Mentre il quadro geopolitico si infiamma dopo l’esplosivo scontro alla Casa Bianca tra il Presidente Usa Trump e il suo omologo ucraino Zelensky, vale la pena soffermarsi su cosa possa fare l’Europa sulle terre rare. Sappiamo infatti che il nodo dell’accordo tra Stati Uniti e Ucraina è tutto lì, tanto che Zelensky sta continuando a rimarcare che”l’accordo sulle terre rare è pronto per essere firmato”.
La situazione europea è critica, ma non drammatica. Gli sforzi di von der Leyen e dei Paesi membri vanno tutti nella direzione di ridurre la dipendenza europea dalle importazioni di terre rare da Paesi come Cina e Russia, che controllano la maggior parte dei giacimenti. E una buona notizia arriva proprio dall’Italia, con un impianto all’avanguardia.
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Il primo impianto in Europa per il recupero delle terre rare
A settembre in Italia, a Ceccano (Frosinone), è stato inaugurato infatti il primo impianto in Europa per il recupero delle terre rare. Il progetto, parte del programma europeo New-Re, è supportato da Eit RawMaterials, il più grande consorzio mondiale nel settore delle materie prime, e nasce dalla collaborazione tra Erion, Osai, Ku Leuven, Treee, Smart Waste Engineering, Glob Eco e l’Università degli Studi dell’Aquila.
È un’ottima notizia che ora si possa parlare di riciclo. Il nuovo impianto, in linea con gli obiettivi europei del Critical Raw Materials Act, si trova nello stabilimento Itelyum Regeneration di Ceccano ed è in grado a regime di trattare e recuperare più di 2mila tonnellate l’anno di magneti permanenti provenienti da hard disk e motori elettrici a fine vita, equivalenti a quelle presenti in più di 600mila motori elettrici e ibridi.
L’impianto sfrutta un innovativo processo idrometallurgico, sviluppato e brevettato dall’Università dell’Aquila, che consente una pulitura a basso impatto ambientale delle terre rare attraverso soluzioni acide organiche riutilizzabili fino a ben 5 volte. Le tecnologie messe in campo saranno poi impiegate nell’ambito di un altro importante progetto chiamato Ispiree, all’interno del programma Life.
Qual è il piano dell’Europa per le terre rare
L’obiettivo dell’Europa è sviluppare una filiera più sostenibile e circolare nell’approvvigionamento delle terre rare, materiali essenziali per il settore industriale, riducendo la nostra vulnerabilità geopolitica, migliorando la sostenibilità e favorendo l’indipendenza economica dagli altri Paesi.
Le terre rare sono composte da 17 elementi, che hanno diversi utilizzi nella produzione di particolari articoli nell’industria a elevato contenuto tecnologico, particolarmente inquinanti. Il loro recupero quindi diventa sempre più fondamentale.
I maggiori giacimenti si trovano in Asia, in particolare in Cina e Russia, in Africa, Sudamerica, Canada, Australia. In Europa uno dei più significativi è a Kiruna in Svezia, mentre altri sono in Groenlandia, Finlandia e Norvegia.
Il più grande giacimento di terre rare in Europa
Lo scorso luglio, proprio in Norvegia, in corrispondenza di un antico vulcano nel complesso di Fen, è stato scoperto il più grande giacimento di terre rare in Europa.
Qui si trovano 8,8 milioni di tonnellate di ossidi di terre rare, materie prime critiche essenziali per la transizione ecologica. L’estrazione potrebbe iniziare nel 2030 e soddisfare il 10% della domanda di terre rare dell’intera Unione. Il resto, invece, dovrò essere prodotto grazie a impianti all’avanguardia come quello italiano.