Reati e truffa ai danni dello Stato, cos’è il sequestro per equivalente?

Il sequestro per equivalente si applica nei reati fiscali, di corruzione, peculato e truffa ai danni dello Stato: permette di bloccare i beni personali dell’indagato se il profitto del reato non è più reperibile, assicurando il recupero delle somme illecite.

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Giorgia Dumitrascu

Avvocato civilista

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Cosa può accadere se lo Stato sospetta che qualcuno abbia guadagnato illecitamente, ma i soldi o i beni frutto del reato sembrano spariti nel nulla? In questo caso ci può essere il sequestro per equivalente. È una misura che consente alla magistratura di mettere le mani su qualsiasi bene del sospetto—dai conti correnti all’auto, fino alla prima casa—pur di recuperare il valore del reato.

Quando si rischia il sequestro per equivalente?

Il sequestro per equivalente è una misura cautelare prevista dall’art. 322 ter c.p. e si applica in tutti quei casi in cui:

L’autorità giudiziaria ritiene che il profitto di un reato non sia direttamente rintracciabile nei beni del presunto autore, oppure sia stato già dissipato o trasferito altrove.”

In pratica, si rischia il sequestro per equivalente ogni volta che le somme o i beni che sono il vantaggio illecito non sono più nella disponibilità immediata dell’indagato. In questi casi, il giudice può autorizzare il sequestro di altri beni, anche di natura diversa rispetto a quelli oggetto del reato, purché siano nella titolarità dell’indagato stesso.

Questa forma di sequestro ha lo scopo di garantire l’effettività della successiva confisca, nei casi in cui il patrimonio illecito venga occultato, venduto o trasferito a terzi per eludere le sanzioni. Infatti, la confisca per equivalente è la naturale prosecuzione del sequestro per equivalente, si applica nei reati contro la P.A., come la corruzione o l’appropriazione indebita, ma anche nei reati tributari e fiscali.

Che differenza c’è tra sequestro diretto e sequestro per equivalente?

La distinzione tra sequestro diretto e sequestro per equivalente serve a comprendere quando si rischia una misura piuttosto che l’altra.

Il sequestro diretto viene disposto sui beni che costituiscono il corpo del reato o il profitto immediato dello stesso.”

Si pensi al caso in cui una somma di denaro oggetto di appropriazione indebita sia ancora presente sul conto corrente dell’indagato: in questo caso, il sequestro avverrà direttamente su quel conto. Invece, il sequestro per equivalente si attiva solo quando non è possibile procedere al sequestro diretto. È, in sostanza, una misura sussidiaria. Se il profitto è recuperabile, il giudice deve preferire il sequestro diretto.

Per quali reati il sequestro per equivalente può colpire anche i beni personali?

Il sequestro per equivalente è una delle risposte più incisive del legislatore contro i reati di natura economica, in particolare quando si tratta di tutelare gli interessi dello Stato o della P.A. È applicabile principalmente in presenza di reati fiscali, come quelli previsti dal D. lgs. n. 74/2000, e nei casi di corruzione e altri delitti contro la P.A. La norma di riferimento è l’ art. 25 D.lgs. n. 74/2000- come modificato dal D.lgs. n. 173/2024, impone la confisca obbligatoria, anche per equivalente, del profitto o del prezzo dei reati tributari. Oltre ai reati fiscali, il sequestro per equivalente può intervenire nei procedimenti per corruzione, concussione, peculato, autoriciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, e in numerosi reati contro la P.A. In tutti questi casi, la misura non si limita ai beni direttamente collegati al reato, ma può colpire anche il patrimonio personale dell’indagato, senza distinzione tra beni acquisiti lecitamente o meno. Tale meccanismo è pensato per evitare che un soggetto, spostando o “ripulendo” il profitto illecito, riesca a sottrarsi alle conseguenze patrimoniali della condanna.

Il sequestro per equivalente può colpire la prima casa?

