Irpef 2025, l’aliquota scende ma il taglio delle detrazioni farà aumentare le tasse

Effetti contrastanti dal taglio Irpef 2025 e dalla riduzione delle detrazioni. In molti ci guadagneranno, ma altri dovranno pagare più tasse

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 11 Dicembre 2024 09:55

La Legge di Bilancio 2025 è alle battute finali. Nulla è ancora stato deciso in maniera definitiva, ma è già possibile iniziare a tratteggiare come potrebbe essere l’Irpef nel 2025. Viene sostanzialmente confermato il sistema a scaglioni che già conosciamo (sono tre complessivamente), sui quali vengono applicate specifiche aliquote. Al momento gli scaglioni previsti sono i seguenti:

  • redditi fino a 28.000 euro: è prevista un’aliquota pari al 23%;
  • redditi compresi tra 28.001 e 50.000 euro: aliquota al 35%;
  • redditi oltre i 50.001 euro: aliquota del 43%.

Tra i capitoli più importanti che saranno discussi in manovra, indubbiamente, c’è il nuovo tetto delle detrazioni previsto per i contribuenti con un reddito compreso tra i 75.000 e i 120.000 euro, per i quali verranno utilizzati due parametri: il coefficiente familiare e il reddito complessivo.

Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo quali sono le novità relative all’Irpef nel 2025.

Irpef 2025, come cambieranno le aliquote

Indubbiamente uno dei punti focali delle novità fiscali per il 2025 è relativo alle aliquote Irpef. A finire sotto la lente d’ingrandimento è principalmente il secondo scaglione, ossia quello previsto per i contribuenti con un reddito compreso tra 28.000 e i 50.000 euro, che sono assoggettati all’aliquota al 35%.

Forza Italia ha avanzato la proposta di abbassare proprio questa aliquota, portandola al 33% ed estendere la fascia fino ai 60.000 euro di reddito. L’ipotesi è quindi che per i soggetti con un reddito compreso tra i 28.000 ed i 50.000 euro ci sia un’ulteriore sconto del 2%. Il risparmio sarebbe addirittura maggiore per quanti hanno un reddito compreso tra i 50.000 ed i 60.000 euro, che arriverebbero a risparmiare il 10%.

Per riuscire a dar corpo a questa ipotesi il Governo sta cercando di racimolare delle risorse dal concordato preventivo biennale, la misura che permette ai titolari di partita Iva di accordarsi con l’Agenzia delle Entrate sulle tasse da pagare. Il fatto che tra le due misure ci sia un legame stretto quanto indissolubile è stato messo in evidenza più volte da Maurizio Leo, viceministro dell’Economia, che ha chiarito quanto segue:

L’importanza di avere certezze sulle future entrate tributarie, soprattutto in vista della possibile proroga per aderire al patto con il Fisco.

Le modifiche previste per il secondo scaglione Irpef andrebbero a favorire i contribuenti con un reddito compreso tra 28.000 e 50.000 euro, coinvolgendo trasversalmente i lavoratori dipendenti, gli autonomi e i pensionati.

Mettere mano alle aliquote Irpef, però, potrebbe avere un impatto pesante sui contribuenti. Nel caso in cui dovessero rimanere gli scaglioni che già conosciamo – stiamo parlando quindi: 23% fino a 28.000 euro, 35% fino a 50.000 euro, e 43% sopra i 50.000 euro – in realtà ci troveremo davanti effettivamente a quattro scaglioni (come già successo quest’anno), che salirebbero a sei dal prossimo anno con un’aliquota al 56%.

I calcoli effettuati dalla Fondazione Nazionale Commercialisti

La Fondazione Nazionale Commercialisti ha effettuato una serie di simulazioni sull’Irpef che dovrebbero pagare i contribuenti. L’eventuale taglio di uno o due punti percentuali dell’aliquota Irpef non risulterebbe sufficiente per riuscire a colmare la perdita che verrebbe determinata dalla decontribuzione. A fronte di un’aliquota fissata al 34%, i lavoratori dipendenti, che rientrano nella fascia dei 30.000 euro, potrebbero beneficiare di un calo di 101 euro delle tasse da pagare.

