L’Ecofin, il Consiglio Economia e Finanza dell’Unione europea, ha approvato la proposta di tassare di 1 euro tutti i pacchi provenienti da Paesi non comunitari, che non superano i 150 euro di valore delle merci. La norma colpisce direttamente gli e-commerce cinesi come Shein, Temu e Aliexpress. Come da richiesta dell’Italia, è stata presa in considerazione un’entrata in vigore anticipata, già dal prossimo anno invece che dal 2028.
Su questo fronte, però, il Governo si sta muovendo anche in autonomia. Nella discussione sulla Manovra potrebbe entrare una tassa sui pacchi leggeri, come disincentivo all’utilizzo di imballaggi per piccole spedizioni a causa del loro impatto ambientale. Si tratterebbe di una tassa di 2 euro, che colpirebbe però i pacchi sotto i 2 chili di peso.
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La tassa europea sui pacchi cinesi
Il 13 novembre l’Ecofin, che riunisce i ministri economici dell’Ue, ha approvato un piano per introdurre una tassa su tutti i pacchi provenienti dai Paesi extra Ue, con contenuto merci dal valore inferiore a 150 euro. Ognuno di questi pacchi subirà una tassazione di 1 euro.
La ministra dell’Economia della Danimarca, Stephanie Lose, presidente di turno dell’Ecofin, ha spiegato che la norma potrà entrare in vigore solo quando sarà operativo l’hub dei dati doganali Ue. Si tratta di una piattaforma centralizzata, proposta per rafforzare le collaborazioni tra le dogane nazionali e rendere più capillari i controlli.
Il Codacons ha però avvertito che un intervento del genere potrebbe generare, a livello europeo, una stangata da 9,2 miliardi di euro. Nel 2024 in Ue sono arrivati 4,6 miliardi di pacchi da meno di 150 euro. Se alcuni sono semplici spedizioni di privati, il 91% arriva direttamente dalla Cina.
È l’effetto del successo dell’e-commerce cinese, in particolare di brand come Shein o di siti come Temu.
La strategia dell’e-commerce cinese
Uno dei modi in cui i siti di e-commerce cinese possono offrire prezzi così bassi è il regime de minimis. Si tratta di un principio giuridico per cui, sotto una certa soglia ritenuta bassa, alcune leggi non si dovrebbero applicare. Nel commercio internazionale, questo principio si traduce con una cifra minima sotto la quale le dogane, solitamente, non applicano controlli o dazi per le importazioni.
In Ue questa cifra è di 150 euro. Fino a pochi mesi fa, negli Usa era di 800 dollari. Si tratta di una norma di buon senso, per evitare che le dogane debbano controllare ogni singola spedizione dei privati come se fosse un’importazione all’ingrosso. Ma è stata sfruttata dai siti di e-commerce cinese per evitare dazi e controlli.
Società come Temu e Shein mantengono pochissimi magazzini in Europa e spediscono invece gli ordini direttamente dalla Cina, in pacchi da meno di 150 euro. In questo modo possono evitare controlli, dazi e costi di mantenimento dei magazzini. Per ridurre le tempistiche, sfruttano molto il trasporto di merci via aerea. Una strategia che ha fatto la fortuna di questo settore.
Il piano del Governo italiano
La tassa europea di fatto annulla il regime de minimis alle dogane. L’Italia, però, potrebbe muoversi anche indipendentemente. Non potendo applicare dazi da sola (solo l’Ue ha competenza in questo ambito), il Governo potrebbe seguire l’esempio della Francia e utilizzare il tema dell’impatto ambientale per tassare l’e-commerce cinese.
L’idea è quella di una tassa di 2 euro per ogni pacco sotto i 2 chili di peso che arriva nel nostro Paese. Una misura che potrebbe essere inserita già nella Manovra finanziaria e che contribuirebbe alla ricerca delle coperture per altri interventi.