Meloni cambia idea: aumenta la tassa di successione

Sale lo scontro nel Governo per l'ipotesi di intervento sulla tassa di successione per allargare l'imposta anche ai parenti più lontani: altolà di Forza Italia

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Nel tentativo di rastrellare risorse per finanziare una scarna Legge di Bilancio Giorgia Meloni decide di andare a toccare la tassa di successione, provocando però un sussulto immediato in buona parte della maggioranza. A poco meno di 48 ore dell’arrivo della Manovra sul tavolo del Consiglio dei ministri il Governo si divide sull’aumento e l’estensione dell’imposta sui beni trasferiti agli eredi, ma la premier sembra voler tirare dritto contro il muro alzato da Forza Italia.

Lo scontro nel Governo

L’idea di un intervento sulla tassa di successione dovrebbe rientrare tra le misure di un decreto che sarà discusso nel cruciale Cdm in programma lunedì 16 ottobre, insieme al Documento programmatico di bilancio (Dpb), al testo della Legge di Bilancio 2024 e al decreto legislativo che darà il via all’attuazione della delega fiscale.

Secondo quanto riportato da’ Repubblica’, il Governo avrebbe intenzione di allargare l’imposta del 6% sui beni trasferiti ai parenti affini più lontani, cioè i familiari del coniuge, oltre il terzo grado.

Una mossa che ha fatto saltare dalla sedia Forza Italia, che si è detta fortemente contraria a inasprire una tassa definita “oggettivamente immorale” dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti e cancellata dall’esecutivo guidato dal compianto fondatore Silvio Berlusconi nel 2001, prima di essere reintrodotta dal Governo Prodi nel 2006.

Lo stop è arrivato dal capogruppo degli azzurri alla Camera, Paolo Barelli: “Forza Italia è contro nuove tasse e in particolare quelle di successione che sarebbero improprie. Difatti riguarderebbero proventi già tassati all’origine quando gli stessi proventi sono stati generati. Peraltro mai questa materia è stata trattata o è stata fatta oggetto di ipotesi nelle riunioni tra gli alleati di governo”.

Posizione ribadita dal portavoce del partito Raffaele Nevi: “Siamo assolutamente contrari a qualsiasi ipotesi di un’estensione o di un aumento di questa tassa”.

“Per noi – ha dichiarato il deputato forzista – restano valide le parole e il pensiero di Berlusconi per il quale era ingiusto tassare la ricchezza che è frutto del lavoro e dei risparmi di una vita: non è questa la ricetta giusta per dare sviluppo al Paese, ma abbassare le tasse e ridurre la burocrazia”.

A togliere dall’impaccio il Governo è dovuto intervenire il viceministro dell’Economia Maurizio Leo dichiarando che “per il momento non se ne parla”, ma Giorgia Meloni e il titolare del Mef Giancarlo Giorgetti non sembrerebbero voler abbandonare l’idea di mettersi alle spalle questo storico tabù del centrodestra (qui quando l’ex segretario Pd Enrico Letta era stato bersagliato per aver proposto un intervento sull’imposta di successione).

Come funziona la tassa di successione

In Italia, rispetto ad altri Paesi, la tassa di successione è meno esosa perché ha aliquote più basse, meno progressive e franchigie più elevate.

La legge reinserita dal Governo Prodi II non prevede oggi nessun prelievo sull’eredità ricevuta dal coniuge, figli e nipoti se sotto il milione di euro. Oltre questa soglia l’imposta è del 4% per i parenti in linea diretta ed è del 6% per fratelli e sorelle sopra i 100mila euro.

Quest’ultima aliquota è applicata anche sull’eredità, indipendentemente dal valore, lasciata ai parenti fino al quarto grado e affini, cioè i parenti del coniuge acquisti, fino al terzo. Per i beni trasferiti a soggetti terzi esterni dai legami familiari, la tassa è dell’8% (qui avevamo spiegato cos’è la tassa di successione).