In vista delle elezioni politiche del 25 settembre, ogni partito o coalizione ha cominciato a snocciolare proposte e programmi per convincere i cittadini a barrare il loro simbolo sulle schede nelle urne. Alcuni punti sono inediti, altri vecchi cavalli di battaglia.
Tra questi figura anche la cosiddetta “dote ai diciottenni”, un disegno di riforma sulla tassa di successione delineato dal Partito democratico già un anno fa, nel pieno dell’esperienza governativa di Mario Draghi come premier, e oggetti di un acceso dibattito nella maggioranza, prima, e della bocciatura da parte dell’Esecutivo, poi.
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In cosa consiste la dote da 10mila euro
All’epoca l’amministrazione Draghi stroncò l’idea di finanziare la proposta del segretario democratico Enrico Letta con una tassa patrimoniale di successione sui redditi multimilionari. Nei giorni scorsi la suggestione è stata ripresa dalla deputata del PD Chiara Gribaudo. In soldoni consiste nel “trasferire 10mila euro a ogni 18enne da investire sul proprio futuro“. Secondo Letta, la misura dovrebbe riguardare i “freschi” maggiorenni provenienti da famiglie con basso reddito e dovrebbe essere finanziata aumentando l’aliquota delle imposte sulle successioni e donazioni in vita superiori ai 5 milioni di euro al 20%.
In sostanza, l’ex premier sostiene che, “anziché fare altro debito, di chiedere all’1% più ricco di pagare un po’ più tasse su eredità e successioni”, definendola una “proposta di giustizia”. Quasi immediata la bocciatura da parte del Centrodestra e perfino da alcuni esponenti del Centrosinistra.
A chi si rivolgerebbe e quanto costerebbe la misura
La platea dei potenziali beneficiari della misura consisterebbe in circa 280mila ragazze e ragazzi, che potrebbero diminuire o aumentare a secondo della soglia ISEE che verrà stabilita. Stando ai dati Istat relativi al 2022, i diciottenni risultano essere circa 572mila, mentre il totale di giovani tra i 14 e i 18 anni è di circa 2,88 milioni.
Tenendo per buono il ragionevole calcolo sui 280mila giovani, il costo della manovra sarà quindi di 2,8 miliardi di euro. Secondo le stime di Opnepolis relative al 2020, la soglia ISEE più probabile sarebbe di 20mila euro, visto che non è stata superata dal 79,6% degli italiani e dall’81,7% delle famiglie con figli minorenni.
Come funziona la tassa di successione in Italia
In Italia la tassa sulla successione è tra quelle con le aliquote più basse in Europa (4%). Come riporta il sito dell’Agenzia delle Entrate, l’imposta viene attualmente determinata in base al legame di parentela con il defunto e l’ammontare dell’eredità o della donazione. Per i trasferimenti tra parenti “stretti” di primo grado (tra marito, moglie e figli) è presente una franchigia di un milione di euro.
Per i trasferimenti “orizzontali” tra fratelli e sorelle, la franchigia scende invece a 100mila euro mentre l’aliquota sale al 6%. Per gli altri parenti, infine, l’aliquota rimane al 6% ma non è presente alcuna franchigia. Per quanto riguarda le persone non legate da parentela, ancora nessuna franchigia e aliquota all’8%. Dunque, il sistema italiano è piuttosto favorevole, ma prevede più aliquote, alcune delle quali sono più alte rispetto a quelle dichiarate da Gribaudo. Stando ai dati di Credit Suisse, l’1% degli italiani milionari corrisponderebbe grossomodo a 600mila persone.
I modelli: la tassa di successione in altri Paesi
Il piano di Letta parte da lontano, oltre che politicamente, anche cronologicamente e geograficamente. Le radici della “dote ai giovani” affondano nella sinistra economica europea, farina del sacco di fior fior di economisti come Tony Atkinson e Thomas Piketty.
L’idea di finanziare i giovani con un super bonus statale porta lo zampino di due Paesi all’avanguardia nel campo della redistribuzione sociale: Francia e Regno Unito. Attualmente la prima prevede una franchigia di 100mila euro per i trasferimenti verso i figli e le aliquote sono progressive fino a un massimo del 45%. La media dell’aliquota nei Paesi Ocse è invece del 15%.