Cos’è un imprenditore commerciale e quali sono i suoi obblighi fiscali

Benché non ci sia una definizione ufficiale di imprenditore commerciale, il suo ruolo e i suoi obblighi li si può dedurre dal Codice Civile

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

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Il contribuente che stia esercitando in maniera professionale un’attività organizzata per la produzione o lo scambio di beni e servizi è un imprenditore commerciale. A distinguerlo da un piccolo imprenditore o da un imprenditore agricolo sono alcuni criteri relativi alle rispettive dimensioni e alla qualità del lavoro svolto.

A livello ufficiale, l’ordinamento italiano non fornisce una definizione di impresa, ma sono previste alcune categorie di imprenditori (la distinzione più importante è quella tra commerciale ed agricolo).

Soffermandosi proprio alla voce imprenditore commerciale, la normativa prevede alcuni obblighi, tra i quali ci sono l’iscrizione nel registro delle imprese e la tenuta delle scritture contabili.

Imprenditore commerciale, la definizione ufficiale

Volendo andare a spulciare cosa prevede il Codice Civile, al suo interno non si riesce a trovare una vera e propria definizione di imprenditore commerciale. Viene semplicemente utilizzato un criterio residuale. L’articolo 2195 elenca una serie di attività commerciali:

  • attività industriale diretta alla produzione di beni o servizi;
  • attività intermediaria nella circolazione dei beni;
  • attività di trasporto per terra, per acqua o per aria;
  • attività bancaria o assicurativa;
  • altre attività ausiliarie alle precedenti.

Volendo sintetizzare al massimo è possibile affermare che l’imprenditore commerciale è il soggetto che esercita una delle attività che abbiamo appena elencato. Sempre che non rientri nella categoria dei piccoli imprenditori, così come previsto dall’articolo 2083 del Codice Civile.

A fornire qualche altra indicazione è la Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 15436/2019 ha messo in evidenza come l’attività commerciale si caratterizzi dell’interposizione di un soggetto tra la produzione e il consumo, riuscendo a creare del valore aggiunto grazie all’organizzazione dei fattori produttivi.

L’orientamento della Cassazione serve a far capire come a contraddistinguere l’imprenditore commerciale sia l’organizzazione imprenditoriale per operare sul mercato. Non la tanto la semplice commercializzazione di un determinato prodotto.

L’importanza dell’attività economica

Fattore fondamentale per contraddistinguere l’imprenditore commerciale è il fatto che stia portando avanti un’attività economica: deve ricavare un guadagno dall’attività che svolge, finalizzata allo scambio o alla vendita dei prodotti o dei servizi.

L’obiettivo dell’attività, in altre parole, è quella di riuscire a creare ricchezza, che quindi deve essere svolta per una semplice finalità di lucro.

Come potranno ben capire i nostri lettori, un’attività che non persegua un guadagno, può trovarsi in difficoltà economica e rischiare il fallimento, per il semplice motivo che non è in grado di sostenersi da un punto di vista economico.

L’organizzazione dell’attività

Una delle altre caratteristiche peculiari dell’imprenditore commerciale è caratterizzata dall’organizzazione: l’impresa deve essere portata avanti in modo organizzato, impiegando dei mezzi materiali, dei collaboratori e svolgendo tutte quelle azioni che servono a portare avanti l’intera attività.

L’organizzazione dell’attività permette di distinguere l’imprenditore dal lavoro autonomo professioniale: il primo impiega risorse materiali e di lavoro che sono indispensabili per portare avanti l’intera attività. Si parla di attività organizzata nel momento in cui vengono impiegati:

  • delle risorse in denaro;
  • della forza lavoro;
  • una vera e propria struttura.

Quali obblighi deve rispettare un imprenditore

L’imprenditore commerciale deve rispettare una serie di requisiti ben precisi. Oltre alla costituzione dell’impresa organizzata, deve necessariamente aprire una partita Iva ed iscriversi al Registro delle Imprese.

Gli obblighi fiscali più importanti sono legati al versamento delle imposte annuali e all’accantonamento dei contributi che devono essere versati all’ente previdenziale. Alcuni specifici settori possono prevedere alcuni obblighi burocratici specifici.

Le imprese commerciali devono inoltre:

  • tenere traccia delle scritture contabili;
  • devono gestire il libro degli inventari;
  • devono gestire scritture contabili in base al tipo di impresa.

Ma non solo: è obbligatorio archiviare correttamente documenti, fatture e contratti, in modo da poter dimostrare di essere in regola nel momento in cui dovessero essere sottoposte a dei controlli fiscali da parte delle autorità competenti. Il piccolo imprenditore ha, però, un’agevolazione: non deve gestire e conservare le scritture contabili.

Quando si diventa un piccolo imprenditore

A fornire una definizione di piccolo imprenditore è l’articolo 2083 del Codice Civile: è il soggetto che svolge un’attività professionale organizzata avvalendosi unicamente del proprio lavoro o, al massimo, di quello della propria famiglia.

Siamo davanti a una distinzione molto importante, che per molti punti di vista è cruciale. Il piccolo imprenditore non è sostanzialmente soggetto al fallimento e, soprattutto, non ha gli stessi obblighi contabili di un imprenditore commerciale.

Fondamentale, in questo contesto è il lavoro personale e familiare, che deve essere prevalente. Con la sentenza n. 7913/2019, la Corte di Cassazione ha stabilito che per la definizione di piccolo imprenditore è fondamentale valutare proprio l’incidenza del lavoro personale sull’organizzazione complessiva dell’impresa. Nell’insieme deve essere considerato sia l’aspetto direttivo che quello esecutivo.

Su questo argomento è importante anche la risoluzione n. 46/E/2017 dell’Agenzia delle Entrate attraverso la quale è stato chiarito che la definizione di piccolo imprenditore deve essere valutata singolarmente, analizzando i diversi casi, andando a verificare quali siano le caratteristiche concrete dell’attività.

Nel momento in cui l’attività si evolve potrebbe determinarsi il passaggio da una realtà piccola ad un’impresa commerciale medio-grande. Quando questa transizione si dovesse venire a verificare è necessario applicare il nuovo regime giuridico e gli obblighi connessi.

Quali differenze ci sono con l’imprenditore agricolo

In questo più ampio contesto è anche importante fornire una definizione di imprenditore agricolo. La possiamo trovare all’interno dell’articolo 2135 del Codice Civile modificato dal Dlgs 228/2021, che lo associa al soggetto che esercita l’attività di coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali ed attività connesse.

Questa definizione è importante, perché è utile ad introdurre una netta distinzione con l’imprenditore commerciale e la relativa applicazione dei regimi giuridici e fiscali differenziati.

Tra le agevolazioni previste per l’imprenditore agricolo c’è il fatto che non è soggetto alla liquidazione giudiziale ed ha la possibilità di beneficiare di un regime contabile leggermente più semplificato. In questo caso la qualificazione è determinata, principalmente, dall’oggetto dell’attività, che deve essere valutato tenendo conto di una serie di criteri sostanziali più che formali.