Reddito di maternità anti-aborto, Gasparri offre 60mila euro in 5 anni: il disegno di legge

Le opposizioni promettono battaglia contro la legge anti-aborto di Maurizio Gasparri: ecco quali sono i 3 muri che dovrà superare il nuovo Reddito di maternità

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Andrà al vaglio del Parlamento un nuovo Reddito di maternità: un disegno di legge del capogruppo di Forza Italia in Senato Maurizio Gasparri punta a introdurre un sostanzioso bonus per tutte quelle donne che scelgano di non abortire. Si tratta di 1.000 euro mensili per i primi 5 anni di vita del bambino, pari a 60.000 euro in un lustro. Ma la proposta, che Gasparri teneva nel cassetto da mesi, incontrerà almeno tre criticità lungo il suo iter parlamentare.

L’obiettivo

Nelle intenzioni del capogruppo di Forza Italia al Senato, il Reddito di maternità servirà da leva per convincere a non abortire tutte quelle donne che valutano l’interruzione volontaria di gravidanza per motivazioni correlate alle difficoltà economiche. Così si legge nel testo depositato: “Al fine di ridurre le richieste di interruzione della gravidanza motivate dall’incidenza delle condizioni economiche è istituito il reddito di maternità, […] un beneficio economico, su base mensile, concesso su richiesta alle donne cittadine italiane residenti che si rivolgono ad un consultorio pubblico o ad una struttura socio sanitaria a ciò abilitata dalla Regione, o a un medico di fiducia”.

I requisiti

Il Reddito di maternità, nelle intenzioni di Gasparri, andrà applicato unicamente alle donne italiane residenti sul territorio nazionale. Niente soldi, dunque, alle extracomunitarie e alle italiane all’estero.

C’è poi un requisito economico: il valore dell’Isee del nucleo familiare di appartenenza della richiedente non deve essere superiore a 15.000 euro, fino al compimento del quinto anno di età del bambino.

Le maggiorazioni

Ci sono poi degli incrementi: “Per ciascun figlio successivo al secondo è prevista una maggiorazione di importo pari a 50 euro mensili, fino al compimento del quinto anno di età. Per ciascun figlio con disabilità spetta una maggiorazione pari a 100 euro mensili, fino al compimento del diciottesimo anno di età”.

No al cumulo con altri bonus

Le donne che percepiranno il Reddito di maternità proposto da Forza Italia perderanno il diritto a ottenere qualsiasi altro sussidio legato alla natalità e basato sull’Isee. Addio dunque all’Assegno unico universale e al Bonus asilo nido, fra gli altri.

Le tre criticità

Ci sono almeno tre possibili inciampi sul cammino della proposta di Maurizio Gasparri.

Il primo è correlato alle disponibilità economiche del governo. Il disegno di legge anti-aborto prevede una dotazione di 600 milioni di euro annui a decorrere dal 2024. Cifra non da poco in un periodo in cui la coperta è corta e in cui l’esecutivo è costretto a dosare con il bilancino le proprie disponibilità a copertura delle promesse elettorali.

Il secondo inciampo è correlato alle intenzioni di chi effettivamente potrebbe richiedere di accedere al bonus. Il testo prevede che sia il personale dei consultori a informare le donne su tutte le alternative all’aborto, anche quelle di natura economica. Migliaia di presunte pentite dell’aborto potrebbero dunque prendere d’assalto i consultori chiedendo di poter accedere al bonus, con l’unico obiettivo di incassare 60.000 euro in 5 anni. Secondo il disegno di legge, basta la parola della donna per accedere al beneficio.

La terza criticità è correlata al ruolo delle opposizioni, che si sono già dette pronte a dare battaglia. Pd, M5S e Avs considerano avvilente ricondurre la lotta all’aborto all’elargizione di una mancia. La senatrice Cecilia D’Elia del Pd parla di “pura propaganda fatta sulla pelle delle donne”. “La scelta delle donne va rispettata, non indotta economicamente”, aggiunge. Per Gilda Sportiello (M5S) “non può essere l’aiuto economico estemporaneo a dare la serenità per una genitorialità e le donne che decidono di abortire non possono essere trattate come delle persone inconsapevoli che hanno bisogno di essere convinte con dei contributi economici. Le vere misure per la genitorialità sono altre. Questo è un insulto”. Per Luana Zanella di Avs “pensare che bastino pochi soldi erogati a donne povere che scelgono di abortire per sostenere la maternità è un’offesa all’intelligenza delle donne e un ulteriore espressione di misoginia di certa classe politica”.