In Italia come in tutta Europa, la seconda parte del 2022 è stata caratterizzata dalle forti preoccupazioni per i continui rincari dei costi di luce e gas. L’aumento incontrollato del prezzo delle bollette per l’energia elettrica e per il riscaldamento ha messo in ginocchio milioni di famiglie e migliaia di imprese, con una crescita esorbitante della spesa complessiva rispetto allo stesso periodo del 2021.
Dopo una lunga fase di apprensione per le prospettive quanto mai incerte sul futuro a breve termine, solo nelle ultime settimane dell’anno il valore del gas e dell’elettricità è tornato a scendere, anche se in maniera molto più contenuta rispetto agli incrementi. Nel frattempo, il governo guidato da Giorgia Meloni – a distanza di nemmeno due mesi dal suo insediamento ufficiale – ha dovuto destinare al caro bollette ben 21 dei 35 miliardi di euro inseriti nella sua prima legge di Bilancio.
Nuovi rigassificatori in Italia: il ministro Pichetto Fratin rassicura i cittadini sul costo delle bollette
Nel tentativo di rassicurare gli italiani in vista di un 2023 che si prevede alquanto complicato, il ministro Gilberto Pichetto Fratin – titolare del dicastero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – ha fatto il punto sulle mosse che l’esecutivo intende mettere in campo per evitare che una nuova crisi economica e sociale si scateni in tutto il Paese. Da qualche settimana l’Italia, come tutti gli altri Stati membri, può contare sul nuovo accordo per l’introduzione del price cap, che fissa un tetto al prezzo delle importazioni del gas metano dall’estero.
“Ci siamo battuti con forza per il raggiungimento di questo obiettivo fondamentale – ha specificato Pichetto Fratin in una recente intervista – nonostante ci fosse il parere contrario di molti nostri alleati in Europa. Abbiamo ‘tagliato le unghie alla speculazione’, anche se siamo solo all’inizio di un percorso che impegnerà il governo italiano per tutto il 2023, in linea con i traguardi già tagliati dal precedente esecutivo”.
Il primo problema sul tavolo del ministro sarà quello relativo ai nuovi rincari del prezzo del gas previsti per le prime settimane dell’anno. “Al momento la situazione è positiva, perché siamo tornati ai costi precedenti allo scoppio della guerra in Ucraina. Questo significa che daremo priorità ai problemi storici del nostro Paese, ossia le infrastrutture e la disponibilità delle forniture“.
Nuovi rigassificatori in Italia nel 2023: dove saranno e quanto gas produrranno
Per quanto riguarda questo secondo punto, l’urgenza di aprire nuove rotte commerciali tramite cui importare gas naturale liquefatto è stata (in parte) debellata dagli accordi stretti in estate dal governo di Mario Draghi con la Tunisia e il Qatar. In questo modo è diminuita fortemente la nostra dipendenza dalla Russia, che fino ad inizio anno rappresentava il partner più importante non solo per l’Italia, ma anche per altri grandi potenze del Vecchio Continente, una su tutte la Germania.
Ora però nel mirino della maggioranza di governo c’è la realizzazione di quattro nuovi rigassificatori sul nostro territorio, in modo da incrementare quanto prima la produzione nazionale di materiale combustibile. “La piattaforma di Piombino e quella di Ravenna sono indispensabili – ha spiegato il ministro – e ci consentiranno di affrontare con più serenità l’inverno del 2024 e quelli successivi. Parliamo di 5 miliardi di metri cubi per ogni rigassificatore, una mole di cui non possiamo fare a meno”.
Eppure, in Consiglio dei ministri tutti sanno che questo non basta. Occorre trovare nuove soluzioni e in fretta. “Abbiamo diverse strade” ha concluso Pichetto Fratin, sottolineando come “i rigassificatori di Gioia Tauro e di Porto Empedocle potranno essere realizzati in tempi brevi. Inoltre abbiamo in programma di raddoppiare il Tap e di potenziare la linea Adriatica”.