Nature Restoration Law approvata fra i malumori dell’Italia: quali obblighi entro il 2050

L'Italia teme che la Nature Restoration Law comporti maggiori oneri per gli agricoltori e un'impennata dei prezzi delle materie prime. Cosa prevede il regolamento europeo

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Nature Restoration Law è stata approvata in via definitiva al termine di un iter complesso e durato oltre due anni. L’ok è arrivato nella giornata di lunedì 17 giugno da parte del Consiglio dell’Unione Europea. Il voto ha visto l’approvazione di 20 Paesi. Si sono opposti invece Italia, Finlandia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia e Svezia. Il Belgio si è astenuto. La Nature Restoration Law è un regolamento per la tutela ambientale che fa capo al Green Deal, il piano europeo per il clima ad ampio spettro che va a modificare una serie di aspetti, dalla mobilità privata alla casa, dall’investimento in tecnologie ecosostenibili al minore consumo di combustibili fossili.

Cosa prevede la Nature Restoration Law

Le nuove regole europee impongono ai Paesi membri l’obbligo di ripristinare alle loro condizioni originarie e naturali porzioni di territorio e di mare secondo un calendario preciso.

Almeno il 20% delle aree terrestri e marittime vanno ripristinate entro il 2030. Gli Stati dovranno operare su ecosistemi terrestri, costieri e d’acqua dolce, forestali, agricoli e urbani, comprese le zone umide, le praterie, le foreste, i fiumi e i laghi, nonché gli ecosistemi marini, compresi i letti di spugne, i coralli e le fanerogame marine (si tratta di praterie di piante acquatiche come la Posidonia oceanica, importante perché vera e propria “fabbrica” di ossigeno”).

Per gli habitat giudicati in “cattive condizioni” l’obiettivo europeo prevede il ripristino di “almeno il 30% entro il 2030, almeno il 60% entro il 2040 e almeno il 90% entro il 2050”.

In tutte le aree individuate verrà proibito lo sfruttamento commerciale. Traduzione: no allo sfruttamento agricolo e alla speculazione immobiliare, no a hotel, resort, stabilimenti balneari, stabilimenti termali, ristoranti, parchi avventura a pagamento, poligoni di paintball, eccetera.

Quando entrano in vigore gli obblighi

Gli obiettivi indicati dalla Nature Restoration Law saranno immediatamente applicabili da tutti i Paesi membri non appena verranno pubblicati nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea.

Obiettivi annacquati

Il regolamento europeo approvato lunedì 17 giugno è una versione edulcorata della proposta originaria avanzata nel 2022 dalla Commissione europea. Il testo è il frutto di una serie di compromessi al ribasso. In Europa i vari governi di destra si erano opposti parlando di vincoli eccessivi per il settore agricolo e un aumento indiscriminato dei prezzi dei generi alimentari.

Le associazioni degli agricoltori si erano opposte in maniera trasversale e il testo è rimasto fermo per mesi. Decisivo il voto dell’Austria, che con un ripensamento dell’ultimo minuto si è unita al blocco dei Paesi favorevoli al provvedimento. Le elezioni Europee dell’8 e 9 giugno hanno contribuito a rallentare i lavori dal momento che alcuni governi temevano che una nuova discussione sul Green Deal, dopo la Direttiva case green, avrebbe comportato contraccolpi elettorali.

Perché l’Italia era contraria

Secondo Vannia Gava, viceministra italiana dell’Ambiente e della Sicurezza energetica in quota Lega, la Nature Restoration Law è un testo “assolutamente non soddisfacente, perché la normativa aumenta gli oneri amministrativi ed economici per il settore agricolo”.

Esultano invece le organizzazioni ambientaliste che aderiscono a #RestoreNature, ovvero BirdLife Europe, ClientEarth, European Environmental Bureau e Wwf Europa.