Influencer, il regime di tassazione più corretto da scegliere

Professione sempre più diffusa nel corso degli ultimi, per gli influencer è prevista l'applicazione di un particolare regime di tassazione

Foto di Pierpaolo Molinengo

Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Pubblicato: 4 Novembre 2024 09:30

Una delle attività che sono emerse nel corso degli ultimi anni c’è quella dell’influencer: complice la diffusione di Internet e l’esplosione di piattaforme come Youtube, TikTok e Instagram si è formata una nuova schiera di professionisti che trae delle opportunità professionale dalla diffusione di questi nuovi canali di intrattenimento.

Riuscire a creare un business sulle piattaforme social è possibile grazie alla disponibilità di molti brand ad investire sugli influencer per promuovere i propri prodotti. Organizzare, sotto il profilo strettamente fiscale, la propria attività su Internet nel modo migliore diventa importante: svolgere attività pubblicitarie per conto di imprese o brand famoso può permettere di ottenere una serie di guadagni, che devono essere opportunamente inseriti all’interno della propria dichiarazione dei redditi.

Ma vediamo nello specifico come si devono organizzare gli influencer per gestire correttamente la propria attività.

Che cosa si intende per influencer

Chi sono gli influencer? Sono dei personaggi, più o meno noti, in grado di influenzare le scelte d’acquisto o le decisioni di altre persone. Sono dotate di una certa autorevolezza su uno specifico argomento. Nel corso degli ultimi anni la parola influencer si è largamente diffusa, anche se, oggi come oggi, si preferisce parlare di influencer marketing.

Alcune caratteristiche contraddistinguono quanti esercitano questo tipo di attività:

  • hanno generalmente un pubblico di nicchia che li segue. Si specializzano in uno specifico argomento e si costruiscono una reputazione particolarmente solida. Di qualunque tema decidano di parlare, ne sono appassionati e, soprattutto, lo conoscono in modo molto approfondito;
  • hanno una presenza online. È necessario avere una presenza su YouTube, TikTok, Instagram e i principali social media, dove vengono pubblicati dei contenuti coerenti con la nicchia di pubblico che li segue. La loro presenza online è costruita non solo attraverso la qualità di quanto stanno pubblicando, ma anche attraverso le interazioni con la propria community;
  • nel corso del tempo hanno sviluppato una voce unica, attraverso uno stile e una voce studiati e calibrati in modo tale a differenziarsi gli altri. In questo modo riescono ad attirare l’attenzione del proprio pubblico;
  • interagiscono con il proprio pubblico, rispondendo ai commenti e alle domande dei loro seguaci, in modo da creare una relazione più personale e migliorare la presenza sui vari social media;
  • lavorano con i brand: grazie al pubblico di nicchia che sono riusciti a costruire possono pubblicare dei contenuti sponsorizzati e, in questo modo, guadagnare del denaro.

Come vengono tassati gli influencer

Sulla tassazione degli influencer a fare da spartiacque è la pronuncia n. 2615 del 4 marzo 2024 del Tribunale di Roma, dalla quale, volendo sintetizzare al massimo, si può evincere che ci sono due diversi regimi fiscali per gli influencer e per i loro guadagni online:

  • la prima riguarda il meccanismo delle affiliazioni (o il riconoscimento dei codici sconto), che prevede la possibilità di percepire un compenso per la vendita dei prodotti venduti da un’azienda che viene promossa. Questo tipo di attività, secondo i giudici romani, rientra tra quella degli agenti di commercio, con il relativo obbligo di iscrizione all’Enasarco;
  • la seconda che è l’attività di testimonial di un brand: l’influencer promuove un determinato bene o servizio, percependo un compenso fisso non legato alle vendite. In questo siamo davanti ad una semplice attività commerciale.

Ad ogni modo è obbligatorio operare dopo aver aperto la partita Iva: non è possibile, infatti, far rientrare nella prestazione occasionale questo tipo di attività, perché i guadagni legati alle affiliazioni con i brand sponsorizzati presuppongono un’attività continuativa ed organizzata.

Adempimenti fiscali ed amministrativi

Per avviare un’attività come influencer professionista è necessario seguire alcuni passi ben precisi:

  • deve essere aperta la partita Iva per poter esercitare l’attività di impresa;
  • è obbligatorio iscriversi alla Camera di Commercio (l’operazione ha un costo di 120 euro ogni anno);
  • si deve procedere con l’iscrizione alla Gestione Commercianti dell’Inps – che prevede una spesa di 4.000 euro circa di contributi fissi ogni anno, indipendentemente dai guadagni che sono stati percepiti – e all’Enasarco;
  • è indispensabile verificare eventuali obblighi di presentazione della Scia al Comune dove ha sede l’attività.

Partita Iva, quale codice attività scegliere

Quale codice attività è più indicato per svolgere l’attività di influencer? Spesso e volentieri le cosiddette profesisoni digitali non hanno un codice dedicato: nel caso in questione è necessario sceglierne uno legato alla promozione di spazi pubblicitari in In internet, che sono i seguenti:

  • codice attività: 73.11.02. descrizione: Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari;
  • codice attività: 74.90.99. descrizione: Altre attività professionali nca.

Quale regime fiscale scegliere

Sicuramente la scelta più importante che deve effettuare un influencer è quella del regime fiscale, che andrà ad influenzare la tassazione che verrà applicata ogni anno. Sono sostanzialmente due le scelte che possono essere prese:

contabilità semplificata;
regime forfettario.

Contabilità semplificata

La contabilità semplificata è, sostanzialmente, il regime fiscale previsto per le imprese minori, le quali, per un qualsiasi motivo, non hanno la possibilità di applicare dei regimi di vantaggio.

Il reddito viene determinato attraverso il criterio di cassa, che implica che la tassazione dei compensi venga effettuata nel periodo in cui sono percepiti o incassati. La deduzione delle spese avviene nel momento stesso in cui sono pagate.

Quando i compensi vengono corrisposti da un sostituto d’imposta – ossia una società o un ente – vengono assoggettati alla ritenuta del 20% a titolo di acconto con obbligo di rivalsa. Alle fatture deve essere applicata l’Iva. La tassazione è soggetta ad Irpef a seconda degli scaglioni di appartenenza dei singoli contribuenti.

Regime forfettario

Salvo particolari eccezioni, il regime forfettario rappresenta un regime naturale che viene applicato ai lavoratori con partita Iva che abbiano dei compensi inferiori a 85.000 euro. Prevede una flat tax che permette di avere delle agevolazioni fiscali e contributive.

Non prevede l’esposizione dell’Iva e della ritenuta alla fonte. È applicata una tassazione alternativa a quella Irpef (non vengono applicate nemmeno le relative addizionali) pari al 15%, che per i primi 5 anni di attività è ridotta al 5%. LA determinazione del reddito imponibile avviene attraverso l’applicazione all’ammontare dei compensi percepiti un coefficiente di redditività variabile in base all’attività svolta e risultante dal codice Ateco che contraddistingue l’attività esercitata.