Condono fiscale: come funziona lo sconto per le cartelle superiori a mille euro

Un nuovo condono fiscale pare ormai certo, a confermato anche il viceministro dell’economia, che ha parlato inoltre di sconti per le cartelle superiori a mille euro

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Che il governo Meloni abbia intenzione di procedere con un maxi condono fiscale pare ormai certo, a confermarlo anche il viceministro dell’economia e delle finanze, Maurizio Leo, che ha parlato inoltre di sconti per le cartelle di debito superiori a mille euro. Il meccanismo a cui i tecnici starebbero lavorando prevede l’approvazione di un sistema volto a recuperare i capitali non ancora versati allo stato, ma solo in determinati casi e per determinati soggetti.

La sanatoria di cui tanto si parla in questi giorni, quindi, non riguarderà solo le cartelle minori o uguali a mille euro, ma ha una portata più ampia.

Condono fiscale, ma non per tutti: quali i debiti che verranno annullati

Ospite a Quarta Repubblica su Rete 4, Maurizio Leo ha dichiarato che gli avvisi inviati dall’Agenzia delle Entrate nei prossimi mesi verranno gestiti tenendo conto di nuovo meccanismo di recupero crediti. Si tratta di più di 13 milioni di cartelle esattoriali, per cui i contribuenti interessati potranno quindi richiedere lo stralcio oppure – come spiegato – lo sconto previsto. Ma, come abbiamo detto, solo in alcuni casi.

Bisogna infatti fare subito una premessa: il condono a cui sta lavorando l’esecutivo di Giorgia Meloni non riguarda indistintamente tutti i debiti, non tutti i soggetti debitori potranno quindi usufruirne, ma ci sono delle condizioni da rispettare.

Prima di tutto, stando a quanto emerso, i debiti che verranno annullati dal Fisco saranno probabilmente quelli relativi a cartelle:

  • con importo inferiore a mille euro;
  • risalenti a periodi antecedenti al 2015;
  • notificate a soggetti defunti o ad aziende ormai fallite o in fallimento, a prescindere dall’importo a debito.

Come funziona la pace fiscale per le cartelle con importo superiore a mille euro

“Le cartelle inviate ai deceduti e a chi ha aziende in fallimento e non possono più adempiere alle loro obbligazioni tributarie, vanno necessariamente tolte di mezzo. Sulle restanti cartelle bisogna fare una selezione”, ha infatti dichiarato il viceministro in TV. “Se ci sono cartelle il cui ammontare non supera i mille euro – ha poi aggiunto – i costi di riscossione sono più elevati rispetto a quello che si può riscuotere. Se la cartella è di 800 euro il costo di riscossione è molto più elevato”.

La posta, comunque, è alta, perché ci sono in gioco, in tutto, 1132 miliardi di euro, di cui – secondo le previsioni della Corte dei Conti – è probabile che se ne possano riscuotere fino al 6-7%.

La pace fiscale auspicata, però, non riguarda solo i debiti minori, ma vuole promuovere un meccanismo volto a recuperare anche le somme maggiori. Nello specifico, per le cartelle cui importo è compreso tra mille e 3 mila euro, ha affermato Leo, l’idea è quella di:

  • tagliare del 50% l’imposta dovuta all’Erario;
  • togliere gli agi e gli interessi;
  • ridurre le sanzioni del 5%.

I tecnici del governo, però, “stanno ancora facendo i conti”, per cui su questi sconti (se, come e per chi saranno validi) siamo ancora nel campo delle ipotesi.

Ancora un’ipotesi è anche la proposta dell’aumento degli stipendi e del taglio delle tasse (di cui vi avevamo già parlato qui).

La crisi avanza e lo Stato batte cassa: procedere con un condono è una buona idea?

Il principio di base che, in linea generale, giustifica l’approvazione di un condono fiscale è essenzialmente sempre lo stesso: lo stato prova a recuperare il recuperabile e, invece di straperdere, decide di perdere solo in parte. Garantendo sconti e un trattamento agevolato rispetto a quello ordinario, quindi, l’obiettivo è di invogliare chi non ha ancora sanato i propri debiti a farlo. In questo modo il contribuente potrà finalmente regolarizzare la propria posizione con il Fisco pagando di meno e, allo stesso tempo, alle casse statali arriva maggiore liquidità.

Liquidità che farebbe comodo all’Italia, che oggi sta attraversando una delle crisi più complesse degli ultimi tempi. Dopo aver auspicato un recupero di capitali da investire in nuove riforme attraverso un maxi taglio del reddito di cittadinanza (qui vi abbiamo spiegato come cambia il sussidio e a chi verrà tolto subito), adesso il prossimo passo pare sia quello della pace fiscale. Ma è davvero una buona idea? 

Stando ai dati raccolti dalla CGIA di Mestre, 30 anni di condoni fiscali avrebbero assicurato allo stato italiano circa 104,5 miliardi di euro (il report risale al 2011 ma ci torna utile oggi perché analizza un periodo storico molto ampio e per cui si hanno dati riscontrabili ancora adesso).

Comunque, di tutti i condoni approvati dal 1973 al 2003/2004, cinque sono stati fiscali (e uno di natura previdenziale), uno riguarda gli omessi versamenti Iva (1997, per cui l’Italia è stata condannata dalla Corte Ue), uno è relativo alle tasse rifiuti (1989) e uno le scritture contabili (1995).

Quanto ha incassato l’Italia grazie ai condoni fiscali

Tenendo conto dei condoni fiscali, solo quelli del 1982 e del 1992 (fiscale e fiscale tombale) sono stati un successo, con un gettito incassato dall’Erario rispettivamente pari al 113% nel 1982 e al 120,6% nel 1992 rispetto alle previsioni.

Buoni anche i risultati del condono previdenziale (che copre gli anni 1980-2003), con un recupero del 91,5% rispetto alle previsioni, quello degli omessi versamenti Iva avvenuto nel 1997 (con l’81,8% dei capitali recuperati) e quello fiscale compreso il tombale 1997/2022 (con il 73,6% dei capitali recuperati negli anni 2002-2003). Mentre sono stati praticamente un flop il condono fiscale ex forfettari del 1989 (1,76% di gettito recuperato) e quello delle tasse sui rifiuti dello stesso anno (3,3% di gettito recuperato).

Tenendo tuttavia conto di quelle che sono le attuali previsioni della Corte dei Conti – ovvero un recupero del 6/7% – c’è da dire che in 30 anni di condoni (di ogni natura e genere) solo 4 volte il recupero è rimasto sotto questa percentuale: condono valutario nel 1976 (4% di gettito rispetto alle aspettative); condono ex forfettari nel 1989 (1,76% di gettito rispetto alle aspettative); condono tasse rifiuti nel 1989 (3,3% di gettito rispetto alle aspettative); condono scritture contabili nel 1995 (2,7% di gettito rispetto alle aspettative).

A decidere la buona riuscita o meno di un condono ci sono tutta una serie di varianti che possono portare a risultati diversi a seconda del periodo, del target di riferimento e delle condizioni economiche e sociali in un determinato territorio. Non c’è una legge indiscussa e oggettiva che garantisce feedback positivi della popolazione a un trattamento, per così dire, di favore. Non è detto, insomma, che gli sconti e i trattamenti agevolativi promessi invitino gli evasori a cambiare rotta. Al contrario, però, possono  far tirare una sospiro di sollievo a chi non riesce a far fronte ad alcuni debiti.