Rottamazione quater in scadenza il 5 marzo, fine della proroga per chi ne ha diritto

Ultimi giorni per la Rottamazione quater: chi non paga entro il 5 marzo decade. La Lega punta a una sanatoria decennale, ma sindacati e opposizioni contestano. Incassi in calo

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 3 Marzo 2025 09:16

Per chi ha aderito alla Rottamazione quater, il tempo sta per scadere. Mercoledì 5 marzo è l’ultimo treno per pagare la rata, complice il salvagente dei cinque giorni di tolleranza concessi oltre la scadenza ufficiale del 28 febbraio. Chi salta questo appuntamento si trova fuori gioco, senza possibilità di appello. E guai a pensare di rientrare grazie alla riapertura dei termini prevista dal Milleproroghe: questa opportunità è riservata esclusivamente a chi, entro il 31 dicembre 2024, aveva già perso il diritto alla rateizzazione e non a chi, oggi, si trova in bilico con i pagamenti.

Chi salta la scadenza perde ogni chance di restare dentro la Rottamazione Quater. Intanto, nei corridoi del Parlamento si prepara l’ennesima puntata della saga fiscale: la Lega vuole una versione extra-large del provvedimento, con pagamenti diluiti su dieci anni. Sindacati e opposizioni non la prendono bene e accusano il governo di trasformare il fisco in una telenovela a puntate.

Rottamazione quater, chi può accedere alla proroga

L’Agenzia delle Entrate ha chiarito che la riapertura dei termini non è prevista per tutti i contribuenti. Coloro che hanno un piano di pagamento attivo e hanno rispettato le scadenze fino al 31 dicembre 2024 devono continuare a versare gli importi dovuti secondo il calendario prestabilito. La rata originariamente prevista per il 28 febbraio, ora differita al 5 marzo, resta un obbligo imprescindibile per mantenere i benefici della definizione agevolata. Per questi contribuenti, il Milleproroghe non prevede alcuna possibilità di riammissione: chi è in regola deve proseguire nei pagamenti, mentre chi non ha rispettato le scadenze non potrà accedere a nuovi meccanismi di sanatoria.

Regole per la riammissione

Per i contribuenti che hanno perso il diritto alla Rottamazione quater a causa di un pagamento tardivo o mancato, la legge prevede una possibilità di riammissione. Sarà necessario presentare un’apposita dichiarazione entro il 30 aprile 2025. Viceversa, chi oggi è in regola e non provvede al pagamento entro la nuova scadenza perderà ogni facilitazione e non potrà accedere ad alcuna proroga. La riammissione sarà riservata esclusivamente a chi, entro il 31 dicembre 2024, ha omesso o ritardato almeno una rata.

Resistenze politiche e sindacali e il piano della Lega

Il Parlamento ha riaperto il cantiere della rottamazione, con la Lega decisa a spingere il suo disegno di legge nella Commissione Finanze del Senato. Massimo Garavaglia, presidente della Commissione, descrive la proposta come “una rateizzazione lunga senza sanzioni”, un’operazione che promette di spalmarne gli effetti nel tempo. Ma non tutti applaudono. L’opposizione storce il naso e alcuni sindacati alzano il muro. La Uil lo ha chiamato “un condono del condono”. Il rischio, per chi contesta la misura, è quello di trasformare il fisco in una sorta di gioco d’azzardo, dove chi aspetta abbastanza a lungo trova sempre un nuovo salvagente.

La Lega tira dritto con la sua proposta, senza badare alle critiche. Il piano è quello di spalmarne gli effetti su dieci anni, senza sanzioni né interessi. “Comincerà l’iter in commissione della proposta voluta dalla Lega. C’è il pieno accordo della Lega, di Giorgetti e penso di tutto il governo per andare a cancellare queste cartelle”, ha annunciato Matteo Salvini. Un colpo di spugna che, secondo lui, farebbe bene a tutti: lo Stato incassa e milioni di contribuenti si liberano dal fardello fiscale.

L’Agenzia delle Entrate certifica il rallentamento del business delle sanatorie fiscali. Nel 2024, gli incassi straordinari, tra rottamazione delle cartelle e definizione delle liti fiscali, hanno subito una frenata del 30% rispetto all’anno precedente, fermandosi a 3,5 miliardi di euro. Un dato che mette sul tavolo una questione spinosa: quanto può reggere ancora il meccanismo delle sanatorie ripetute? Per le casse pubbliche, il gioco rischia di non valere più la candela.