Russia in ginocchio per le sanzioni: non si trovano cibo e farmaci

Più della metà del popolo russo dichiara di sentirsi colpito dalle sanzioni, mentre nei supermercati iniziano a mancare cibo e altri prodotti

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Da marzo la Russia è diventata il Paese più sanzionato del mondo. Con oltre 5 mila differenti misure mirate, ha superato l’Iran, il Venezuela, il Myanmar e Cuba messi insieme. Solo gli Stati Uniti ne hanno decise più di un migliaio, e nella classifica dei Paesi che hanno multato di più Mosca ci sono anche il Canada e la Svizzera. Delle restrizioni contro il settore finanziario, quelle più importanti hanno congelato metà dell’oro russo e delle riserve che si trovano all’estero. Queste ultime hanno un valore di circa 300 miliardi di dollari.

Tuttavia non sono solo gli oligarchi vicini a Vladimir Putin e lo stesso presidente a essere stati raggiunti dalle sanzioni. Almeno indirettamente, infatti, queste stanno colpendo tutto il popolo russo, con l’obiettivo di creare malcontento e portare il conflitto in Ucraina alla fine nel breve periodo.

Sanzioni, restrizioni e boicottaggi in Russia

L’Unione Europea ha approvato e attivato il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, rimandando ulteriormente la decisione sull’embargo delle materie energetiche (gas, petrolio e carbone), che dovrebbe arrivare tra otto mesi.

I Paesi comunitari hanno dunque optato per lasciare a Mosca un largo margine di movimento per far terminare la guerra, in attesa che il resto delle restrizioni faccia effetto e porti al malcontento non solo i fedelissimi dello Zar ma la maggior parte della popolazione.

Le multinazionali hanno iniziato a boicottare la Russia – qua l’elenco. Tra i grandi marchi ci sono McDonald’s, Coca Cola, KFC, BP e Shell, e altre se ne aggiungono mentre passano i giorni. Non si tratta solo di una scelta etica. Alla base della ritirata delle aziende c’è anche la presa di coscienza che il mercato russo non è più – e forse non tornerà mai a essere – un terreno fertile per gli affari. La fine degli oligarchi sta coincidendo anche con il progressivo impoverimento della popolazione. Che inizia a mostrare segni di preoccupazione per il futuro.

Prodotti introvabili dopo le sanzioni

Il Viciom, il Centro di ricerca sull’opinione pubblica ha sondato gli umori dei russi, scoprendo che il 60% dichiara di essere stato anche indirettamente colpito dalle sanzioni. La metà degli intervistati, inoltre, rileva una penuria di alcuni prodotti. Dal sale al grano saraceno, passando per i prodotti per la cura del viso e del corpo e i farmaci. Sempre il 50% dichiara di aver fatto scorte di zucchero e pasta in visione di tempi peggiori. Questo nonostante l’80% del campione lamenti un aumento esponenziale dei prezzi nei supermercati.

Il Centro per gli studi sul comportamento dei consumatori (CIPP) di Roskachestvo e il Centro ricerche NAFI hanno approfondito inoltre la ricerca sul piano qualitativo. Il 33% dei russi ha dichiarato che la qualità delle salsicce non è più la stessa dall’inizio delle sanzioni. Il 25% ha notato differenze rispetto al passato per il cibo in scatola, il 21% per i latticini, il 20% per i vegetali, il 19% per il caffè, i dolci, l’alcol, la frutta, il pane e i prodotti da forno.

Circa un quarto degli intervistati ritiene inoltre che la qualità del cibo possa peggiorare ulteriormente, considerando che si sta diffondendo in tutto il Paese la notizia secondo cui le aziende alimentari starebbero sostituendo il latte con prodotti vegetali e olio, in particolare in prodotti come il burro e i formaggi. Insomma, le sanzioni stanno effettivamente avendo il loro effetto, ma basteranno a far desistere Vladimir Putin dalle sue mire espansionistiche? Alcune aziende, come l’Eni, hanno trovato degli escamotage contro le sanzioni.