Cop29, accordo da 300 miliardi ai Paesi poveri, la reazione delle associazioni ambientaliste

Numerose critiche emergono dopo la conclusione della Cop29 a Baku, in Azerbaijan, l'accordo sul clima raggiunto domenica 24 novembre è considerato insufficiente

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 25 Novembre 2024 16:23

Dopo due settimane di negoziati intensi e complessi, la Conferenza delle Parti (Cop29) di Baku si è conclusa con un accordo sui finanziamenti climatici, raggiunto nelle prime ore di domenica mattina. Tuttavia, il compromesso raggiunto, frutto di lunghe e difficili trattative, non soddisfa pienamente le aspettative di molti Paesi, in particolare quelli in via di sviluppo. Le trattative, inizialmente previste per concludersi venerdì 22 novembre, si sono protratte per tutta la giornata di sabato, evidenziando la complessità delle questioni in gioco e la difficoltà di trovare un punto d’incontro tra le diverse posizioni nazionali. Lo stallo è stato superato solo nelle prime ore di domenica, quando la plenaria ha finalmente approvato l’accordo.

Il cuore dell’accordo riguarda l’aumento dei finanziamenti climatici per i Paesi in via di sviluppo, duramente colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici. I Paesi sviluppati si sono impegnati a fornire 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035, una cifra superiore ai 250 miliardi inizialmente proposti. Tuttavia, questo obiettivo, pur rappresentando un passo avanti, resta ben al di sotto delle richieste dei Paesi più vulnerabili, che chiedono un impegno finanziario molto più ambizioso per far fronte alle crescenti necessità legate alla mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.

Le risorse necessarie per raggiungere l’obiettivo dei 300 miliardi di dollari all’anno saranno raccolte attraverso una combinazione di fonti, tra cui contributi pubblici dei governi dei Paesi sviluppati, finanziamenti delle banche multilaterali di sviluppo e investimenti del settore privato. Questa diversificazione delle fonti di finanziamento è stata una delle chiavi per sbloccare l’accordo, ma solleva anche preoccupazioni riguardo alla sostenibilità a lungo termine di questi flussi finanziari.

Nonostante l’accordo raggiunto, permangono numerose criticità. Molti Paesi in via di sviluppo ritengono che l’impegno finanziario assunto dai Paesi sviluppati sia ancora insufficiente per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici. Inoltre, l’accordo non fornisce indicazioni chiare su come le risorse saranno distribuite e su quali progetti saranno finanziati.

La Cop29 ha dimostrato ancora una volta la complessità delle negoziazioni internazionali sul clima e la difficoltà di raggiungere un consenso tra Paesi con interessi e priorità spesso divergenti. Tuttavia, l’accordo raggiunto rappresenta un punto di partenza importante per intensificare gli sforzi globali per affrontare la crisi climatica. Sarà fondamentale monitorare attentamente l’attuazione di questo accordo e lavorare per rafforzare la cooperazione internazionale in vista delle prossime conferenze sul clima.

Guterres: “L’accordo deve essere una base per azioni più ambiziose”

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso delusione per l’esito della Cop29, definendo l’accordo raggiunto insufficiente rispetto alla gravità della crisi climatica globale. Guterres ha dichiarato che avrebbe auspicato un risultato più ambizioso, sia sul fronte del finanziamento climatico che su quello della mitigazione delle emissioni.

Secondo il Segretario generale, le sfide poste dalla crisi climatica richiedono interventi ben più decisi e concreti di quelli attualmente previsti. L’impegno dei Paesi partecipanti a fornire 300 miliardi di dollari all’anno entro il 2035 è stato accolto come un passo iniziale, ma non come una risposta adeguata all’urgenza climatica.

Guterres ha quindi fatto appello ai governi di tutto il mondo, invitandoli a considerare questo accordo come una base di partenza, piuttosto che un traguardo definitivo. L’obiettivo deve essere quello di costruire su questa base un impegno più ambizioso che sia in grado di affrontare in modo significativo le crescenti necessità di mitigazione, adattamento e sostegno ai Paesi più vulnerabili.

