Tutt’altro che vacanze per l’Agenzia delle Entrate in questa rovente estate 2023, stagione in cui sono stati raggiunti i massimi picchi di calore dal punto di vista metereologico. E tanto caldo si è avvertito anche nelle stanze dell’agenzia governativa negli ultimi due mesi e mezzo in cui, tra controlli e indagini approfondite, tanto è stato il lavoro messo in campo per cercare di far fronte a una delle truffe più frequenti legate alle partite Iva.
Agenzia delle Entrate che, infatti, ha usato il pugno duro e messo alle strette i furbetti delle partite Iva “apri e chiudi”, spesso nate con lo scopo di mettere a segno dei raggiri e poi lasciate lì o chiuse in fretta e furia prima di dover pagare le tasse in Italia.
Chiuse oltre mille partite Iva
Il lavoro dell’Agenzia delle Entrate degli ultimi due mesi e mezzo ha avuto uno scopo ben preciso, ovvero mettere sotto la lente d’ingrandimento tutte quelle partite Iva sospette che negli ultimi anni sembrano aver approfittato di aperture e chiusure lampo per aggirare il pagamento delle tasse. Il fenomeno delle partite Iva “apri e chiudi”, infatti, è molto frequente nel nostro Paese, con esercizi aperti spesso da cittadini extra Ue che iniziano l’attività in Italia e ancor prima di cominciare a pagare le tasse vengono chiuse.
Così facendo, ancor prima che lo Stato si possa accorgere di loro, gli imprenditori chiudono l’attività non versando un solo euro nelle casse italiane. Una vera e propria manovra di evasione che si ripercuote in maniera decisa nell’economia italiana che però, grazie a un recente provvedimento del Governo, ha detto stop.
E il lavoro degli ultimi mesi dell’Agenzia dell’Entrate ha permesso di scovarne numerose e chiuderne oltre 1.200. Tutto ciò è stato possibile grazie all’ultima Legge di Bilancio che ha offerto nuovi strumenti di controllo all’Agenzia che apparentemente stanno funzionando.
L’Agenzia, infatti, ha avvito la cessazione d’ufficio per tutte quelle partite Iva caratterizzate da profili di”«grave e/o sistematica evasione e inadempimento fiscale” nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo breve tempo. E chi ha subito la chiusura non ha scampo, perché se non arriva la presentazione di una fideiussione di tre anni con un minimo di 50.000 euro, la possibilità di aprire una nuova partita Iva è pari a zero.
Stop ai furbetti
Ma dove sono state chiuse più partite Iva? Secondo i dati presentati dall’Agenzia, la maggior parte degli esercizi sospetti ruotava attorno a Lombardia, Lazio e Campania, con un unico comun denominatore, ovvero l’origine straniera degli imprenditori “furbetti”.
Nello specifico, delle 1.200 partite Iva chiuse negli ultimi due mesi e mezzo quasi 400 erano quelle della Lombardia (359), seguite da quelle del Lazio (254), Campania (166), Toscana e Veneto (105).
Ma non è finita qui, perché sono saltate fuori altre 500 partite Iva, aperte nel 2021 e 2022, da sottoporre ad ulteriori approfondimenti e che potrebbero presto subire lo stesso trattamento delle 1.200 che hanno ricevuto lo stop dall’Agenzia delle Entrate.
A queste vanno poi sommate le oltre 800.000 verifiche sulle partite Iva inattive che non davano segni di vita all’agenzia governativa da oltre tre anni, alle quali nei prossimi giorni sarà inviata la comunicazione preventiva della chiusura d’ufficio se non arriveranno chiarimenti sulla mancata presentazione della dichiarazione Iva dal 2019 al 2021.