Sportivi professionisti, come vengono tassati i redditi provenienti dall’attività atletica

Gli sportivi professionisti, come calciatori e tennisti, vengono tassati come tutti i contribuenti. Nello stesso modo degli operai assunti in fabbrica

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 7 Ottobre 2024 10:10

I redditi degli sportivi professionisti sono sottoposti a regolare tassazione. La loro gestione ai fini fiscali, ad ogni modo, cambia a seconda del rapporto di lavoro che il singolo atleta ha instaurato con il proprio datore di lavoro. Ossia con la società sportiva di turno.

Cerchiamo, quindi, di capire come debbano sono gestiti questi redditi e come debbano essere inseriti nella dichiarazione dei redditi.

Sportivi professionisti, la definizione ufficiale.

Prima di capire come debbano essere gestiti i redditi provenienti dalle prestazioni professionali, è necessario definire con precisione chi siano gli sportivi professionisti. A chiarirlo è l’articolo 2 della Legge n. 91/81, che fornisce questa descrizione molto dettagliata:

Gli atleti, gli allenatori, i direttori tecnico-sportivi ed i preparatori atletici che esercitano l’attività sportiva a titolo oneroso con carattere di continuità nell’ambito delle discipline regolamentate dal Coni e che conseguono la qualificazione dalle federazioni sportive nazionali. Questo secondo le norme emanate dalle federazioni stesse, con l’osservanza delle direttive stabilite dal Coni, per la distinzione dell’attività dilettantistica da quella professionistica.

Successivamente la riforma del settore dello sport ha provveduto a individuare quali siano le società – non si è concentrato sulla definizione di sportivi professionisti – che operano a scopo di lucro. Stando a quanto previsto dall’ex articolo 38, comma 1, del Dlgs n. 36/21 sono le società che:

  • svolgono l’attività sportività con fini di lucro;
  • operano in vari settori sportivi dopo aver ottenuto la qualificazione delle Federazioni sportive nazionali o dalle Discipline sportive associate nel rispetto delle norme che le stesse hanno emanato. Le suddette società, inoltre, osservano le norme e le direttive previste dal Coni e dal Cip. Rientrano in questo ambito anche quanti operano nel settore delle attività paralimpiche.

Il Coni ha riconosciuto le seguenti federazioni sportive italiane:

  • Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio;
  • Fci, Federazione Ciclistica Italiana;
  • Fig, Federazione Italiana Golf;
  • Fip, Federazione Italiana Pallacanestro.

Lavoro dipendente o autonomo

All’interno delle società sportive professionistiche ci sono due diverse categorie di professionisti:

  • lavoratori sportivi;
  • lavoratori e collaboratori per i quali deve essere applicata la disciplina del diritto del lavoro.

Rientrare nella fattispecie dei professionisti sportivi implica l’applicazione di una disciplina speciale nel rapporto contrattuale, tributario e di sicurezza sociale. Soffermandosi a questa fattispecie, l’attività si può inquadrare attraverso la stesura di un contratto di :

  • lavoro subordinato, previsto dall’articolo 2094 del Codice Civile. In questo caso il dipendente è sottoposto al potere direttivo, organizzativo e disciplinare del datore di lavoro;
  • lavoro autonomo, previsto dall’articolo 2222 del Codice Civile, che si può esplicare anche nella forma della collaborazione coordinata e continuativa ai sensi dell’articolo 409 comma 1 n. 3 del Codice di Procedura Civile.

Il lavoro dipendente per gli sportivi professionisti

Optare per il lavoro subordinato presuppone che l’attività principale dello sportivo professionista sia quella di atleta. O quanto meno il lavoro viene prestato come attività principale e in via continuativa. Il contratto di lavoro subordinato può essere applicato sia al settore dilettantistico che a quello professionistico e può prevede un accordo a tempo determinato o a termine.

Solo per fare un esempio, rientrano nella categoria del lavoro dipendente i contratti dei calciatori professionisti, quelli dei piloti di moto e di auto.

Il lavoro autonomo

L’attività degli sportivi professionisti può rientrare nell’alveo del lavoro autonomo – disciplinato dall’articolo 27, comma 3 del Dlgs n. 36/21 – quando non si vengono a verificare le condizioni per essere inquadrato come un lavoro dipendente. L’atleta, in questo caso, deve aprire una partita Iva e fatturare i compensi percepiti.

Rientrano in questa categoria, solo per fare degli esempi, i giocatori di golf e i tennisti.

La tassazione dei redditi degli sportivi professionisti

Nel caso in cui il contratto che gli sportivi professionisti e l’azienda stipulano sia riconducibile all’ambito del lavoro subordinato, la tassazione deve avvenire basandosi sulle disposizioni che sono previste all’interno degli articoli da 49 a 52 del Dpr n. 91/86 in materia di redditi da lavoro dipendente.

Il reddito percepito dall’atleta – indipendentemente che avvenga in denaro o sotto forma di fringe benefit – deve essere assoggettato a tassazione tramite ritenute alla fonte prelevate direttamente dalla società sportiva. Quest’ultima opera in veste di sostituto d’imposta ai sensi dell’articolo 23 del Dpr n. 600/73. Le ritenute devono essere effettuate anche quando gli sportivi professionisti non risultano essere fiscalmente residenti in Italia.

Un calciatore residente fiscalmente in Italia, solo per fare un esempio, nel momento che ha sottoscritto un contratto di lavoro dipendente, si vedrà applicare delle ritenute fiscali direttamente nella busta paga che gli rilascia il datore di lavoro.

La tassazione dei calciatori professionisti

In Italia la tassazione dei calciatori professionisti è regolamentata da particolari norme fiscali ed è caratterizzata da alcuni elementi distintivi. I compensi vengono considerati come redditi da lavoro dipendente e quindi vengono assoggettati alla normale tassazione Irpef.

Le squadre di calcio, in questo caso, agiscono come sostituti d’imposta, applicando le ritenute alla fonte sui redditi che vengono erogati.

Oltre allo stipendio, il calciatore può ricevere dei compensi in natura – i cosiddetti fringe benefit – che devono essere inclusi nel reddito imponibile ai fini Irpef. All’interno di queste erogazioni ci possono essere dei beni o dei servizi forniti dalla società sportiva.

La tassazione dei tennisti professionisti

La tassazione prevista per i tennisti professionisti presenta alcune peculiarità simili a quella dei calciatori. Ma con delle differenze che sono strettamente legate alla struttura dei loro guadagni e valle varie norme fiscali che devono essere applicate. i compensi dei tennisti, molto semplicemente, possono essere i seguenti:

  • prize money, i quali, molto semplicemente, sono i premi vinti nei tornei;
  • contratti di sponsorizzazione, costituiti da compensi erogati dalle aziende per promuovere i loro prodotti;
  • diritti di immagine, che permettono di ottenere ingenti guadagni grazie all’utilizzo dell’immagine per campagne pubblicitarie.

I compensi maturati dai tennisti costituiscono dei redditi da lavoro autonomo, ma il loro inquadramento varia a seconda della natura del contratto che viene stipulato con la società sportiva. I compensi per le prestazioni sportive sono assoggettati alla tassazione secondo le disposizioni previste dagli articoli 49-52 del TUIR.

La tassazione delle sponsorizzazioni, invece, varia a seconda del paese nel quale si svolge l’evento e dalle normative locali. In Italia, per i redditi oltre i 50.000 euro l’aliquota Irpef da applicare è pari al 43%, il che riduce notevolmente il reddito netto percepito dall’atleta.