Azioni più decisive sono indispensabili, soprattutto per garantire che il riscaldamento globale venga contenuto entro 1,5 °C, come previsto dagli accordi internazionali. Questo obiettivo, già messo a dura prova dagli insufficienti impegni attuali, rischia di sfuggire se non verranno intraprese misure immediate per accelerare la transizione energetica, abbandonare i combustibili fossili e rafforzare il sostegno finanziario ai Paesi in via di sviluppo.

Il richiamo di Guterres è chiaro: la comunità internazionale non può permettersi di rallentare gli sforzi. Ogni conferenza, compresa la prossima Cop30 in Brasile, deve rappresentare un’opportunità per aumentare gli impegni e concretizzare soluzioni reali per contrastare gli effetti sempre più devastanti del cambiamento climatico.

Critiche del Wwf alla Cop29, un accordo finanziario insufficiente

Secondo il Wwf International, l’esito della Cop29 rischia di far regredire l’azione climatica proprio nel momento in cui accelerarla è più essenziale. Dopo due settimane di negoziati tesi e polarizzati, i Paesi hanno concordato un accordo finanziario per il clima che non si avvicina minimamente a soddisfare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, questa Cop29 non è riuscita a inviare un forte segnale sulla necessità di ridurre rapidamente le emissioni ed eliminare gradualmente i combustibili fossili.

Manuel Pulgar-Vidal, responsabile globale per il clima e l’energia del Wwf, ex ministro dell’ambiente del Perù e presidente della Cop20 Unfccc di Lima, ha concordato con questi duri giudizi: “Il mondo è stato deluso da questo debole accordo finanziario per il clima. In questo momento cruciale per il pianeta, questo fallimento minaccia di far regredire gli sforzi globali per affrontare la crisi climatica. E rischia di lasciare le comunità vulnerabili esposte a un assalto di crescenti catastrofi climatiche. Questo è un duro colpo all’azione climatica, ma non deve bloccare le soluzioni di cui c’è disperatamente bisogno in tutto il mondo. La scienza rimane la stessa: dobbiamo accelerare l’azione in questo decennio per impedire che il cambiamento climatico vada fuori controllo”.

Pulgar-Vidal sottolinea la responsabilità di tutti i leader, nazionali e aziendali, di andare oltre i parametri di questo accordo e di fornire livelli di finanziamento sufficienti per realizzare i cambiamenti trasformativi necessari. Nonostante le difficoltà, il Wwf si impegna a continuare a lavorare per garantire che il processo multilaterale, che ha già dimostrato la sua resilienza in passato, venga rafforzato per fornire i risultati di cui il mondo ha bisogno. Il Wwf ribadisce che questo cattivo accordo non deve frenare l’azione e l’investimento nel futuro collettivo.

Critiche di Greenpeace all’Accordo della Cop29

Secondo Greenpeace International, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è conclusa con un accordo che prevede un nuovo obiettivo di finanziamento pubblico per il clima pari a 300 miliardi di dollari. Tuttavia, il capo della delegazione di Greenpeace alla Cop29, Jasper Inventor, ha sottolineato che “L’obiettivo finanziario concordato è tristemente inadeguato e oscurato dal livello di disperazione e dalla portata dell’azione necessaria“.

Secondo Inventor, il processo multilaterale ha mostrato sia gli aspetti positivi che quelli negativi, con ostacoli isolati e colloqui difficili che hanno rallentato il cambiamento prima che fosse raggiunto un accordo. “I nostri veri avversari sono i mercanti della disperazione dei combustibili fossili e i distruttori della natura, che si nascondono dietro le basse ambizioni climatiche di ogni governo. I loro lobbisti devono essere respinti”, ha affermato.

