La morte da alberi e finestre: il “lato oscuro” della guerra in Ucraina

Il ruolo dei cecchini nel conflitto tra Russia e Ucraina si è rivelato e si rivelerà cruciale. Cosa fa e quanto guadagna uno sniper? Come ci si difende da un tiratore scelto?

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La guerra in Ucraina è la prima guerra compiutamente social della storia umana. Istituzioni, presidenti, generali, politici, semplici soldati: Facebook, Instagram, TikTok e YouTube sono diventati una fonte primaria per l’Osint (l’Open Source Intelligence, che ricava dati da fonti aperte).

Ma è su Telegram si trovano le più disparate e anche crude testimonianze dal fronte, condite in misura maggiore e minore della consueta propaganda. Il relativo “anonimato” garantito dal network, ha reso Telegram un canale impareggiabile per condurre la fase telematica della cosiddetta guerra ibrida, arrivando anche a essere utilizzato come mezzo per l’arruolamento soprattutto in Russia (anche con il reclutamento tramite meme, come avevamo spiegato qui).

Il ruolo del cecchino in questa guerra

Proprio sui canali filorussi di Telegram viene glorificata sempre più frequentemente una figura militare che nel conflitto d’Ucraina si è rivelata cruciale per le operazioni di guerriglia nelle città distrutte e sui terreni agricoli e boschivi: il cecchino. Anche la comunicazione ucraina (e di conseguenza occidentale) insiste molto sull’importanza del tiratore scelto, portando agli onori delle cronache diversi ragazzi comuni (molti sono volontari) che hanno lasciato casa e lavoro per imbracciare il fucile e uccidere gli ufficiali russi.

I cecchini sono organizzati in squadre o, molto più spesso, si muovono da soli o al massimo in coppia. Se si è in due, il compagno del cecchino osserva di solito la situazione col cannocchiale, con un grado di visione più ampio del solo mirino: ci sono dunque l'”osservatore” (“spotter”) e il “cecchino” vero e proprio (“sniper” o “shooter”). Secondo gli analisti, al termine del conflitto saranno loro a “vantare” il maggior numero di nemici annientati. Difficilmente non risultano letali, ancor meno spesso mancano il bersaglio. E lo fanno a distanze mai raggiunte prima, fin dai primi giorni di guerra. Si nascondono nelle case di un centro in cui giunge il nemico, sparano dalle finestre o dalle più piccole aperture dei palazzi sventrati dalle bombe, si mimetizzano in maniera pressoché perfetta nei boschi e, soprattutto, utilizzano la loro arma più temibile: la pazienza.

Chi sia da un albero nei pressi del passaggio militare di un fiume o tra le macerie di una città devastata dalle bombe, entrambi gli eserciti dispongono di nutrite squadre di cecchini addestrati per mirare alla “testa del serpente”. Uno di loro ha colpito anche un inviato italiano di Repubblica, Corrado Zunino, e ucciso il suo fixer Bogdan Bitik. Senza contare i franchi tiratori, da sempre baluardo della resistenza agli invasori, e dei “trucchi” per sfuggire alla mira degli sniper. La terribile guerra dei cecchini tra Russia e Ucraina aggiunge un’angoscia ulteriore: se il tiratore sbaglia, mette a rischio la vita sua e dei suoi compagni più di ogni altra categoria di soldato. Al contrario, se fa centro e colpisce un ufficiale, basta anche un solo colpo per mettere in rotta lo schieramento nemico, coi militari che scappano via disorientati e terrorizzati.

I cecchini nella guerriglia urbana

Un autentico inferno, un logorio continuo della psiche, la paura incessante che qualcuno ti spari addosso da qualunque direzione. Questo terrore autentico e insostenibile ha più di 150 anni: lo provarono bavaresi e prussiani ai tempi della Battaglia di Sedan del 1870 e la provarono i tedeschi durante l’invasione del Belgio nella Prima Guerra Mondiale. I grandi eccidi della popolazione civile e i tremendi crimini di guerra che hanno alimentato la nomea sanguinaria dell’esercito della Germania derivano da questa paura: tutti i soldati sanno che potrebbero essere colpiti dalle finestre delle case e dagli alberi in qualunque momento.

Oggi sappiamo che la psiche interviene sulla realtà. Qualcuno sente uno sparo e si convince di essere un bersaglio. Comincia il fuoco di risposta, capita spesso che qualche compagno ci lasci la pelle nella confusione generale. Gli ufficiali si convincono che sono stati i civili del Paese invaso, i cosiddetti franchi tiratori. Danno dunque l’ordine ai loro uomini: mettere tutti gli abitanti del villaggio al muro e fucilarli.

