Petrolio, schizzano i prezzi: i danni economici e la soluzione

I Paesi produttori dell'Opec+ hanno deciso di aumentare i barili di petrolio quotidiani per venire incontro a Usa e Ue

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Nel giorno stesso in cui l’Unione europea approva il sesto pacchetto di sanzioni con l’embargo del petrolio russo, i Paesi produttori dell’Opec+, tra i quali la Russia, aumentano la produzione di barili per rispondere alle richieste di un Occidente preoccupato per l’impennata dei prezzi del greggio.

Petrolio, schizzano i prezzi: l’aumento della produzione dell’Opec+

Il cartello di Paesi esportatori di petrolio ha, infatti, deciso di incrementare la produzione fino a 648mila barili al giorno per i mesi di luglio e agosto, dopo aver finora alzato i ritmi di 432mila barili quotidiani ogni mese per recuperare i cali registrati durante la pandemia.

Il ritocco era atteso per arginare i prezzi sempre maggiori raggiunti dal petrolio, intorno ai 120 dollari al barile, che sono responsabili della benzina salata e stanno contribuendo all’inflazione incalzante negli Usa e in Europa.

Petrolio, Opec+ aumenta la produzione: la reazione di Usa e Ue

Proprio gli Stati Uniti accolgono con soddisfazione la decisione dell’Opec+: “Questo annuncio – si legge in un comunicato della Casa Bianca – accelera la fine dell’attuale accordo sulle quote, che era in vigore da luglio dell’anno scorso, e anticipa l’aumento della produzione mensile che era stato in precedenza previsto per settembre. Riconosciamo il ruolo dell’Arabia Saudita come presidente dell’Opec+ e suo maggior produttore nel raggiungimento di questa intesa tra i membri del gruppo” scrive l’amministrazione Biden, dando merito anche a Paesi come Kuwait, Iraq e Emirati arabi per aver reso possibile il consenso unitario tra i 23 membri dell’organizzazione.

Secondo il ‘Financial Times’, l’Arabia Saudita inizialmente restia ad aumentare la produzione, avrebbe poi accettato di cambiare posizione per calmare i prezzi del petrolio e riavvicinarsi con l’amministrazione Biden. Riad ha anche assicurato che risponderà aumentando la produzione anche nel caso in cui una crisi dell’offerta dovesse colpire il mercato petrolifero.

“Gli Stati Uniti – conclude la nota della Casa Bianca – continueranno a usare tutti gli strumenti a disposizione per far fronte alle pressioni che derivano dai prezzi dell’energia”.

Un sospiro di sollievo per l’aumento della produzione di petrolio è arrivato anche dall’Unione europea: “Accolgo con favore l’annuncio odierno dell’Opec che aumenterà la fornitura di petrolio perchè ci rende più facile liberarci dal greggio russo e rivolgerci ad altri fornitori e regioni nel mondo per ottenere il petrolio necessario”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea che di recente ha varato il sesto pacchetto di sanzioni Ue alla Russia.

Sul tema si è espresso anche il vice primo ministro russo, Alexander Novak, secondo il quale la produzione petrolifera russa sta aumentando ulteriormente all’inizio di giugno rispetto ai livelli di maggio e ha sostenuto che per Mosca è importante continuare a cooperare con l’Opec+.

Intervistato dal canale televisivo Rossiya 24, Novak ha anche sottolineato che la decisione dell’Opec+ di aumentare la produzione a luglio e agosto invece che a settembre aiuterà a coprire la crescente domanda di petrolio dovuta a fattori stagionali.

Nonostante l’intervento il petrolio è continuato a salire con il Wti che si assesta a quota 117,35 dollari al barile (+1,82%), mentre le quotazioni del Brent salgono a 118,17 dollari (+1,63%).