, le aziende italiane devono affrontare la sfida di adeguarsi alla nuova normativa, bilanciando i costi e i benefici ambientali e cercando soluzioni innovative per ridurre l’impatto ambientale dei loro prodotti.

La polemica sui tappi attaccati alle bottiglie di plastica

Il tappo progettato per rimanere ancorato all’anello della bottiglia, ha recentemente suscitato forti critiche e riflessioni, ma ha anche stimolato la creatività degli utenti online. Durante la campagna elettorale per le elezioni europee del 9 giugno scorso, il leader della Lega Matteo Salvini aveva diffuso un’immagine di un uomo che tenta di bere da una bottiglia con il tappo attaccato, con quest’ultimo che gli sbatte contro il naso. L’immagine recitava: “Più Italia, meno Europa“.

Tuttavia, questo manifesto è stato ampiamente deriso sui social network, dove molti utenti hanno sottolineato che per bere dalle bottiglie omologate alle norme europee è sufficiente ruotare la bottiglia o il tappo verso il basso. Alcuni utenti e commentatori hanno anche fatto notare a Salvini che la direttiva europea contenente la norma sui tappi era stata approvata quando era in carica un governo sostenuto anche dalla Lega. Salvini si è difeso affermando che gli europarlamentari della Lega avevano votato contro la direttiva, che era stata poi approvata e ratificata da ministri di altri partiti. Tutte queste affermazioni sono vere.

Questo episodio dimostra come le normative europee, anche quelle apparentemente più semplici e banali, possano diventare oggetto di polemiche politiche e di ironia sui social media. Tuttavia, è importante ricordare che l’obiettivo di queste normative è quello di ridurre l’inquinamento da plastica e promuovere un’economia più sostenibile e circolare.

La genesi della direttiva e il primo governo Conte

La direttiva europea sulla plastica monouso, volta a ridurre l’inquinamento da plastica nell’ambiente, ha avuto un iter complesso in Italia, intrecciandosi con le vicende politiche del paese. La proposta iniziale della Commissione europea risale alla fine del 2018, durante il primo governo Conte, sostenuto da Lega e Movimento 5 Stelle. All’epoca, Matteo Salvini era Ministro dell’Interno e Vicepresidente del Consiglio. Nonostante la posizione ufficiale del governo italiano a favore della direttiva, gli europarlamentari della Lega votarono contro in sede di approvazione al Parlamento Europeo a marzo 2019.

L’approvazione in sede Ue e il recepimento italiano

Nonostante il voto contrario della Lega al Parlamento Europeo, la direttiva fu approvata a maggio 2019 dal Consiglio dell’Unione europea, con 27 voti favorevoli e uno contrario (l’Ungheria). Per l’Italia, il voto positivo arrivò dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, esponente del Movimento 5 Stelle.

Il recepimento della direttiva in Italia avvenne solo nel novembre 2021, sotto il governo Draghi, sostenuto anche dalla Lega. Il Ministro della Transizione Ecologica era Roberto Cingolani. Il decreto di recepimento italiano, pur recependo la direttiva, differiva la data di entrata in vigore dell’obbligo al 3 luglio 2024, come previsto dalla direttiva stessa.

L’iter di recepimento della direttiva sulla plastica monouso in Italia evidenzia la complessità del tema e le diverse posizioni politiche in gioco. Nonostante il voto contrario iniziale della Lega, il recepimento della direttiva è avvenuto, seppur con un ritardo di circa due anni e mezzo. Il 3 luglio 2024 segna l’entrata in vigore effettiva delle misure a contrasto della plastica monouso in Italia, con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento ambientale e promuovere una gestione più sostenibile delle risorse.

Meno plastica negli oceani e spiagge più pulite

L’introduzione obbligatoria dei tappi attaccati alle bottiglie di plastica, rappresenta un passo importante nella lotta all’inquinamento da plastica. Un primo esempio concreto dei benefici ambientali di questa misura arriva dalla fondazione olandese per il mare del Nord. Nel 2016, la fondazione ha condotto un’operazione di pulizia delle spiagge, raccogliendo circa diecimila tappi di bottiglie, con una media tra i 20 e i 128 tappi per chilometro. Di questi, oltre l’80% proveniva da imballaggi di bevande. A distanza di sei anni, nel 2022, la stessa fondazione ha registrato un calo significativo del numero di tappi raccolti, circa tremila in meno. Un dato che evidenzia come la semplice modifica del design delle bottiglie possa avere un impatto positivo sulla salute dei nostri mari.

