Allarme microplasitche, ne assorbiamo 5 grammi ogni settimana

Dalla placenta all’acqua che beviamo, non esiste posto in cui la plastica non si sia insinuata, causando gravi danni per l'ambiente e mettendo a rischio la salute

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Pubblicato: 9 Marzo 2023 12:01

Ogni settimana ingeriamo circa 5 grammi di microplastiche, riferisce l’ANSA. Questa notizia ha suscitato preoccupazione e dibattito tra i consumatori e gli esperti del settore ambientale. In questo articolo approfondiremo da dove arrivano questi dati, il problema dell’inquinamento da plastiche e microplastiche e i casi studio in cui sono state trovate tracce di microplastiche nel corpo umano.

Da dove arrivano i dati

I dati sono stati pubblicati in un rapporto dell’Università di Newcastle in Australia e della World Wildlife Fund (WWF). Gli autori hanno analizzato più di 50 studi condotti negli ultimi due anni per determinare la quantità di microplastiche che ingeriamo attraverso cibo, acqua e aria. Il rapporto ha rivelato che gli esseri umani potrebbero ingerire fino a 102.000 particelle di microplastiche all’anno, pari a una quantità media di circa 5 grammi alla settimana. Questo equivale al peso di una carta di credito.

Il problema dell’inquinamento da plastiche e microplastiche

L’inquinamento da plastiche e microplastiche è diventato un problema ambientale globale che ha effetti negativi sulla salute umana, sulla fauna marina e sull’ambiente in generale. Le plastiche sono resistenti alla degradazione e possono persistere nell’ambiente per centinaia di anni. Ciò significa che, una volta che le plastiche finiscono nell’ambiente, possono accumularsi e avere un impatto duraturo sulla flora e la fauna.

Le microplastiche, che sono particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri, possono entrare nella catena alimentare attraverso il cibo e l’acqua. Gli animali marini sono particolarmente vulnerabili all’ingestione di microplastiche e molte specie sono state trovate con microplastiche nel loro sistema digestivo. Questo può causare danni fisici ai loro organi e può anche portare alla morte.

L’ingestione di microplastiche da parte degli esseri umani è una preoccupazione crescente. Non si conoscono ancora bene gli effetti a lungo termine sulla salute umana, ma alcuni studi suggeriscono che le microplastiche possono accumularsi nei tessuti umani e potrebbero avere effetti tossici. Gli esperti del settore ambientale stanno cercando di capire meglio gli effetti delle microplastiche sulla salute umana e di trovare soluzioni per ridurre l’ingestione di microplastiche.

Casi studio in cui sono state trovate tracce di microplastiche nel corpo umano

Ci sono stati diversi casi studio in cui sono state trovate tracce di microplastiche nel corpo umano. Uno studio condotto dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari dell’Università di Bologna ha trovato tracce di microplastiche nelle feci umane. Lo studio ha coinvolto otto soggetti provenienti da diversi paesi e tutte le campioni di feci hanno mostrato la presenza di microplastiche.

Un altro studio condotto dall’Università

di Medicina di Innsbruck in Austria ha analizzato campioni di tessuti umani provenienti da diversi organi e ha trovato tracce di microplastiche in tutti i campioni. Gli organi con la maggiore presenza di microplastiche sono risultati essere i polmoni e il fegato. Lo studio ha anche rilevato la presenza di microplastiche in campioni di acqua del rubinetto e di acqua in bottiglia.

Un altro caso studio è stato condotto da ricercatori del King’s College di Londra. Lo studio ha analizzato campioni di tessuti polmonari prelevati da 4 pazienti affetti da cancro ai polmoni. In tutti i campioni è stata trovata la presenza di microplastiche. I ricercatori hanno suggerito che le microplastiche potrebbero essere un fattore di rischio per lo sviluppo del cancro ai polmoni.

La direttiva europea

L’inquinamento causato dalle microplastiche ha ormai un impatto su ogni aspetto della nostra vita. È possibile ridurlo, ma richiede attenzione a molte cose, come l’acqua potabile proveniente da rubinetti e bottiglie di plastica PET, e gli imballaggi di cibo e acquisti vari. Questa è la conclusione di un rapporto pubblicato su Scientific Reports. Inoltre, dal 1° gennaio 2023 è scaduto il termine per l’implementazione del regolamento UE sulla qualità dell’acqua destinata al consumo umano.

L’inquinamento da microplastiche: la classificazione ISS

Esistono diverse tipologie di microplastiche: l’ISS le classifica in primarie e secondarie. Le prime sono deliberate prodotte nell’industria chimico-cosmetica (ad esempio trucchi, detergenti, dentifrici, paste abrasive e fertilizzanti), mentre le seconde derivano dall’usura e dalla frammentazione di oggetti plastici di maggiori dimensioni come bottiglie, buste, tessuti e copertoni. Sono proprio queste ultime, che rappresentano l’81% del totale, a contaminare gli oceani e ad infiltrarsi indirettamente nella catena alimentare. Non solo i mari, ma anche fiumi, sedimenti d’acqua dolce, falde acquifere e aria ne sono pieni. La situazione peggiora a causa della scarsa fiducia degli italiani nell’acqua del rubinetto: uno studio pubblicato dalla Fondazione Veronesi nel luglio del 2022 rivela che solo il 29,3% delle famiglie italiane beve acqua del sindaco. Per dare un’idea delle conseguenze, una famiglia media di quattro persone che beve quotidianamente acqua in bottiglia consuma a tale scopo 72 kg di plastica all’anno. Questo comporta anche l’utilizzo di 137 kg di petrolio e l’emissione di 242 kg di anidride carbonica.