Avrebbero la possibilità di accedere a questo beneficio qualcosa come 11 milioni di contribuenti, che appartengono al cosiddetto ceto medio. Le risorse a disposizione del Governo, ad ogni modo, non sarebbero sufficienti per riuscire ad abbassare l’aliquota di due punti percentuali e portarla al 33%.

Delle novità potrebbero beneficiare principalmente i lavoratori con un reddito annuo pari ad almeno 40.000 euro. Nel caso in cui l’aliquota dovesse scendere al 34%, il guadagno annuale potrebbe attestarsi intorno a 543 euro, che salirebbe a 627 euro nel caso in cui l’aliquota dovesse passare al 33%. Chi, invece, avesse un reddito compreso tra 30.000 e 35.000 euro andrebbe incontro ad una piccola perdita, che oscillerebbe tra i -101 e -145 euro, a seconda del reddito.

Cosa succederebbe, invece, se il taglio dell’aliquota del secondo scaglione Irpef fosse di due punti percentuali? Con il passaggio dal 35% al 33% il risparmio per chi ha un reddito pari a 40.000 euro salirebbe a 627 euro. Chi invece ha un reddito compreso tra 30.000 e 35.000 euro riuscirebbe a portare a casa un risparmio compreso tra 101 e 107 euro. I vantaggi, quindi, sarebbero sostanzialmente condizionati dalla fascia di reddito.

I benefici per i lavoratori autonomi e i pensionati

Il discorso inizia un po’ a cambiare per i lavoratori autonomi e i pensionati, che non possono beneficiare del taglio del cuneo fiscale. In questo caso il beneficio sarebbe leggermente più limitato, rimanendo compreso tra 20 e 220 euro l’anno, per chi ha un reddito superiore a 30.000 euro l’anno.

Le detrazioni sul lavoro dipendente nel 2023

Come abbiamo visto in precedenza gli scaglioni Irpef sono tre:

  • fino a 28.000 euro, per il quale è prevista un’aliquota al 23%;
  • tra 28.0001 e 50.000 euro, per il quale è previsto uno scaglione del 35%;
  • oltre i 50.001 euro, con aliquota al 43%.

Sono state riviste e corrette, allo stesso tempo, anche le detrazioni per i lavoratori dipendenti:

  • è previsto una sorta di bonus con percentuali decrescenti (7,1 -5,3 – 4,8) per quanti hanno un reddito da lavoro inferiore a 20.000 euro;
  • lo sgravio fiscale è fissato a 1.000 euro per quanti hanno un reddito compreso tra 20.001 e 32.000 euro;
  • lo sgravio fiscale man mano si attenuerà per quanti hanno dei redditi compresi tra 32.001 e 44.000 euro.

Il meccanismo delle detrazioni che decrescono con l’aumentare del reddito ha fatto diventare quattro le aliquote Irpef invece che le previste tre già quest’anno. Nel 2025 la situazione è addirittura destinata a peggiorare. I contribuenti dovranno gestire la seguente situazione:

  • un’aliquota del 23% per i redditi fino a 15.000 euro;
  • un’aliquota del 32,15% per i redditi compresi tra 15.001 e 28.000 euro;
  • un’aliquota del 40,41% per i redditi compresi tra 28.001 e 32.000 euro;
  • un’aliquota del 56,16% per i redditi compresi tra 32.001 e 40.000 euro;
  • un’aliquota del 43,58% per i redditi compresi tra 40.001 e 50.000 euro;
  • un’aliquota del 43,00% per i redditi oltre i 50.001 euro.

Sottolineiamo che non c’è alcun errore nei dati che abbiamo appena visto: chi ha un reddito superiore a 50.000 euro si vede applicata una percentuale inferiore rispetto a quanti hanno un reddito compreso tra 32.000 euro e 49.999 euro.