Da un punto di vista normativo, non esiste una tutela automatica per l’abitazione principale: anche la prima casa può essere sottoposta a sequestro per equivalente. Se sono presenti altri beni di valore analogo e facilmente liquidabili, la scelta dovrebbe cadere su questi ultimi, riservando il sequestro della prima casa solo ai casi in cui non vi siano alternative effettive per il raggiungimento dell’importo equivalente. Capita non di rado che, per ragioni di urgenza o per la difficoltà di identificare altri beni, la prima casa sia oggetto di sequestro, generando un pregiudizio non solo economico, ma anche sociale e familiare. La Corte di Cassazione ha ribadito che la tutela della casa di abitazione deve essere oggetto di specifica valutazione, ma non può considerarsi intangibile di fronte alle esigenze di confisca per equivalente (Cass. pen., sez. III, 22 gennaio 2024, n. 3057).

Se un bene è intestato a terzi o a un familiare, cosa succede?

Una delle questioni più controverse riguarda i beni intestati a terzi o a familiari. Il sequestro per equivalente può estendersi anche a questi beni se vi sono elementi che fanno presumere una intestazione fittizia, cioè quando il bene, pur risultando di proprietà di un altro soggetto, è di fatto nella disponibilità dell’indagato. È il caso di un’autovettura o di una casa intestata al coniuge o a un figlio, ma usata dall’indagato, o di beni trasferiti in trust con finalità di elusione. La giurisprudenza riconosce ai giudici ampi poteri di indagine sulla reale disponibilità dei beni, anche mediante presunzioni e riscontri documentali o testimonianze. Anche le quote di società spesso sono oggetto di sequestri per equivalente, specie quando si sospetta un “giro di quote” per schermare il patrimonio.

Cosa bisogna dimostrare per ottenere un sequestro per equivalente?

Per ottenere un sequestro per equivalente, la legge richiede che siano soddisfatti requisiti stringenti e che il giudice motivi in modo puntuale il proprio provvedimento.

Il P.M. deve fornire prove concrete sia del fumus commissi delicti, cioè della ragionevole probabilità che il reato sia stato commesso, sia del periculum in mora, ossia del pericolo che i beni oggetto di sequestro possano essere dispersi, trasferiti o comunque resi irrecuperabili.”

Senza la dimostrazione puntuale di entrambi, il sequestro per equivalente non può essere disposto.

Il giudice per le indagini preliminari (GIP) deve motivare il decreto di sequestro per equivalente indicando con precisione gli indizi a carico dell’indagato e il motivo per cui non è possibile procedere al sequestro diretto. In altre parole, il GIP non può limitarsi a formule di stile, ma deve accertare l’effettiva sussistenza di elementi di prova che giustifichino la misura cautelare.

Cosa si può fare per evitare o revocare un sequestro per equivalente?

Una prima linea di difesa consiste nel proporre opposizione al decreto di sequestro dinanzi al giudice che lo ha emesso, chiedendo una rivalutazione degli elementi a disposizione e sollevando eventuali carenze di motivazione o l’insussistenza dei presupposti previsti dalla legge.

La via più frequente rimane quella del riesame davanti al Tribunale del riesame, da depositare entro 10 giorni dalla notifica del provvedimento, ciò consente una valutazione collegiale e, spesso, una maggiore attenzione agli aspetti patrimoniali. In questa sede è importante portare all’attenzione dei giudici eventuali vizi formali o sostanziali, documentare la titolarità e la natura dei beni sottoposti a sequestro, o anche dimostrare. Il ricorso per Cassazione resta l’ultima ancora difensiva: anche qui, il margine di successo dipende dalla capacità di individuare vizi logici o carenze motivazionali nel provvedimento di sequestro, o nel rigetto del riesame.

Si può fare ricorso urgente se viene sequestrata la prima casa?

Il sequestro della prima casa è uno dei casi più delicati, perché incide su un diritto primario come l’abitazione. È possibile presentare una richiesta urgente di riesame, ed è possibile chiedere la sospensione dell’esecutività del provvedimento. La giurisprudenza ha riconosciuto la particolare tutela della prima casa solo in presenza di specifiche esigenze familiari documentate e, soprattutto, quando vi siano altri beni aggredibili di pari valore. Nei casi di urgenza, è possibile ottenere la fissazione anticipata dell’udienza di riesame o la trattazione scritta.