Tasse 2024: ecco quali aumenteranno

Nel 2024 non ci sarà solo il taglio del cuneo fiscale. Alcune tasse sono destinate ad aumentare: ecco quali sono

Foto di Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Sui giornali e sui media in generale vengono reclamizzate le misure a sostegno delle famiglie meno abbienti e delle imprese. Effettivamente il governo Meloni si sta muovendo per aiutare i lavoratori e le imprese. Meno reclamizzato sono gli interventi che hanno avuto come oggetto le tasse, che in alcuni casi sono destinate ad aumentare.

Quella che sostanzialmente rappresenta la prima Legge di Bilancio firmata dal governo Meloni – la precedente era stata ereditata dall’esecutivo guidato da Mario Draghi – si fonda sostanzialmente su:

  • serietà;
  • prudenza;
  • responsabilità.

Tre parole chiave che Giorgia Meloni ha utilizzato per definire la Manovra 2024. Se, però, da un lato l’abbassamento della pressione fiscale è stata utilizzata dall’esecutivo come un vero e proprio cavallo di battaglia, non sono mancate delle sorprese per i contribuenti, che sono alle prese con le tasse da pagare. Cerchiamo, quindi di capire cosa cambierà dal prossimo anno e cosa devono aspettarsi i cittadini in questo senso.

Tasse: cosa aumenterà nel 2024

La Legge di Bilancio che è al vaglio in questo momento è ufficialmente consultabile. Benché il testo possa essere modificato fino all’ultimo momento, non ci sono più molte incertezze. Le conferme definite sono attese entro il 31 dicembre 2023: entro questa data potrebbero sopraggiungere eventuali ed ulteriori modifiche.

Ora come ora il governo Meloni ha previsto una serie di aumenti, tra i quali possiamo citare:

  • le sigarette. Ogni pacchetto aumenterà mediamente di 10 centesimi, mentre quelli che costano meno di cinque euro aumenteranno di 3 centesimi. Il tabacco trinciato costerà tra i 20 ed i 30 centesimi in più a busta. Gli aumenti coinvolgeranno anche le sigarette elettroniche: secondo alcuni calcoli effettuati da Il Sole 24 Ore gli aumenti passano da 28,30 euro ogni mille sigarette per arrivare a 28,70 euro nel 2025. Per le sigarette tradizionali, invece, si stima un aumento compreso tra i 10 ed i 12 centesimi a pacchetto: le variazioni sono determinate dalla fascia di prezzo di mercato che viene occupato dal prodotto;
  • l’Iva sui prodotti di igiene intima femmine passa dal 5% al 10%;
  • l’Iva sui pannolini passa dal 5% al 10%;
  • per gli alimenti per i bambini l’Iva passa dal 5% al 10%;
  • per i seggiolini auto l’Iva passa dal 5% al 22%.

Le contestazioni

In occasione della conferenza stampa del 16 ottobre 2023 Giorgia Meloni aveva ricordato gli incrementi legati all’Iva. Già in quell’occasione erano state mosse alcune polemiche su questo argomento. La decisione di andare ad aumentare le imposte su alcuni beni che possono essere considerati essenziali andrebbe a cozzare con l’intenzione dell’esecutivo di promuovere la natalità.

Non è detto, comunque vada, che le discussioni che ruotano intorno alla Legge di Bilancio possano portare ad ulteriori modifiche anche in questo senso.

Immobili: le tasse in aumento

Qualche malcontento ed alcune contestazioni sono state mosse anche sulle tasse relative agli immobili, che sono destinate ad aumentare. Uno dei primi pensieri, sicuramente, va alla cedolare secca sugli affitti brevi, che passa dal 21% al 26%, benché ad essere sfiorato da questa novità siano solo gli appartamenti a partire dal secondo.

Una stima contenuta all’interno della relazione tecnica che accompagna la Legge di Bilancio ha stimato che il maggior gettito di questa misura sia limitato ad appena 8,8 milioni di euro. Questo a fronte di canoni dichiarati per 176,9 milioni di euro. La cifra aggiuntiva che arriverà nelle casse dell’Erario sarà di poco inferiore ai 9 milioni di euro.

Le obiezioni che sono state mosse a questa decisione vertono sull’annoso problema degli affitti in nero. Alzando il prelievo fiscale non si garantirebbe una maggiore fedeltà dei contribuenti, se non risultano essere accompagnate da delle vere e proprie misure a contrasto del sommerso. Il rischio, in questo caso, è quello di spingere ulteriormente i contribuenti verso l’evasione.

Il Superbonus

Nella Manovra 2024 trova spazio anche la vendita delle case ristrutturate sfruttando le agevolazioni del Superbonus 110%. I contribuenti che dovessero vendere degli immobili oggetto di interventi entro 10 anni dovranno pagare una tassa del 26% sulla plusvalenza generata grazie alla vendita. A questa regola sono esclusi gli immobili acquisiti dopo la successione o la prima casa.

L’importo da tassare si ottiene sottraendo il 50% delle spese sostenute per gli interventi effettuati da più di cinque anni.

Gli altri aumenti previsti

L’elenco delle tasse in aumento, purtroppo, non finisce qui. I contribuenti devono tenere conto che è previsto un aumento della ritenuta a titolo di acconto – che passerà dall’8% all’11% – sui cosiddetti bonifici parlanti, che vengono effettuati per gli interventi edilizi relativi alle detrazioni fiscali. In questo caso, però, siamo di fronte ad una ritenuta operata a titolo di acconto, che andando a ben vedere non costituisce un vero e proprio incremento del livello di imposizione.

La conseguenza di questa novità, comunque vada, è una riduzione della liquidità che, associata ad un depotenziamento graduale dei bonus, potrebbe innescare non pochi problemi al settore dell’edilizia.

Tra gli altri aumenti previsti si devono ricordare:

  • sale dallo 0,76% all’1,06% l’Ivie, ossia l’imposta sul valore degli immobili situati all’estero;
  • passa dal 2 al 4 per mille invece l’aliquota dell’Ivafe, ossia l’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero;
  • i comuni, dal 2025 in poi, hanno la possibilità di aumentare ad un massimo di due euro la tassa di soggiorno.

Quanto arriverà nelle casse dello Stato

Grazie a questi aumenti, quanto arriverà direttamente nelle tasche dello Stato? La speranza del governo Meloni è di riuscire a racimolare qualcosa come 1 miliardo di euro, grazie anche ad ulteriori rincari che dovrebbero scattare dal 2025.

È necessario ricordare, inoltre, che i tagli del cuneo fiscale sono a tempo: nel 2025 potrebbe non essere rinnovato e potrebbe portare nelle casse dello Stato ulteriori fondi.

A questo punto è lecito porsi una domanda: in che modo gli italiani potranno godere delle misure a sostegno del reddito e degli sgravi fiscali, se poi verranno tassati su altri fronti?