Inventor ha anche esortato i leader mondiali a trovare il coraggio di mettersi dalla parte giusta della storia, aggiungendo che le persone sono “stufe e disilluse”, ma Greenpeace persisterà nella sua lotta. “Questa è una lotta per il nostro futuro! Non ci arrenderemo”, ha dichiarato. Guardando alla Cop30 di Belem, Inventor ha ribadito l’importanza di aggrapparsi a una speranza concreta, basata sulle persone che chiedono ambizioni climatiche più alte.

Friends of the Earth International denuncia le “false soluzioni climatiche”

Friends of the Earth International ha denunciato con forza l’ipocrisia dei Paesi ricchi, accusati di non rispettare i propri impegni sui finanziamenti per il clima, mentre continuano a promuovere politiche dannose e mercati del carbonio controproducenti. Secondo l’organizzazione, la Cop29, inizialmente definita la “Cop della finanza climatica“, si è trasformata in una conferenza di false soluzioni, compromettendo gravemente la lotta al cambiamento climatico.

Uno degli aspetti più controversi riguarda l’accordo finanziario, che viene accusato di distruggere il concetto di responsabilità storica dei grandi Paesi ricchi e inquinanti. Invece di fornire finanziamenti diretti al Sud globale, come previsto dall’Accordo di Parigi, la Cop29 ha spostato il focus verso la creazione di debito privato, sollevando gravi dubbi sulla sostenibilità economica e sociale di queste politiche.

Un altro elemento criticato è l’apertura verso un mercato globale del carbonio, considerato da Friends of the Earth come una minaccia per le comunità locali e gli ecosistemi. Questa misura, secondo l’organizzazione, rischia di alimentare fenomeni come l’accaparramento delle terre, le violazioni dei diritti umani e la soppressione dei diritti dei popoli indigeni, con conseguenze disastrose.

L’analisi di Friends of the Earth mette in luce la gravità delle decisioni prese alla Cop29, sottolineando come tali politiche compromettano gli obiettivi climatici globali e penalizzino ulteriormente i Paesi e le comunità più vulnerabili. L’appello rimane quello di rivedere le strategie adottate e di promuovere soluzioni realmente sostenibili e rispettose dei diritti umani e ambientali.

Un accordo debole, la Cop29 tra promesse e insoddisfazioni

Sebbene i leader del G20 abbiano ribadito l’importanza di mobilitare “trilioni di dollari per il clima”, l’impegno concreto si è limitato a “300 miliardi di dollari annui entro il 2035”, una cifra ritenuta “insufficiente” dal Wwf per soddisfare le esigenze dei Paesi in via di sviluppo. La tabella di marcia per raggiungere “1.300 miliardi di dollari” è stata inserita all’ultimo minuto, ma manca la “fiducia” nel suo raggiungimento.

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia, ha sottolineato come la Cop29 abbia “fallito nell’inviare un messaggio forte sulla riduzione delle emissioni e sull’eliminazione dei combustibili fossili”. Senza un’azione più ambiziosa, le “comunità vulnerabili” continueranno a subire gli impatti devastanti del cambiamento climatico, e l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a “1,5 °C” si allontanerà sempre di più.

Il Wwf ha inoltre denunciato la “scarsa attenzione” dedicata al legame tra clima e natura. Nonostante gli “evidenti segnali d’allarme” della crisi climatica, la Cop29 si conclude con un accordo che non affronta in modo adeguato questa sfida.

Legambiente: “L’accordo di Baku tradisce i Paesi vulnerabili”

Legambiente ha espresso una netta condanna nei confronti dell’accordo di Baku, definendolo fortemente inadeguato per affrontare la crisi climatica e sostenere i Paesi più poveri e vulnerabili. Secondo l’organizzazione, l’intesa raggiunta tradisce le promesse fatte in tre anni di negoziati, mancando di fornire le risorse necessarie per decarbonizzare le economie e rispondere agli impatti devastanti dei disastri climatici, sempre più frequenti.