Anche in Ucraina i civili continuano a morire in maniera brutale e inaccettabile. E anche in Ucraina, oggi, molti civili decidono di imbracciare il fucile per dare il proprio contributo. A differenza del passato, però, i loro nomi finiscono sempre e comunque sul registro delle Forze armate, anche solo come volontari. I migliori seguono un duro addestramento in poligoni specializzati come quello di Kharkiv. Nella guerra casa per casa, portone per portone, come quelle compiute a Marinka e Bakhmut, anche un solo tiratore può fare la differenza.

Molti cecchini del lato ucraino sono “vecchie leve” arruolatesi già nel 2014 e nel 2015, dopo lo scoppio del conflitto in Donbass, nei reparti paramilitari del Pravyj Sektor, e cioè il “Settore Destro”, le milizie ultra nazionaliste di estrema destra che andavano a combattere i secessionisti filorussi delle Repubbliche del Donbass. I loro compiti si riassumono in due fasi principali: eliminare dapprima gli ufficiali nemici e poi raccogliere informazioni sullo spostamento delle colonne militari, al fine di dare coordinate utili alle operazioni dell’artiglieria.

Sniper occidentali

Alcuni dei più letali cecchini che combattono per l’Ucraina non sono ucraini, ma volontari occidentali. Come lo svedese Mike Skillt, 47 anni, sulla cui testa l’esercito russo ha messo una taglia da un milione di dollari. Roba da film western, ma sul serio. “Sono più veloce io a sparare”, ha dichiarato lo sniper professionista in un’intervista al Corriere della Sera. Il suo rappresenta un caso limite, in quanto non si nasconde neanche col passamontagna quando svolge il suo lavoro di “contractor” (termine che Skillt preferisce a “mercenario”).

Sotto la guida e l’insegnamento di esperti come Mike, molti giovani giungono a Kiev per completare due settimane di intenso addestramento. Quest’ultimo avviene alle spalle di piazza Maidan, cuore insanguinato della rivoluzione anti-russa del 2014, in un vecchio edificio adibito a caserma e sorvegliato senza sosta dal Battaglione Azov. Chi risulta pronto, viene inviato soprattutto nel Donbass. Come anche lo stesso Skillt, che sul campo di battaglia fa parte di una squadra speciale di poche decine di uomini che agiscono a ridosso della prima linea delle truppe. Il loro compito è “ripulire la zona” dopo l’impiego dell’artiglieria pesante. Tra loro sono presenti anche militari ed ex militari italiani.

Nonostante la peculiare importanza, Skillt e altri cecchini stranieri accettano di essere pagati anche “solo” 2.000 grivnie al mese (circa 110 euro), cioè lo stipendio di un normale soldato ucraino. Ai reporter Ilaria Morani e Salvatore Garzillo, lo svedese afferma di voler in primis combattere l’imperialismo che minaccia l’Europa. Altri, come il tiratore scelto Oleg, dichiara su un canale Telegram di aver ucciso quasi 200 russi per “difendere la patria, non c’è paga o premio che valga così tanto”.

Dove sono attivi i cecchini in Ucraina

Si hanno notizie di basi di cecchini sulle sponde del fiume Dnipro, a Bakhmut (dov’è attiva il gruppo Ghost della Brigata presidenziale separata intitolata a Hetman Bohdan Khmelnytskyi), ma soprattutto in quell’inferno dai confini incertissimi che è il Donbass. Lì si combatte la vera guerra dei cecchini, con tiratori infallibili da ambo i lati. Il motivo principale è legato strettamente al territorio: i cecchini sono più letali “a casa loro”, e nel Donbass le Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk hanno avuto modo di organizzare varie squadre per logorare la controffensiva ucraina.

A Bakhmut, ormai divenuta il simbolo della guerra russo-ucraina (ne avevamo parlato anche qui), l’opera dei cecchini di Kiev è stata una delle armi segrete che hanno causato gravi perdite ai mercenari del Gruppo Wagner, tanto da indurre il loro capo Yevgeny Prigozhin a cambiare più volte i movimenti tattici sul campo. A Kherson, dopo la distruzione del ponte Antonovski, il principale viadotto che attraversa il fiume collegando la città alla Crimea, i cecchini si sono diffusi in tutta l’area, come troll sotto il ponte nelle fiabe germaniche. Nei boschi intorno a Sumy, nel nord dell’Ucraina, agli spari dei cacciatori di cinghiali si sono sostituiti quelli degli sniper, che segnano quasi come un campanile il ritmo della battaglia: si fanno meno numerosi dopo il grande caos degli scontri d’artiglieria. Precisi, essenziali, imprevedibili.

