Dopo un serrato confronto tra gli esponenti dell’Esecutivo, i partiti di maggioranza e le forze sindacali, il Governo ha approvato ufficialmente il testo della prima legge di Bilancio firmata dal premier Mario Draghi e dal ministro dell’Economia Daniele Franco (qui tutti i numeri della Manovra 2022).
Oltre alle discusse novità sul sistema pensionistico, la riduzione delle tasse e gli altri provvedimenti, il Consiglio dei ministri ha inserito anche una norma che prevede l’aumento dello stipendio per tutti i sindaci d’Italia.
Il cosiddetto rialzo della indennità di funzione è frutto di una richiesta trasversale, che per una volta ha messo d’accordo tutte le parti in causa nel bel mezzo dei tanti scontri che hanno caratterizzato le ultime settimane della vita politica.
Si tratta di un incremento di notevole spessore quello che interesserà gli amministratori locali degli oltre 8mila comuni italiani, un intervento che la maggior parte dell’opinione pubblica invocava già da qualche tempo in virtù della sproporzione vigente rispetto alle molte responsabilità in capo ai primi cittadini.
I nuovi standard per avvicinare i sindaci ai governatori
Manca poco all’avvio dei nuovi aumenti. Questi infatti scatteranno ufficialmente a partire dall’anno 2022. Nello specifico vedremo le indennità salire in maniera graduale. Col tempo, una volta raggiunto il 2024, si raggiungerà un importo parametrato e proporzionale a quanto percepiscono i presidenti delle Regioni.
Viene però da chiedersi, dunque, quale sia la condizione di stipendio attuale dei governatori. A quanto ammonta il loro guadagno mensile? Lo stipendio che viene corrisposto in funzione della loro carica è pari a 13.800 euro lordi al mese. Una cifra elevata, alla quale si andranno ad adeguare anche gli emolumenti dei sindaci. Ma esistono delle differenziazioni pensate seguendo alcuni parametri specifici.
Una prima distinzione prevede che ciascuno stipendio sia commisurato al numero di abitanti e all’importanza del comune amministrato, sia esso un capoluogo di regione, un capoluogo di provincia o un semplice municipio.
In altre parole lo scatto in avanti vero e proprio sarà pieno (ossa con un aumento del 100%) solo per i sindaci delle città metropolitane (Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria).
Un incremento diverso a seconda del numero di cittadini
Per le città capoluogo di Regione e di provincia con più di 100mila abitanti l’aumento sarà pari all’80% dello stipendio attualmente percepito, mentre sarà del 70% fino alla soglia di 100mila abitanti.
E qui arriva il primo scatto sostanziale. La paga per i sindaci di Comuni non capoluogo inferiori ai 50mila abitanti vedrà infatti registrare una crescita del 45%, meno della metà della somma ad oggi erogata agli amministratori.
Per il resto, più si scende come quantitativo di concittadini e minore risulterà l’incremento. Sarà quindi del 30% da 10.001 a 30mila abitanti, del 29% da 5.001 a 10mila abitanti, del 22% per i sindaci con popolazione da 3.001 a 5.000 abitanti e del 16% per i sindaci dei Comuni più piccoli, con un numero di residenti che arriva sino a tremila abitanti.
Infine, lo stipendio mensile verrà ridotto del 50% nel caso in cui il primo cittadino decida di proseguire anche la propria attività lavorativa precedente all’elezione.