L’analisi di Legambiente sottolinea che sarebbero necessari almeno 1.000 miliardi di dollari l’anno in risorse pubbliche, suddivisi in 400 miliardi per loss & damage e 300 miliardi ciascuno per adattamento e mitigazione. Attualmente, gli aiuti forniti sono stati erogati prevalentemente sotto forma di prestiti, aggravando la crisi debitoria dei Paesi più fragili.

Una soluzione proposta riguarda l’eliminazione graduale dei sussidi ai combustibili fossili e l’introduzione di una tassazione sulle attività ad alto impatto climatico, misure che potrebbero generare fino a 5.000 miliardi di dollari l’anno. Questi fondi sarebbero cruciali per garantire un reale sostegno alle comunità più colpite e per accelerare la transizione globale verso un futuro sostenibile.

Legambiente ha inoltre denunciato l’assenza di una leadership europea forte durante i negoziati di Baku. L’organizzazione ha fatto appello all’Europa affinché assuma un ruolo più incisivo in vista della Cop30 in Brasile, con l’obiettivo di rivedere e rafforzare in modo significativo gli impegni dell’Accordo di Parigi.

Kyoto Club: “Risultati deludenti, influenzati dagli interessi fossili”

Il Kyoto Club, attraverso le dichiarazioni della presidente Letizia Magaldi e del direttore scientifico Gianni Silvestrini, ha espresso una critica severa nei confronti degli esiti della Cop29 di Baku. Secondo l’organizzazione, i risultati raggiunti riflettono una mancanza di ambizione e un’influenza eccessiva degli interessi legati ai combustibili fossili, a scapito delle reali esigenze climatiche globali.

Il cuore delle critiche riguarda il finanziamento climatico, fissato a 300 miliardi di dollari all’anno fino al 2035. Sebbene questa cifra rappresenti un importo triplicato rispetto agli impegni precedenti, Magaldi ha sottolineato che essa è ancora lontana dai 1.300 miliardi di dollari annui necessari per affrontare la crisi climatica in modo efficace.

Permangono inoltre incertezze significative su aspetti fondamentali:

  • Origine dei fondi: non è chiaro da quali fonti arriveranno le risorse;
  • Distinzione dei finanziamenti: si continua a confondere tra fondi pubblici e privati, e tra prestiti e contributi a fondo perduto, con il rischio di aumentare l’indebitamento dei Paesi più vulnerabili;
  • Sostenibilità degli impegni: manca una pianificazione chiara per garantire che i fondi siano realmente utilizzati in modo equo e trasparente.

Magaldi ha evidenziato la forte influenza dell’industria dei combustibili fossili sulla conferenza. La presenza di ben 1.773 delegati legati a petrolio, gas e carbone ha compromesso il processo negoziale. La scelta dell’Azerbaigian come sede, un Paese in cui il 90% delle esportazioni dipende dai combustibili fossili, ha ulteriormente limitato l’accesso delle voci ambientaliste e amplificato il peso delle lobby fossili.

Secondo Magaldi, questo contesto ha prodotto un accordo che rappresenta solo un progresso minimo, privo di una pianificazione concreta e condivisa. I Paesi più vulnerabili, già colpiti in modo sproporzionato dagli effetti del cambiamento climatico, restano senza risposte adeguate agli impatti che stanno affrontando.

Gianni Silvestrini ha aggiunto che la Cop29 ha messo in evidenza una grave crisi di leadership nella lotta al cambiamento climatico. L’Europa, tradizionalmente protagonista nei negoziati sul clima, appare indebolita, incapace di esercitare una leadership incisiva. La Cina, nonostante il continuo utilizzo del carbone, potrebbe paradossalmente emergere come un attore positivo nelle prossime conferenze, spingendo per soluzioni innovative e finanziamenti più consistenti.

Silvestrini ha inoltre criticato la mancanza di visione a lungo termine, sottolineando che l’accordo raggiunto è insufficiente rispetto alla grandezza della sfida climatica. La transizione ecologica richiede un impegno più deciso per ridurre le emissioni, eliminare gradualmente i combustibili fossili e garantire giustizia climatica ai Paesi più colpiti.