Un problema globale che richiede soluzioni concrete

Secondo le stime del Wwf, ogni anno circa 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli ecosistemi marini e terrestri, con conseguenze devastanti per la fauna e la flora. La plastica monouso rappresenta una grande parte di questo problema. Inoltre, la produzione di plastica è responsabile di circa il 3,7% delle emissioni globali di gas serra, una percentuale destinata ad aumentare se non si interviene con decisione. Oggi, la plastica è il terzo materiale più diffuso sul pianeta, dopo acciaio e cemento. Negli ultimi 60 anni, sono state prodotte oltre 8 miliardi di tonnellate di plastica, una massa che supera addirittura la biomassa totale degli animali terrestri e marini.

Nanoplastiche nell’acqua in bottiglia: un nuovo inquietante fronte dell’inquinamento da plastica

La minaccia della plastica per l’ambiente e la salute umana si fa sempre più preoccupante. Se da un lato la questione dei tappi di plastica nelle bottiglie ha portato all’obbligo europeo del “tethered cap“, dall’altro uno studio rivoluzionario apre un nuovo inquietante fronte: la presenza di nanoplastiche nell’acqua in bottiglia.

Frammenti invisibili con potenziali rischi devastanti

Ricercatori della Columbia University e della Rutgers University hanno individuato e contato per la prima volta queste minuscole particelle, di dimensioni inferiori a un micrometro, nell’acqua in bottiglia. I risultati, pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences, sono sconvolgenti: un litro di acqua esaminata contiene in media circa 240.000 frammenti di plastica, da 10 a 100 volte superiori alle stime precedenti.

Queste nanoplastiche, così piccole da poter attraversare l’intestino e i polmoni, possono entrare nel flusso sanguigno e raggiungere organi vitali come cuore e cervello. Possono addirittura invadere singole cellule e attraversare la placenta, esponendo i bambini non ancora nati. Gli effetti di questa contaminazione su salute umana e ambiente sono ancora in gran parte sconosciuti, ma si temono conseguenze gravi per il sistema digestivo, quello nervoso e quello riproduttivo.

Come si originano queste nanoplastiche?

Le nanoplastiche sono il risultato della frammentazione di microplastiche, già note per essere presenti in quantità preoccupanti negli ecosistemi terrestri e marini. Ma da dove provengono le microplastiche nell’acqua in bottiglia? Lo studio ipotizza diverse fonti:

  • Frammenti derivanti dall’usura delle bottiglie stesse
  • Degradazione dei filtri di plastica utilizzati per il purificare l’acqua
  • Contaminazione durante il processo di imbottigliamento

Un problema da affrontare con urgenza

La scoperta di nanoplastiche nell’acqua in bottiglia rappresenta una sfida senza precedenti. Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno i rischi per la salute umana e per sviluppare soluzioni efficaci per la loro rimozione dall’acqua potabile.

In attesa di risposte definitive, è fondamentale ridurre al minimo l’utilizzo di plastica monouso e investire in tecnologie di riciclo più efficienti. La tutela dell’ambiente e della salute umana non può più attendere.

Oltre alle nanoplastiche, l’inquinamento da plastica ha molte altre facce

Lo studio sulle nanoplastiche nell’acqua in bottiglia si inserisce in un quadro già allarmante: le microplastiche sono ormai presenti in ogni angolo della Terra, dal ghiaccio polare al suolo, all’acqua potabile e al cibo. Le conseguenze di questa contaminazione per gli ecosistemi e per la salute umana sono ancora in fase di valutazione, ma destano grande preoccupazione.

È necessario un impegno globale e multisettoriale per affrontare seriamente il problema dell’inquinamento da plastica. Ridurre la produzione e l’utilizzo di plastica, promuovere il riciclo e sviluppare alternative sostenibili sono azioni urgenti e imprescindibili per garantire un futuro più sano al nostro pianeta.