I “trucchi” per ingannare i cecchini nemici

Abbiamo parlato tanto di cecchini ucraini, ma ovviamente anche i russi ne impiegano in abbondanza. Nelle roccaforti conquistate e rese solide nelle regioni occupate, i soldati di Mosca hanno fatto tutto il necessario per resistere alla preventivata controffensiva nemica (come la costruzione di trincee e nuove manovra militari, come abbiamo spiegato qui). I tiratori scelti russi aspettano gli ucraini al varco, pazienti e letali come i loro avversari.

I militari di Kiev hanno però i loro “trucchi” per difendersi. Alcuni di questi escamotage sono impiegati da tempo, come elmetti speciali “anti-sniper”, più massicci e larghi del normale, oltre che a prova di proiettile. Oppure i rilevatori “cat’s eye” (“occhio di gatto”), che tramite un sistema laser portatile individua il cecchino e il mirino all’interno di un telescopio. Questo strumento può rivelarsi molto efficace, dato che la distanza di rilevamento del mirino di un cecchino di calibro 24 mm può superare i 1.500 metri. Di notte, invece, in condizioni di tempo sereno, la distanza di identificazione supera di poco i 300 metri.

Altri trucchi sono meno noti, come l’utilizzo da parte dei militari ucraini di mezzi di produzione britannica (soprattutto pick-up blindati). Dove sta il trucco? Nella guida a destra. I soldati di Kiev posizionano un fantoccio in atteggiamento di guida sul lato sinistro, mentre la vera guida è dal “nostro” lato passeggero. La trovata ha tratto in inganno parecchi cecchini russi, che mirano al versante sbagliato del parabrezza, dando modo all’ucraino di salvarsi e individuarlo, oltre che portare a destinazione i rifornimenti a bordo. Per fornire sempre più mezzi di questo tipo ai militari ucraini sono state organizzate anche delle raccolte fondi, necessarie per acquistare o riadattare modelli che vanno da Mitsubishi L-200 a Toyota Hilux e Tundra, da Ford Ranger a Mazda B2500 e Jeep Gladiator.

L’aiuto da parte dei civili

Dovunque siano attivi i tiratori scelti, che siano in gruppo o solitari, hanno ovvie difficoltà a reperire rifornimenti. Non operano all’interno di un insieme inquadrato che ha collegamenti e approvvigionamenti giornalieri, non sfruttano la catena di trasporto propria dei battaglioni. Nel loro caso si rivela fondamentale il supporto offerto dalla popolazione locale. I civili offrono un rifugio, un nascondiglio, cibo, calore, compagnia. In molti casi ad aiutare i cecchini sono anziani, che vengono trasferiti in luoghi più sicuri, lontani dal fronte, lasciando l’abitazione – con tutto l’occorrente all’interno, seppur sia modesta cosa – ai tiratori ucraini.

Non solo: i residenti nelle zone devastate dalla guerra hanno portato avanti anche azioni di sabotaggio civile che ha facilitato molto l’azione degli sniper. Ad esempio rimuovendo, soprattutto nelle prime fasi del conflitto, insegne e cartelli stradali da zone sconosciute alle truppe russe. Oppure rendendo inagibili le stazioni di rifornimento di benzina e gasolio, lasciando a secco quei mezzi russi che contavano sull’approvvigionamento sul posto.

Vanno nominati infine i franchi tiratori, cioè civili che imbracciano direttamente il fucile o fabbricano molotov usando le bottiglie di vodka. Sono quelli che rischiano più di tutti, inesperti e impauriti. Anche anziani, 80enni in alcuni casi rivelati nelle chat di Telegram, con tanto di foto in posa e celebrazione da parte dell’esercito regolare.

Le testimonianze russe su Telegram

Su Telegram intanto girano video terribili. Il 22 maggio un canale filorusso ha condiviso il filmato in soggettiva termica di un tiratore che decima un gruppo di nemici posizionati a grande distanza. Si tratta di un cecchino della 24esima Brigata delle Forze speciali russe contro il gruppo di ricognizione della 100esima Brigata di difesa territoriale ucraina. Soltanto un soldato ucraino fu risparmiato quel giorno, per essere catturato e interrogato.

Anche i racconti non sono da meno. Lo abbiamo ribadito anche in altre occasioni (come qui, ad esempio): questa è una guerra d’altri tempi, quasi in tutto novecentesca. Quando il nemico è troppo vicino al nascondiglio, si rende necessario il combattimento corpo a corpo. Ecco perché praticamente tutti i cecchini portano addosso uno o più coltelli, coi quali – raccontano in due – hanno ucciso decine di nemici. Uno sniper russo ha conservato gli scalpi dei suoi nemici, come Brad Pitt nei panni del tenente Aldo Raine nel film “Bastardi senza gloria” di Quentin Tarantino. A citare il film è lo stesso cecchino. Roba da brividi.