Gli Stati Uniti sono ufficialmente in shutdown. Nella mezzanotte americana (le 6 ora italiana) i democratici del Senato americano hanno bocciato la proposta di legge dei repubblicani per mantenere aperto il governo federale ed evitare il blocco di tutte le attività pubbliche considerate non essenziali. Si tratta della prima chiusura dopo quella più lunga della storia, durata 35 giorni, avvenuta quasi sette anni fa.
L’attuale bilancio federale scadeva ieri 30 settembre 2025 e quello nuovo, per l’anno fiscale 2026, dovrebbe coprire il periodo dal 1° ottobre 2025 al 30 settembre 2026.
Perché si è arrivati allo shutdown
Lo shutdown è stato annunciato anche dalla Casa Bianca sui suoi canali social mostrando un contatore arrivato a zero con la scritta “Democrat shutdown!”.
Per finanziare i dipartimenti governativi e le agenzie federali, ogni anno il Congresso degli Stati Uniti deve approvare una legge sulla spesa pubblica entro l’inizio dell’anno fiscale, quindi non oltre il primo ottobre. Qualora democratici e repubblicani però non dovessero trovare un accordo entro quella data, scatta il cosiddetto “Shutdown“, ovvero la chiusura di tutte le attività governative e federali non essenziali.
In questo caso, lo shutdown è causato da un mancato accordo tra Democratici e Repubblicani, con il vicepresidente J.D. Vance che ha accusato il Partito Democratico di tenere in ostaggio il popolo americano con richieste che impediscono il raggiungimento di un accordo, mentre i leader democratici di Camera e Senato sostengono che la proposta repubblicana non includa il loro contributo.
Quali servizi saranno sospesi da oggi
Con lo shutdown, le ripercussioni diventano significative sia per i dipendenti federali sia per i cittadini. Centinaia di migliaia di impiegati sono ora in congedo non retribuito, mentre le forze armate e i lavoratori impegnati in servizi considerati essenziali, come l’assistenza medica ospedaliera, il controllo delle frontiere e quello del traffico aereo, continueranno a lavorare ma senza ricevere stipendio. Anche alcuni sussidi, come gli assegni della previdenza sociale e di Medicare, restano attivi , anche se l’emissione delle relative tessere potrebbe fermarsi.
Altri programmi e servizi pubblici sono invece fermi, per esempio:
- l’assistenza alimentare;
- le scuole materne finanziate a livello federale;
- i prestiti agli studenti;
- le ispezioni alimentari e le attività dei parchi nazionali.
La Cnbc ricorda inoltre che anche il Bureau of Labor Statistics interromperà il proprio lavoro, impedendo la diffusione dei dati su occupazione e inflazione, elementi fondamentali per le decisioni della Federal Reserve. Questo ritardo costringerebbe dirigenti, investitori e persino i funzionari della banca centrale a prendere decisioni senza informazioni aggiornate, con il rischio di operare sostanzialmente alla cieca.
Le ripercussioni sull’economia e l’Ue
Uno shutdown normalmente non ha grosse conseguenze sull’economia americana. Essendo però questa più vulnerabile del previsto, gli economisti temono che un blocco delle attività possa portare a conseguenze drammatiche.
Il mercato del lavoro è in difficoltà e l’amministrazione Trump minaccia ulteriori licenziamenti federali. Una chiusura delle attività governative finirebbe per aggiungere ulteriore caos e incertezza a un contesto già di per sé molto instabile. “Più a lungo dura uno shutdown, più mette in discussione alcuni dei principi fondamentali che regolano la capacità del governo di funzionare”, ha spiegato al New York Times.
Lo shutdown può avere diversi effetti sull’economia globale, quindi sull’Unione Europea, anche se l’impatto dipenderebbe dalla durata. Se breve, può portare a lievi sbalzi sui mercati e sul cambio euro-dollaro, con effetti limitati ma percepibili. Ma se si prolunga più del previsto, le conseguenze possono essere una minor domanda di export europeo e rischi per la stabilità finanziaria globale. Una situazione che non si possono permettere gli Stati Uniti ma nemmeno l’Unione Europea.