Ha creato parecchio scalpore – sia nell’opinione pubblica, sia fra gli addetti ai lavori – l’inchiesta pubblicata lo scorso sabato 7 gennaio dalla testata MF Milano-Finanza, tra le redazioni più autorevoli del nostro Paese per quanto riguarda tutto ciò che attiene agli aspetti economici e finanziari della società contemporanea. I risultati dell’ultimo studio realizzato dal giornale sono stati rilanciati da tutte le agenzie di stampa e i quotidiani nazionali, vista la sua stretta correlazione con le dinamiche quotidiane di milioni di cittadini italiani.
In particolare, il report di MF mostra come i conti correnti aperti nell’ultimo anno da lavoratori autonomi, dipendenti e titolari d’azienda siano diventati sempre più cari con il trascorrere dei mesi. Si tratta di una vera e propria mazzata per le tasche di milioni di famiglie e migliaia di imprese, che oggi si ritrovano a spendere cifre molto più alte rispetto all’inizio del 2022 per il mantenimento di un conto bancario.
Rincaro per i costi di gestione del conto corrente: quanto cresceranno
I numeri snocciolati dal giornale economico non lasciano spazio ad altre interpretazioni, soprattutto se messi in relazione alle tante emergenze che si sono sovrapposte negli ultimi tempi sulle spalle del nostro sistema sociale e finanziario. Nello specifico, MF ha elencato la serie di rincari che hanno caratterizzato queste prime settimane del 2023: dall’aumento del prezzo dei carburanti (su cui, proprio in queste ore, si è scatenata la bufera che ha coinvolto Giorgia Meloni e il suo governo) alla crescita dei pedaggi autostradali, passando per i tassi d’interesse sui mutui e l’incremento dei premi per le polizze RC auto.
A quanto pare, nemmeno i conti correnti sono rimasti immuni da questa ondata di rialzi. In media, rispetto a 12 mesi fa, si sono registrati aumenti fino al 7% per coloro che hanno deciso di aprire un proprio conto presso un istituto bancario. Si tratta di un parametro di poco inferiore al dato generale dell’inflazione, che in Italia nel 2022 ha raggiunto una soglia pari all’8,1%.
Conti correnti, quanto aumenterà la spesa delle famiglie per mantenerli aperti
Il tutto però non trova riscontro in un altro aspetto, ossia quello del rendimento annuo di un conto corrente: sempre secondo l’indagine condotta da MF, la percentuale di guadagno per il cittadino titolare del conto continua ad essere prossima allo zero. E questo nonostante i 4 rialzi dei tassi di interesse imposti da luglio ad oggi da parte della Banca centrale europea, che li ha portati all’interno di una forbice che va dal 2% al 2,7% a seconda della tipologia.
La causa di questo immobilismo dei rendimenti dei conti correnti sarebbe da additare alle banche tradizionali, che – si legge nel documento – “nella fase storica attuale devono difendere i propri bilanci, sotto pressione per l’andamento negativo del mercato, oltre che per il calo delle commissioni del risparmio gestito”.
Un problema che assume dimensioni sempre più grandi se si pensa che, al termine di quasi tre anni di emergenza pandemica, i risparmiatori italiani sono ancora molto diffidenti nell’effettuare nuovi investimenti, mentre i parcheggi della liquidità sono ai massimi storici, quantificabili in circa 1.800 miliardi di euro. Ora, con i nuovi rialzi imposti dalle banche per il mantenimento del conto corrente, il canone medio per una famiglia potrebbe arrivare a superare i 200 euro annui.