Partite Iva in regime forfettario, via ai controlli dell’Agenzia delle entrate: cosa sapere

L'Agenzia delle Entrate ha fatto partire una serie di controlli per i contribuenti che hanno aderito al regime forfettario. Il direttore spiega come funzionano

Pubblicato: 23 Settembre 2024 06:00

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Scattano le verifiche sui titolari di partita Iva che hanno aderito al regime forfettario. L’Agenzia delle Entrate ha confermato un piano di controlli sui requisiti d’accesso e sulle condizioni per la permanenza. Sotto la lente d’ingrandimento degli uffici tributari ci passeranno qualcosa come 1,8 milioni di contribuenti, per i quali l’AdE effettuerà i dovuti accertamenti sul fronte dell’analisi del rischio e farà partire i piani di controllo nel caso in cui dovesse riscontrare delle irregolarità.

Stando a quanto ha chiarito Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, non sono previsti dei controlli specifici su quelli che hanno aderito al regime forfettario in quanto tali. Ad ogni modo viene confermata l’attenzione che viene posta sul rispetto delle regole per potervi accedere e poter continuare a rimanere al suo interno.

Regime forfettario, cosa sarà controllato dall’Agenzia delle Entrate

Non è prevista un’azione di controllo mirata sui soggetti che hanno aderito al regime forfettario. Molto più semplicemente l’Agenzia delle Entrate effettuerà dei controlli che si baseranno sull’analisi del rischio preventivo. Ad essere coinvolti dalle operazioni di verifica sono principalmente i soggetti, dotati di partita Iva, per i quali si applica la flat tax.

Quanto abbiamo visto è stato ribadito direttamente da Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, che non ha smentito l’avvio di una serie di verifiche. Ma ha voluto tratteggiare in maniera più precisa e dettagliata i controlli dell’operazione e ha spiegato le dinamiche che ne hanno caratterizzato la partenza.

Il regime forfettario viene utilizzato da un numero sempre maggiore di titolari di partita Iva: a rendere più accattivante la misura è stata l’estensione del limite di accesso. Ricordiamo, infatti, che per il 2024 la soglia dei ricavi e compensi è stata fissata in 85.000 euro, che potrebbe essere alzata a 100.000 euro, nel caso in cui dovessero essere accolte alcune proposte che si stanno muovendo nel corso delle ultime settimane. Indipendentemente dalle varie ipotesi che si stanno muovendo, Ruffini ha messo in evidenza che è necessario approntare una serie di controlli sul rispetto delle regole di ingresso e di permanenza. In caso contrario si metterebbe:

A repentaglio la salvaguardia del principio di un’equa concorrenza tra tutti gli operatori economici.

Volendo sintetizzare al massimo, questo significa che i controlli nei confronti dei forfettari sono confermati. Il piano di verifiche, tra l’altro, era già emerso nel corso delle ultime settimane ed era già stato previsto direttamente dall’Agenzia delle Entrate. I controlli si potranno concretizzare attraverso degli accessi presso la sede dell’attività e potranno concentrarsi sulla corretta compilazione del Quadro RS, grazie al quale vengono fotografati costi, spese e consumi.

Analisi del rischio

L’attività che porta ai controlli sui titolari di partita Iva che hanno aderito al regime forfettario parte dall’analisi del rischio finale. Questa, sostanzialmente, può essere definita come la base di partenza sulla quale vengono delineate le attività di controllo.

Stando a quanto indicato direttamente dall’Agenzia delle Entrate – e soprattutto secondo i documenti consultabili sul suo sito internet – siamo davanti alla procedura che:

Ricomprende le tecniche, le procedure e gli strumenti informatici utilizzati per individuare i contribuenti che presentano un elevato rischio fiscale, inteso come il rischio di operare, o aver operato, in violazione di norme di natura tributaria ovvero in contrasto con i principi o con le finalità dell’ordinamento tributario; una volta individuate le posizioni fiscalmente rischiose, le stesse sono trasmesse alle articolazioni organizzative che si occupano dei controlli, che effettuano ulteriori approfondimenti e valutazioni al fine di individuare i soggetti nei cui confronti avviare un’attività istruttoria.

Il processo è stato affinato nel corso del tempo. Oggi può contare su una mole immensa di dati rilevanti, che, proprio per gli effetti che la digitalizzazione degli adempimenti ha avuto sui forfettari, sono aumentati di parecchio.

L’obbligo di aderire alla fatturazione elettronica anche per le cosiddette partite Iva minori ha costituito un svolta in tal senso. Permettendo all’Agenzia delle Entrate di accedere ad un numero maggiori di informazioni e riuscendo ad effettuare un’analisi del rischio evasione più dettagliata.

Regime forfettario, quali sono i requisiti per accedere

Per accedere e poter rimanere nel regime forfettario, i contribuenti titolari di partita Iva devono rispettare delle precise soglie di ricavi. La Legge di Bilancio 2023 ha alzato il limite dei ricavi da 65.000 ad 85.000 euro. Lo stesso tetto è stato confermato fino alla fine del 2024.

Per poter usufruire delle agevolazioni previste, quindi, è necessario avere dei ricavi inferiori a 85.000 euro, almeno per l’anno in corso. Ma cosa succede nel caso in cui questa soglia dovesse essere superata? Si possono venire a creare due casistiche differenti:

  • i ricavi hanno superato gli 85.000 euro, ma complessivamente non si è andato oltre i 100.000 euro. Il contribuente continua a rimanere nel regime forfettario fino al 31 dicembre 2024 e passa a quello ordinario a partire dal 1° gennaio 2025;
  • nel caso in cui i ricavi abbiano sforato la soglia dei 100.000 euro nel corso dell’anno, si esce immediatamente dal regime forfettario. Da quel momento è necessario emettere le fatture con l’indicazione dell’iva e rispettare tutte le regole del regime ordinario.

Gli altri requisiti per rimanere nel regime forfettario

Non è obbligatorio aprire una nuova partita Iva per poter accedere al regime forfettario. Chi è già titolare di una ditta individuale ed è iscritto al regime ordinario può passare al regime forfettario. Per poter fare il passaggio da altro regime o per continuare a rimanerci è necessario rispettare sempre questi requisiti:

  • nel corso dell’anno precedente i ricavi devono essere inferiori a 85.000 euro;
  • le spese sostenute, sempre nel corso dell’anno precedente, per lavoratori dipendenti o per lavoro accessorio devono essere inferiori a 20.000 euro;
  • sempre nell’anno precedente i redditi da lavoro dipendente o pensione devono essere stati inferiori a 30.000 euro lordi;
  • non essere socio di una società di persone;
  • non effettuare delle attività che adottino dei regimi speciali Iva;
  • non possedere più del 50% e non svolgere il ruolo di amministratore in una s.r.l. che opera nello stesso settore.

In sintesi

L’Agenzia delle Entrate ha avviato una serie di controlli sui titolari di partita iva che hanno aderito al regime forfettario. A finire sotto la lente d’ingrandimento sono i requisiti che determinano la permanenza al suo interno.

I controlli non vengono effettuati su questi contribuenti perché sono semplicemente dei forfettari, le verifiche partono dall’analisi del rischio evasione.