Litio e cobalto delle batterie non sono sostenibili, l’estrazione inquina troppo

L’estrazione di litio e cobalto sta diventando sempre più inquinante. Uno studio italiano mostra l’impronta di carbonio di questi metalli

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 4 Novembre 2025 21:13

Mentre la transizione globale accelera, l’estrazione del litio e del cobalto per le batterie che sostengono la produzione di elettricità verde lascia impronte nere. Sono preoccupanti i numeri derivati dello studio sull’estrazione primaria di minerali dei ricercatori Bontempi e Saccani dell’Università di Brescia.

Se da un lato le fonti pulite di energia hanno superato il 40% della produzione elettrica mondiale, qualcosa sta andando storto con l’estrazione di quei minerali indispensabili per la produzione di tecnologia adatta a produrre elettricità da acqua, sole e calore terrestre.

L’estrazione dei metalli può inquinare più delle centrali a carbone

Elza Bontempi e Nicola Saccani hanno messo sotto esame per gli anni che vanno dal 2019 al 2024 l’estrazione dei metalli, tra cui quelli fondamentali per la filiera della produzione di elettricità da fonti rinnovabili.

L’impronta di carbonio (CF) di oro e argento è diventata più alta rispettivamente del 140% e del 350%. Ma i numeri di due metalli strategici per la transizione green sono molto più alti:

  • per il cobalto un incremento di 400% CF con un aumento di produzione del 100%;
  • per il litio un incremento di 300% CF con un aumento di produzione del 200%.

A partire da questi dati, i due ricercatori hanno concluso che:

  • le miniere ad alta concentrazione di metallo si stanno esaurendo;
  • i nuovi giacimenti sono più profondi, motivo per cui richiedono maggiore energia per l’estrazione e la lavorazione;
  • a causa della profondità dei giacimenti, per ottenere la stessa quantità di materiale occorre sempre più energia (e quindi emissioni).

A livello globale le centrali di carbone continuano a inquinare 200 volte di più rispetto all’estrazione di litio e cobalto per le batterie necessarie per la transizione energetica. Ma è impossibile ignorare che l’impronta di carbonio lasciata da questi minerali sia molto più alta rispetto a quella del carbone.

Materiale CO₂ emessa Per unità di Provenienza
Carbone 2,3 – 2,5 kg CO₂ 1 kg di carbone bruciato Emissione diretta dalla combustione
Litio 5 – 15 kg CO₂eq 1 kg di litio carbonato equivalente Dipende dal metodo di estrazione (salamoie vs rocce dure)
Cobalto 10 – 25 kg CO₂eq 1 kg di cobalto raffinato Dipende dall’origine e dal mix energetico

La produzione di energia pulita non è sostenibile?

È innegabile che ci sia uno squilibrio tra l’elettrificazione verde della produzione economica globale e l’estrazione dei materiali necessari per la transizione energetica.

Sicuramente l’opzione del riciclo dei minerali del futuro come litio e cobalto è una strada da percorrere. Riciclare ridurrebbe anche gli impatti negativi sui popoli che abitano i luoghi dove sono presenti le miniere di litio e cobalto.

Tuttavia il recupero dei materiali conviene a livello ambientale ma non ancora economico. Se non adeguatamente supportata da incentivi pubblici, la via del riciclo rischia di rimanere impercorribile.

Economia circolare e cambio di paradigma

Nello studio di Trovato e Saccani si evidenzia il paradosso della transizione energetica ma si chiede anche di non fermarla. Oggi più che mai serve continuare a studiare per:

  • integrare l’analisi delle emissioni della filiera dell’energia elettrica con quella dei prodotti;
  • migliorare la qualità e la coerenza dei dati con analisi temporali consistenti e confrontabili a livello internazionale;
  • affiancare valutazioni economiche a quelle ambientali, per misurare la convenienza del riciclo rispetto all’estrazione primaria;
  • promuovere politiche di economia circolare, specialmente nel settore delle batterie, dove è possibile recuperare più metalli contemporaneamente.

Insomma, non basta cambiare il modo di produzione dell’energia elettrica per attuare la transizione. Serve un cambio di paradigma produttivo, dove le filiere comunicano e i concetti di spreco e rifiuto si svuotino di significato.