La Moldavia è un paese di cui si parla sempre troppo poco, e che si conosce ancora meno. Ultimamente andato in trend su Tik Tok per il volo a sorpresa operato da WizzAir, la Moldavia è un Paese sospeso tra due identità. Lo sguardo è rivolto a Bruxelles ma è un paese ancora legato a Mosca da una parte consistente della popolazione.
Le elezioni parlamentari di fine settembre hanno ridisegnato il panorama politico moldavo confermando il primato del Partito d’Azione e Solidarietà, ma il voto ha anche messo in evidenza le fratture sociali, geografiche e generazionali che percorrono la nazione.
Come accaduto anche lo scorso anno con l’elezione di Maia Sandu, non sono mancate accuse di brogli, minacce digitali, falsi allarmi bomba e una diaspora sempre più decisiva.
I risultati ufficiali rafforzano l’orientamento europeista del governo Sandu, ma il futuro resta incerto, con un’opposizione filorussa pronta a sconfessare ogni passo e un quadro istituzionale che richiederà alleanze complesse.
Indice
Elezioni in Moldavia, i numeri in parlamento
Con poco più del 50% dei consensi, i sostenitori moldavi dell’integrazione europea si confermano la forza di maggioranza e staccano il Blocco Patriottico guidato dall’ex capo di Stato Igor Dodon, fermo attorno al 24%.
Secondo i dati diffusi dalla Commissione elettorale, con oltre il 99% delle schede scrutinate la leadership di Sandu è solida, anche se il risultato resta leggermente sotto il 52,8% ottenuto nel 2021.
L’affluenza ha toccato il 52%, un dato in linea con il passato, con circa venti partiti e candidati indipendenti in corsa.
Le accuse di brogli e la piazza convocata da Dodon
Il fronte filorusso ha contestato duramente il risultato. Igor Dodon ha dichiarato:
Il PAS ha perso queste elezioni. L’opposizione nel suo complesso ha ottenuto il 49,54% e deve formare il nuovo governo.
L’ex presidente ha inoltre invitato i suoi sostenitori a radunarsi davanti al Parlamento per denunciare presunte irregolarità. I militanti hanno chiesto alla Commissione Elettorale di “evitare qualsiasi falsificazione”, alimentando un clima di forte tensione politica.
Dodon ha parlato di una vittoria complessiva dell’opposizione e ha chiesto ai diversi partiti contrari a Sandu di unire le forze per costituire una nuova maggioranza. Una mobilitazione che rischia di trasformarsi in una prova di forza tra istituzioni e opposizione.
Interferenze digitali e clima di sospetto
Secondo fonti governative e osservatori internazionali, il voto non è stato una passeggiata. La campagna è stata attraversata da cyberattacchi, ondate di propaganda e falsi allarmi bomba che hanno colpito seggi non solo in Moldavia ma anche all’estero, compresa Roma.
In Transnistria e in Gaugazia si sono mossi gruppi di elettori considerati sospetti, e diverse persone sono finite in manette per tentativi di manipolare il voto. Il partito “Heart of Moldova”, vicino a Mosca, è stato escluso per irregolarità giudicate incompatibili con la legge.
Da Bruxelles sono arrivate denunce su possibili compravendite di voti e su una “campagna di disinformazione senza precedenti” legata alla Russia. La stessa Sandu, appena uscita dal seggio, ha parlato di “massiccia interferenza della Russia”.
Anche il consigliere per la sicurezza nazionale Stanislav Secrieru ha avvertito sui social di una probabile escalation di attacchi informatici e ha confermato che minacce di bomba sono state registrate in Moldavia e in altre città europee e americane.
Il peso del voto estero
Un moldavo su cinque ormai vive fuori dai confini nazionali e, come accade da anni, quando va alle urne sceglie quasi sempre l’Europa. Per permettere a questa fetta enorme di popolazione di partecipare sono stati aperti centinaia di seggi in giro per il mondo, con la novità del voto per corrispondenza in alcuni Paesi.
Stavolta gli emigrati hanno risposto in massa: 270mila schede, un record assoluto. Non è la prima volta: già nel referendum sull’adesione all’UE furono poco più di 13mila voti dall’estero a ribaltare il risultato. Anche per questo gli analisti guardano alla diaspora come a un vero e proprio attore politico, capace di spostare la bilancia del Parlamento a favore del PAS.