Flat tax per le partite Iva, c’è l’accordo: i requisiti

Trovato l'accordo sulla flat tax al 15% per i lavoratori autonomi che sarà inserita nella Delega fiscale

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Sì alla flat tax, ma solo per le partite Iva. Sarebbe stato raggiunto l’accordo tra i partiti per la “tassa piatta” che dovrebbe essere inserita nella legge delega con la riforma del Fisco. L’aliquota unica al 15% fortemente voluta dalla Lega, sarà applicata però soltanto ai lavoratori autonomi con un reddito massimo di 65mila euro.

Flat tax per le partite Iva, c’è l’accordo: la delega fiscale

Per il via libera definitivo si attende l’ok della Ragioneria di Stato che sta riesaminando i conti sulla sostenibilità della misura, ma il compromesso trovato tra le forze di maggioranza al governo ha permesso di scongiurare un altro incidente come quello avvenuto sulla riforma del catasto, che ha fatto vacillare la tenuta del governo, riuscito a mettersi in salvo per un solo voto in due occasioni.

La flat tax rappresentava anche in questo caso uno nodo delicato, con la Lega pronta nuovamente alle barricate. Secondo l’accordo raggiunto le partite Iva sotto al tetto massimo dei 65mila euro di reddito, potranno dunque pagare soltanto il 15% di Irpef, anziché versare le normali aliquote.

Ma la misura concede un regime favorevole anche alle partite Iva che superano il limite, fino a 100 mila euro di redditi, che potranno beneficiare di un’imposta leggermente superiore al 15% per la durata di due anni, e poi allinearsi nuovamente ali scaglioni ordinaria.

I lavoratori autonomi vedranno inoltre cambiare anche al sistema di acconti e saldo per i versamenti fiscali, che diventeranno mensili.

Le altre proposte dei partiti puntavano, come chiesto ad esempio dal Pd, a un rientro “agevolato” dal regime forfettario al regime Irpef ordinario. Il partito di Enrico Letta aveva chiesto che il regime forfettario fosse transitorio e che non venisse alzata la soglia come chiesto dalla Lega.

Il M5S aveva invece proposto fino ad oggi la cosiddetta “easy tax”, che prevede un’uscita graduale dal regime forfettario – un 20% al primo e secondo anno ed il passaggio al regime ordinario dal terzo – per evitare lo “scalone” che si creerebbe con il superamento della soglia dei 65mila euro.

Flat tax per le partite Iva, c’è l’accordo: le novità

Nell’accordo sulla delega fiscale si dovrebbe prevedere un sistema che divida da una parte i redditi da lavoro soggetti all’Irpef (15%), dall’altra quelli da capitale (rendite finanziarie, interessi da Bot e Btp, etc) con una tassazione dedicata che potrebbe aggirarsi attorno al 23%.

Altra novità rivendicata dal M5s è rappresentata dall’incasso sotto forma di cashback tramite ioApp, per i pagamenti con bancomat e carte di credito, delle detrazioni Irpef, direttamente sul conto corrente senza dunque attendere la dichiarazione dei redditi dell’anno dopo.

Nella riforma del fisco dovrebbe essere sancita l’abolizione dell’Irap e anche una riduzione ulteriore degli scaglioni che sono già passati da cinque a quattro l’anno scorso e che dovrebbero essere portati a tre, con aliquote del 23%, 33% e del 43%.

Forfettari si preparano alla fatturazione elettronica

Ricordiamo anche che presto anche i lavoratori a partita Iva forfettari dovranno passare alla fatturazione elettronica. A questo proposito sono diversi i software che offrono questo servizio. Tra questi, i più utilizzati sono:

In collaborazione con Libero SiFattura