Stretta Ue sul greenwashing, vietate etichette fuorvianti e obsolescenza programmata

Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo per nuove regole per vietare pubblicità ingannevoli e dare ai consumatori migliori informazioni sui prodotti

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Un cambiamento epocale si profila all’orizzonte per i professionisti del greenwashing, poiché tra poco più di due anni sarà vietato vendere prodotti con etichette come “neutro per il clima” o “rispettoso dell’ambiente” senza fornire prove che lo confermano. Inoltre, la pubblicità di prodotti con obsolescenza programmata, progettata per renderli inutilizzabili dal produttore anziché per guasti reali, sarà proibita. E non sarà più consentito utilizzare etichette di sostenibilità senza una base certificata.

Questo cambiamento è reso possibile grazie alla direttiva “Empowering consumers for the green transition” (Responsabilizzare i consumatori per la transizione verde), il cui iter ha fatto un passo cruciale il 19 settembre. Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo provvisorio, che ora deve ottenere l’approvazione finale del Parlamento e del Consiglio. Il Parlamento europeo voterà a novembre, e quando la direttiva entrerà in vigore, gli Stati membri avranno 24 mesi per incorporare le nuove regole nella loro legislazione. Questo rappresenta un importante passo verso una pubblicità e un marketing più onesti e trasparenti nell’Unione Europea.

Greenwashing: aumento del 70% dei casi nel 2023

Secondo un rapporto di RepRisk, il numero di casi di greenwashing da parte di banche e società di servizi finanziari in tutto il mondo ha visto un aumento del 70% nell’ultimo anno rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questi casi è stata attribuita alle istituzioni finanziarie europee, e la maggior concentrazione di greenwashing è stata associata a dichiarazioni false o ingannevoli riguardanti i combustibili fossili.

RepRisk afferma di aver trovato esempi di greenwashing già dal 2007, e oltre il 50% di questi casi menzionano i combustibili fossili o collegano un’istituzione finanziaria a un’azienda petrolifera e del gas. Questi incidenti non si verificano in modo isolato e le autorità di regolamentazione sono sempre più consapevoli della portata del problema.

La Commissione europea a giugno aveva affermato che banche, assicurazioni e le società di investimento nell’intera Unione europea avevano fatto “dichiarazioni fuorvianti” in merito alle loro intenzioni di voler essere sostenibili, causando danni agli investitori. RepRisk nel report afferma che l’industria dei servizi bancari e finanziari è al secondo posto, subito dopo l’industria petrolifera e del gas, per quanto riguarda il numero di casi di greenwashing.

Nuove norme per tutelare i consumatori e promuovere la transizione verde

Il 30 marzo 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva volta a “Aggiornare le norme dell’UE in materia di tutela dei consumatori per consentire loro di agire a favore della transizione verde”. Questa proposta modifica due direttive esistenti:

  • La direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali
  • La direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori

Questo passo rappresenta una delle iniziative del Green Deal europeo, come previsto dalla Nuova agenda dei consumatori e dal Piano d’azione per l’economia circolare. L’obiettivo principale è responsabilizzare i consumatori, rendendoli protagonisti della transizione ecologica. Ciò sarà ottenuto attraverso una maggiore partecipazione all’economia circolare, fornendo informazioni dettagliate sulla durata e riparabilità dei prodotti prima dell’acquisto e rafforzando la protezione dei consumatori contro pratiche commerciali sleali che ostacolano gli acquisti sostenibili.

Le pratiche sleali che saranno affrontate includono il greenwashing (dichiarazioni ambientali ingannevoli), l’obsolescenza programmata (guasti prematuri causati da scelte deliberate dei produttori) e l’uso di etichette di sostenibilità e informazioni poco trasparenti. Inoltre, verrà ampliato l’elenco delle caratteristiche del prodotto sulle quali non si può indurre in errore i consumatori, includendo l’impatto ambientale o sociale, la durata e la riparabilità. Questa direttiva mira a promuovere un comportamento d’acquisto più informato e sostenibile tra i consumatori europei.

Le norme per contrastare il greenwashing e l’obsolescenza programmata

Se verrà introdotto, la norma vieterà le pratiche di greenwashing, cioè quelle pubblicità ingannevoli che attribuiscono ai prodotti qualità ambientali non verificate o esagerate. Inoltre, introdurrà anche dei requisiti di trasparenza sulla durabilità dei prodotti, per contrastare l’obsolescenza programmata e incentivare il consumo responsabile. Ecco nel dettaglio cosa cambierà.

I divieti contro il greenwashing:

  • Stop a indicazioni ambientali generiche che non siano accompagnate da prove di prestazioni ambientali “eccellenti e riconosciute” pertinenti all’indicazione. Niente più detersivi “rispettosi dell’ambiente”, imballaggi “naturali”, piatti “biodegradabili”, scarpe “eco” o “neutrali per il clima”, a meno che queste affermazioni non siano corroborate da prove scientifiche
  • La compensazione delle emissioni di carbonio non potrà più essere usata per affermare che un prodotto ha un “impatto zero” o ridotto o positivo sull’ambiente
  • Stop alle etichette di sostenibilità che non siamo fondate “su schemi di certificazione approvati o stabiliti da autorità pubbliche”

I divieti per maggiore trasparenza sulla durabilità:

  • Saranno vietate le pubblicità di beni con obsolescenza programmata (progettati, cioè, per invecchiare precocemente)
  • Non si potrà indicare, senza poterlo dimostrare, che un bene avrà una certa durata
  • Vietato invitare il consumatore a sostituire i materiali di consumo, come le cartucce d’inchiostro della stampante, prima di quanto sia strettamente necessario
  • Vietato presentare come necessari gli aggiornamenti del software. Anche se questi aggiornamenti si limitano a migliorare le funzionalità
  • Attenzione alle indicazioni sulla riparabilità: anche questa dovrà essere dimostrata.
  • Nuova etichetta armonizzata per evidenziare i prodotti con garanzia estesa. Per rendere più visibili le informazioni sulla garanzia, inoltre, arriverà una nuova etichetta per i prodotti che godono di un’estensione gratuita del periodo di garanzia

Ue più rigorosa nella regolamentazione ecologica

L’Unione europea si prepara quindi a diventare la regione più rigorosa al mondo nell’affrontare le dichiarazioni ecologiche fatte al pubblico, con un cambiamento previsto entro il 2026. Secondo le nuove regole, le “indicazioni ambientali generiche” che potrebbero essere proibite includono frasi come “verde,” “amico della natura,” “efficiente dal punto di vista energetico,” e “biodegradabile,” a meno che i prodotti non possano dimostrare di avere “eccellenti prestazioni ambientali.” Questa iniziativa rappresenta un passo significativo verso una pubblicità più onesta e trasparente nell’UE, con l’obiettivo di garantire che le affermazioni ecologiche siano supportate da prove concrete.