La riduzione dell’Irpef per il ceto medio va rinviata. Ci sarà, dunque, ma solo in futuro e cioè quando i conti pubblici saranno maggiormente consolidati e sicuri. È questo quanto riferiscono fonti del Mef dopo il vertice tenutosi a Palazzo Chigi tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, gli altri leader del centrodestra e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Al centro del dibattito anche altri “aggiustamenti” alla Manovra 2025, tra cui l’Ires premiale per le aziende che investono e assumono e la revisione del tetto per le flat tax dipendenti. Raggiunto un accordo anche sulla tassazione degli straordinari degl infermieri e il turn over nella Pa.
La riduzione dell’Irpef
A spingere verso la riduzione della seconda aliquota Irpef del cosiddetto ceto medio erano soprattutto Forza Italia e il viceministro dell’Economia Maurizio Leo. Proprio quest’ultimo nei giorni scorsi aveva definito l’intervento come “necessario” per offrire anche a questa categoria di cittadini il taglio del cuneo contributivo.
Occorrono però le coperture che, al momento, non ci sono. In questo gioca un ruolo fondamentale il flop (o solo mezzo flop secondo alcune letture) del concordato preventivo. Lo stesso Leo aveva auspicato entrate dalla misura – oggetto di proroga anche oltre la scadenza – di 2,5 miliardi, così da poter portare a ridurre di due punti l’aliquota Irpef del ceto medio ora al 35%. La decisione di rimandare, presa dal governo, lascia pensare che le coperture sperate non ci saranno. Meglio dunque aspettare di avere dati più certi. La seconda finestra del concordato preventivo, si ricorda, chiuderà il 12 dicembre 2024.
Il tetto per le flat tax dipendenti
Oggetto di discussione nell’incontro a Palazzo Chigi è stato anche il tetto di reddito da lavoro dipendente al di sotto il quale si può beneficiare della flat tax per la parte guadagnata svolgendo lavoro autonomo. La Lega di Matteo Salvini proponeva di alzare il reddito da 30mila a 50mila euro, ma al termine del meeting si è deciso di fermare la cifra a 35mila euro.
L’Ires premiale
Altro punto all’ordine del giorno riguardava il cosiddetto Ires premiale, meccanismo fortemente spinto da Confindustria che prevede la riduzione delle imposte sul reddito per tutte quelle società che hanno effettuato degli investimenti e incrementato l’occupazione. Stando a quanto riferito dalla Lega, sarebbe stato raggiunto l’accordo per una riduzione della tassa, portandola dal 24 al 20%. I 400 milioni di copertura deriverebbero invece da un contributo preso dalle banche e dalle assicurazioni.
La flat tax per gli infermieri
Fonti del partito di Giorgia Meloni riferiscono inoltre che l’esecutivo avrebbe come obiettivo riuscire a introdurre una tassazione agevolata, del 5%, sugli straordinari degli infermieri oltre che un compenso da 500 euro agli specializzandi di area sanitaria (veterinari, odontoiatri, farmacisti, biologi, chimici, fisici, psicologi).
Il turn over per la Pubblica amministrazione
Il vertice di governo ha anche portato alla decisione di escludere dal blocco parziale del turn over della Pa le forze dell’ordine, gli enti locali, il personale ATA e ricercatori. Per i nuovi artigiani e i commercianti, invece, sarà ridotto del 50% il minimo contributivo Inps per i primi tre anni di attività.