Così la Norvegia guadagnerà dal cambiamento climatico

Tra crisi e transizione energetica e la Norvegia cerca di conquistare un nuovo ruolo in Europa

Foto di Alessandro Mariani

Alessandro Mariani

Giornalista

Nato a Spoleto, dopo una laurea in Storia e una parentesi in Germania, si è stabilito a Milano. Ha avuto esperienze in radio e in TV locali e Nazionali. Racconta la società, con un focus sulle tematiche ambientali.

Pubblicato: 11 Febbraio 2023 15:50

Mentre il mondo si muove verso un futuro più verde, la domanda di fonti di energia pulita è salita alle stelle. Nonostante questo, negli ultimi anni, la Norvegia è emersa come uno dei principali esportatori europei di gas e greggio e per questo il suo primo ministro, Jonas Gahr Store, è stato in missione diplomatica per lanciare e rafforzare le partnership energetiche in tutto il continente europeo.

Non è un caso che nel marzo 2022, la primo ministro danese Mette Frederiksen ha dichiarato che preferirebbe ottenere energia dalla Norvegia piuttosto che dalla Russia. Tuttavia, con l’aumentare della domanda di energia, sono aumentati anche i profitti per la nazione scandinava, che è stata criticata per aver realizzato profitti straordinari. Nel 2022, la Norvegia avrebbe generato circa 121 miliardi di euro dalla sua industria petrolifera, rispetto ai 27 miliardi di euro del 2021.

Oslo maggiore fornitore di energia per la Germania

Anche il vicecancelliere tedesco Robert Habeck è alla ricerca di soluzioni energetiche pulite e ha lanciato la sua prima missione diplomatica dell’anno in Norvegia, incentrata sul gasdotto del Mar Baltico. Un canale di 750 chilometri che trasporterà 4 milioni di tonnellate di combustibile a idrogeno in Germania ogni anno fino al 2030. Habeck ritiene che la Norvegia debba rimanere il più importante fornitore di energia per la Germania, mentre si sposta verso un futuro climaticamente neutro. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, la Norvegia si è resa conto che avrebbe potuto svolgere un ruolo più importante come fornitore di energia per l’Europa ed è ben posizionata per emergere come la prossima superpotenza dell’energia pulita.

Norvegia leader delle rinnovabili

Ciononostante, la Norvegia è leader nel settore delle energie rinnovabili, con una rete elettrica rinnovabile al 95% alimentata principalmente da energia idroelettrica. Il Paese ha infatti investito miliardi di nella costruzione di un solido approvvigionamento interno di fonti rinnovabili, tra cui l’energia eolica onshore e offshore e la cattura e lo stoccaggio del carbonio sotto il Mare del Nord. Con un surplus di energia pulita, la Norvegia è molto corteggiata, soprattutto in Germania, che è la più grande economia in Europa e non sarà mai autosufficiente dal punto di vista energetico.

L’idrogeno è una parte cruciale del piano della Germania per de-carbonizzare l’industria pesante e l’UE ha dichiarato che il 24% della domanda globale di energia potrebbe essere soddisfatta dall’idrogeno pulito entro il 2050. Tuttavia, i leader dell’UE stanno ancora decidendo quale tipo di idrogeno è considerato pulito. L’idrogeno verde prodotto utilizzando elettricità rinnovabile è considerato il gold standard per raggiungere emissioni zero, mentre l’idrogeno blu richiede ancora la combustione di gas naturale, con le emissioni catturate e immagazzinate.

Un gasdotto per l’idrogeno blu

Habeck, che rappresenta i Verdi tedeschi, ha guidato la posizione del Paese contro l’idrogeno blu. Nel 2022, ha contribuito a creare un’alleanza per l’idrogeno con il Canada e l’Australia che fornirà solo idrogeno verde. Habeck ha anche annunciato che l’idrogeno blu non sarà incluso nel pacchetto di sussidi per l’idrogeno della Germania. Tuttavia, inizialmente, i 4 milioni di tonnellate di idrogeno forniti dalla Norvegia saranno blu. Secondo l’accordo sull’idrogeno delle Nazioni Unite, il gasdotto verrà successivamente eliminato gradualmente, per trasformarsi in una soluzione completamente rinnovabile.

La contraddizione energetica norvegese

Da un lato, la Norvegia ha investito miliardi di dollari per costruire una robusta produzione di energie rinnovabili, tra cui l’energia eolica sulla terraferma e offshore e la cattura e lo stoccaggio del carbonio sotto il Mare del Nord. Dall’altro lato, però, la Norvegia è anche uno dei più grandi produttori di petrolio e gas del mondo e le sue esportazioni di combustibili fossili sono in continua crescita.

Questa contraddizione ha sollevato preoccupazioni sul fatto che la Norvegia stia sfruttando le sue fonti di energia pulita per finanziare le sue attività di estrazione di petrolio e gas. Inoltre, la continua esportazione di combustibili fossili mina gli sforzi della Norvegia per presentarsi come un leader nella transizione energetica verso fonti pulite.

Norvegia tra petrolio e rinnovabili

C’è di conseguenza una preoccupazione per l’impatto ambientale dell’estrazione di petrolio e gas in Norvegia. Nonostante le buone pratiche per mitigare l’impatto ambientale, l’estrazione di petrolio e gas ha ancora un impatto negativo sull’ambiente e sulle comunità locali.

La Norvegia si è dunque posizionata come leader nel settore delle energie rinnovabili ed è molto richiesta in Europa. Il gasdotto del Mar Baltico è un passo cruciale per garantire un futuro più verde alla Germania e all’UE, e la Norvegia è ben posizionata per svolgere un ruolo di primo piano in questa transizione. Con investimenti in soluzioni di energia rinnovabile, un surplus di energia pulita e un impegno a ridurre le emissioni, la Norvegia offre un modello per una transizione energetica senza soluzione di continuità e il gasdotto del Mar Baltico sarà una componente chiave di questa transizione. Sarà necessario aspettare le evoluzione dei prossimi anni per capire come si comporterà la Norvegia rispetto alle sue fonti energetiche.