Secondo l’annuale sondaggio della Banca Europea per gli Investimenti (Bei), l’80% degli italiani ritiene fondamentale adattare il proprio stile di vita agli effetti del cambiamento climatico. Per gli intervistati, questa è la seconda sfida più rilevante per il Paese, superata solo dall’aumento del costo della vita. Inoltre, molti sostengono che investire tempestivamente in misure per favorire l’adattamento climatico possa prevenire costi più elevati nel lungo termine.
Adattamento climatico come opportunità economica
Mentre si sta tenendo la Cop29 a Baku, l’indagine della Banca Europea per gli Investimenti rivela che il 97% degli italiani considera fondamentale che il Paese si adatti ai cambiamenti climatici, con il 67% che lo identifica come una priorità. Inoltre, il 91% ritiene necessario agire tempestivamente, investendo oggi per evitare costi maggiori in futuro.
L’adattamento climatico è percepito non solo come una necessità, ma anche come un’opportunità economica: il 91% degli intervistati vede negli investimenti per l’adattamento un modo per creare posti di lavoro e stimolare l’economia locale, una percentuale superiore rispetto all’86% della media europea. Allo stesso modo, il 91% concorda sull’urgenza di intraprendere azioni immediate per prevenire futuri costi più elevati (rispetto all’85% nell’Ue).
Questo senso di urgenza è accentuato dall’esperienza diretta degli italiani con eventi meteorologici estremi: l’89% ha vissuto almeno un evento del genere negli ultimi cinque anni, un dato superiore di 9 punti rispetto alla media europea. In particolare, il 61% ha affrontato ondate di calore e picchi di temperatura (6 punti sopra la media Ue), il 38% ha subito gli effetti della siccità (3 punti sopra la media), mentre il 37% è stato colpito da nubifragi o grandinate.
I disastri ambientali in Italia nell’ultimo anno
Le conseguenze dell’intensificarsi dei fenomeni climatici estremi sono ormai evidenti e variegate. Il 75% degli italiani intervistati ha dichiarato di aver subito almeno una conseguenza diretta a causa di eventi meteorologici estremi, un dato superiore di 7 punti rispetto alla media europea del 68%. Tra le problematiche emerse, il 23% ha affrontato difficoltà di salute come colpi di calore o disturbi respiratori, il 22% ha subito disagi nei trasporti pubblici, tra cui chiusure stradali, distruzione di ponti o ritardi, e il 20% ha avuto interruzioni di corrente o problemi legati all’approvvigionamento energetico (in linea con la media europea). Infine, il 20% segnala danni alla proprietà, inondazioni, frane o erosione del suolo.
“La devastazione causata dagli eventi meteorologici estremi è ormai una realtà concreta per l’Italia, e la maggioranza degli italiani riconosce l’urgenza di investire in misure di adattamento ai cambiamenti climatici. In Sicilia, per esempio, una siccità senza precedenti ha messo milioni di persone in difficoltà per la scarsita’ d’acqua,” ha affermato Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente della Bei. “La Banca europea per gli investimenti sostiene con determinazione l’Italia, finanziando progetti che non solo proteggono le comunità, ma creano posti di lavoro e rafforzano le economie locali. Investendo oggi in strategie di adattamento climatico e offrendo servizi di consulenza gratuita alle amministrazioni pubbliche, possiamo costruire un futuro piu’ resiliente e prospero per il Paese”.
Chi deve pagare gli interventi per migliorare le strutture?
Le principali priorità indicate dagli italiani per adattarsi ai cambiamenti climatici a livello locale includono: sensibilizzare il pubblico sui comportamenti da adottare per prevenire e affrontare gli eventi climatici estremi (51%, 13 punti sopra la media Ue del 38%); migliorare le infrastrutture, come la realizzazione di sistemi di drenaggio più efficienti, barriere anti-inondazione, rifugi anti-tempesta e reti elettriche più resilienti (47%, 8 punti sopra la media Ue del 39%); e rinfrescare le città piantando alberi lungo le strade o creando spazi verdi (41%).
Per quanto riguarda i finanziamenti per questi interventi, un terzo degli intervistati (34%, in linea con la media Ue del 35%) ritiene che i costi debbano ricadere sulle imprese e le industrie che contribuiscono maggiormente ai cambiamenti climatici. Un altro terzo (33%, rispetto al 32% nell’Ue) pensa che le spese debbano essere distribuite in modo equo tra tutti. Il 19% (rispetto al 15% nell’Ue) ritiene che i costi dovrebbero essere sostenuti dai più abbienti tramite imposte più alte.
Per quanto riguarda i beneficiari degli aiuti all’adattamento, il 40% (in linea con la media Ue del 38%) sostiene che tutti dovrebbero beneficiarne in modo equo, mentre il 26% (rispetto al 28% nell’Ue) ritiene che la priorità debba essere data agli anziani, e il 22% (rispetto al 23% nell’Ue) pensa che dovrebbero essere privilegiati coloro che vivono in zone ad alto rischio.