Afghanistan, cos’è la Sharia dei talebani e cosa rischiano le donne

I diritti delle donne rischiano di tornare indietro di secoli in base alla scuola della legge islamica che i talebani intendono seguire e imporre alla popolazione afghana

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

I talebani che sono tornati alla guida dell’Afghanistan dopo due decenni hanno dichiarato che governeranno il Paese con la Sharia, la legge islamica. Le milizie estremiste e oscurantiste hanno preso Kabul con il ritiro delle truppe americane e degli alleati dal territorio. Durante il primo discorso pubblico per proclamare l’Emirato dell’Afghanistan, i portavoce dei talebani hanno parlato del rispetto dei diritti delle donne e della libertà di stampa, facendo sollevare dubbi nella comunità internazionale.

Il gruppo di estremisti è noto per l’applicazione letterale delle leggi musulmane, con punizioni fisiche disumane ed esecuzioni pubbliche per le persone accusate di adulterio o omicidio. Non è ancora chiaro in che modo la legge sarà applicata in Afghanistan (qui abbiamo spiegato perché è un Paese così importante), ma gli attivisti hanno già lanciato l’allarme per salvare le donne e le categorie a rischio, come dissidenti e gli appartenenti alla comunità LGBTQAI+.

Cos’è la Sharia, la legge islamica che i talebani vogliono applicare in Afghanistan

Sharia è una parola araba che può essere tradotta come “il chiaro cammino che conduce alla fonte da cui bere”. Le norme di questo sistema derivano dal testo sacro islamico, il Corano, e dalle raccolte di detti e insegnamenti del profeta Maometto, contenuti nella Sunna.

La Sharia è un codice che regola la vita dei musulmani praticanti, con indicazioni sul modo di pregare, di fare il digiuno e di donare ai meno abbienti. È utilizzata, e interpretata dagli studiosi islamici, come una guida per particolari questioni o argomenti, in accordo con il volere di Allah.

Un credente può rivolgersi a un esperto della Sharia per capire come agire di fronte a piccoli e grandi dubbi spirituali della propria vita. In alcuni luoghi la legge di Dio è invece implementata all’interno del sistema giudiziario, e regola i rapporti interpersonali privati, economici e lavorativi.

Per ogni chiarimento sulla Sharia un musulmano può richiedere l’intervento, anonimamente, di un esperto, il Muftī, che può emanare una fatwā, un chiarimento scritto sotto forma di domanda e risposta. Si stima che questi provvedimenti siano milioni, e rappresentano la base dell’applicazione dei principi contenuti nel Corano e nella Sunna.

Perché la Sharia rappresenta un rischio per i diritti di donne e dissidenti

Esistono diverse scuole giuridiche, le Madhhab, che a loro volta presentano delle importanti varianti al proprio interno, in base al territorio e alle etnie che applicano la Sharia (qui abbiamo parlato del costo della guerra in Afghanistan). I due gruppi principali sono quello Sunnita, diviso in Hanbali, Maliki, Shafi e Hanafi, e quello Sciita. Ogni scuola ha diverse interpretazioni dei testi sacri.

La Sharia in genere non è applicata direttamente, ma viene concretizzata con norme particolari attraverso la scienza giuridica, la fiqh. In base all’interpretazione territoriale, la legge islamica può essere più o meno proibitiva nei confronti dello stile di vita occidentale e dei diritti delle donne.

L’ultima volta che i talebani sono stati al potere in Afghanistan, dal 1996 al 2001, hanno bandito la televisione e addirittura gli strumenti musicali, stabilendo un dipartimento per la promozione delle virtù e per la prevenzione del vizio, sul modello saudita.

Hanno imposto restrizioni sul comportamento, l’abbigliamento e gli spostamenti, controllati dalle forze di polizia, autorizzate a umiliare pubblicamente e frustare le donne disobbedienti. Anche per reati banali sono state previste condanne esemplari, come il taglio delle dita per chi osava indossare lo smalto. Per l’adulterio era prevista la condanna a morte per lapidazione.

I talebani si presentano oggi con una faccia più moderata, promettendo un trattamento diverso per le donne. Non è chiaro se si tratti di una strategia di propaganda per aprire il dialogo con la comunità internazionale e garantire il riconoscimento del nuovo ordine o se qualcosa sia cambiato negli ultimi 20 anni.

Ciò che è certo che il golpe di Ferragosto, iniziato con il ritiro delle truppe americane e degli alleati, ha messo in ginocchio un Paese già provato dalla guerra, violando i diritti dei cittadini dell’Afghanistan, costretti a lasciare la propria terra per seguire la libertà.