Le imposte sui dividendi si pagano anche quando si rinuncia ad incassarli. Con le risposte agli interpelli 59 e 182 del 2025 l’Agenzia delle Entrate ha ribadito che le somme devono essere considerate come incassate – almeno dal punto di vista fiscale – e devono essere assoggettate alla ritenuta del 26%.
Quello a cui ci troviamo davanti è il cosiddetto incasso giuridico, il quale, almeno stando all’interpretazione fornita dall’AdE, si fonda su un concetto ben preciso: rinunciare ad un dividendo deliberato equivale – almeno da un punto di vista strettamente fiscale – ad aver incassato lo stesso l’importo e, in un momento successivo, avervi rinunciato. Ai fini pratici questo significa che nel momento in cui i soci non dovessero percepire materialmente i dividendi, devono mettere mano al portafoglio lo stesso per pagare le imposte.
Indice
Imposte sui dividendi, il caso specifico
La gestione delle imposte relative ai dividendi è stata analizzata ampiamente dall’Agenzia delle Entrate nella risposta all’interpello n. 59/E/25, nella quale l’istante aveva chiesto alcuni chiarimenti su come dovessero essere trattate fiscalmente le rinunce ai dividendi deliberati. Entrando un po’ nello specifico nell’istanza si faceva riferimento a tre aspetti:
- la disciplina transitoria introdotta dall’articolo 1, comma 1006 della Legge n. 205/15 (Legge di Bilancio 2018): deve essere applicata anche ai dividendi percepiti da delle persone fisiche che non sono degli imprenditori;
- la rinuncia dei dividendi da parte dei soci non costituisce una sopravvenienza attiva che deve essere imputabile alla società;
- eventuali dividendi non distribuiti e successivamente destinati a riserva straordinaria sono irrilevanti ai fini Ires per la società.
Nel caso analizzato dall’Agenzia delle Entrate, a seguito dell’approvazione del Bilancio 2020, l’assemblea dei soci dell’istante aveva deliberato la distribuzione dei dividendi. In un secondo momento era stato deciso di distribuirne solo una parte – pari al 20-30% – destinando il rimanente alla riserva straordinaria.
La rinuncia dei dividendi è un incasso giuridico
Quanto proposto dall’Agenzia delle Entrate non costituisce una posizione completamente nuova. Già in passato lo stesso concetto era stato espresso con la risoluzione n. 56/E/19. La novità di quest’ultima pronuncia è da collegare ad un’applicazione molto più rigorosa, che sostanzialmente circoscrive in modo dettagliato l’ambito interpretativo.
Il nocciolo della questione, sostanzialmente, verte intorno al fatto che l’eventuale rinuncia ad incassare i dividendi possa determinare una sopravvenienza attiva per la società – come previsto dall’ex articolo 88 comma 4-bis del TUIR – o debba essere considerato un incasso giuridico effettuato dai soci.
L’interpretazione fornita dall’Agenzia delle Entrate prevede che il valore fiscale del credito che deriva dai dividendi deliberati non incassati coincide con il loro valore nominale. Il generarsi di questa situazione implica che la rinuncia ad incassare i dividendi da parte dei soci non determina una sopravvenienza attiva per la società, ma un’imposizione fiscale sui rinunciatari, che dovranno provvedere a versare una ritenuta pari al 26% come previsto dall’articolo 27 del Dpr n. 600/73.
La sopravvenienza attiva – stando a quanto prevede la legge – si viene a formare solo e soltanto per la parte che eccede il valore fiscale del credito. Quando l’operazione coinvolge delle persone fisiche non imprenditori, però, coincide sempre con il valore nominale, andando ad azzerare la sopravvenienza.
Incasso giuridico, di cosa si tratta
Prima di proseguire è bene soffermarsi un attimo su cosa sia l’incasso giuridico: sotto il profilo fiscale è considerato tale un reddito percepito dal contribuente per il semplice fatto che ne ha acquisito la disponibilità giuridica, anche se materialmente non ha ricevuto il denaro. Si viene a verificare, in altre parole, nel momento in cui un determinato soggetto ha diritto a riscuotere una determinata somma e per un qualsivoglia motivo decide di rinunciare a questo diritto. L’Agenzia delle Entrate ritiene che questo reddito sia stato effettivamente incassato e vi calcola sopra le imposte da versare.
Quanto abbiamo visto fino a questo momento si basa su un principio contenuto all’interno della circolare 73/E/94, attraverso la quale è stato chiarito che l’eventuale rinuncia a dei crediti che derivano da dei redditi soggetti a tassazione per cassa – come dividendi e i compensi per gli amministratori, solo per fare degli esempi – vige il presupposto dell’incasso giuridico: devono essere tassati, indipendentemente dall’effettivo incasso.
L’applicazione dell’incasso giuridico segue una logica ben precisa: si vogliono evitare delle distorsioni fiscali. Il contribuente, infatti, potrebbe eludere la tassazione decidendo di rinunciare – almeno a livello formale – ad un reddito, senza pagarne le imposte. Quando vengono erogati dei dividendi:
- nel caso in cui non fosse previsto l’incasso giuridico un socio potrebbe rinunciare al suo incasso per ridurre le imposte da pagare a livello personale. Questo creerebbe un vantaggio fiscale, senza che ci sia un’uscita di denaro reale;
- la rinuncia ai dividendi potrebbe portare ad un salto d’imposta – si eviterebbe di pagare le tasse senza che ci sia una reale giustificazione economica -: l’operazione potrebbe determinare un aumento del valore della partecipazione, senza che si paghino le relative imposte.
Come si è evoluta l’interpretazione dell’AdE
Su questo argomento l’Agenzia delle Entrate ha un orientamento consolidato, che si è sviluppato nel corso degli anni. Importante in questo contesto è la risoluzione n. 124/2017, attraverso la quale era stato chiarito che il valore nominale e quello fiscale dei crediti sono equiparati per le persone fisiche non imprenditori. Con la risposta n. 182/2025, sostanzialmente è stato ribadito lo stesso principio.
Cosa comporta per soci e società
La gestione delle imposte in caso di rinuncia dei dividendi ha un impatto sulle strategie fiscali delle società e, ovviamente, dei loro soci. Questa operazione, almeno fino a questo momento, serviva ad evitare la tassazione immediata e contribuiva a rendere più leggero il carico fiscale. A questo punto sarà obbligatorio pagare le tasse.
La decisione dell’Agenzia delle Entrate ha delle conseguenze particolarmente rilevanti per:
- i soci persone fisiche non imprenditori. La rinuncia ai dividendi non comporta alcun tipo di cambiamento da un punto di vista fiscale. Sono degli importi che, almeno sulla carta, sono stati incassi, e sono soggetti a ritenuta d’acconto;
- le società. In questo caso la rinuncia non determina alcun tipo di sopravvenienza attiva: non porta ad un reddito imponibile per l’impresa. Ma non costituisce nemmeno un vantaggio fiscale per i soci.