Guerra Cina-Taiwan alle porte? Perché ci costerebbe cara

Tensione alle stelle tra Cina, Taiwan e gli Usa dopo la visita di Nancy Pelosi a Taipei: rischiamo di restare senza telefoni e computer

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Mirko Ledda

Editor e fact checker

Scrive sul web da 15 anni, come ghost writer e debunker di fake news. Si occupa di pop economy, tecnologia e mondo digitale, alimentazione e salute.

La visita diplomatica a Taiwan di Nancy Pelosi, speaker della Camera statunitense, ha creato un incidente diplomatico tra Cina e Usa. Il viaggio della terza carica dello Stato sull’isola, effettuato nonostante il parere negativo del Pentagono, ha riaperto la profonda ferita mai rimarginata con il continente e i rapporti con il resto del mondo. Taipei chiede l’indipendenza e si comporta come uno stato sovrano, guardando all’Occidente per gli scambi commerciali, mentre Pechino porta avanti la politica dell’Unica Cina.

Avere un alto rappresentate delle istituzioni nella capitale de facto dell’Isola di Formosa, con tanto di meeting con la presidente e visita al Parlamento, è apparso come uno smacco troppo grande per il Partito Comunista Cinese. E ora si teme che Pechino passi dalle minacce, con il lancio di missili nel mare che circonda Taiwan, ai fatti, con un conflitto che ricalcherebbe in parte le dinamiche di quello scoppiato tra la Russia e l’Ucraina.

Perché una guerra tra Cina e Taiwan bloccherebbe l’industria tecnologica

Sta facendo molto parlare la visita della Pelosi a Taiwan. Se infatti la Cina dovesse invadere tale stato, ci sarebbero grosse ripercussioni sul mercato globale dei dispositivi tecnologici. A lanciare l’allarme è Mark Liu, amministratore delegato della TSMC, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company, tra le più importante aziende produttrici di circuiti integrati e wafer, cioè sottili piastrine di materiale semiconduttore su cui vengono realizzati i microchip.

In un’intervista alla CNN, una delle poche concesse nel corso della carriera alla stampa internazionale, l’imprenditore ha spiegato che la guerra renderebbe inoperanti gli stabilimenti della multinazionale che si trovano sull’isola, che sono altamente dipendenti da forniture estere – di materie prime, composti chimici, componenti e software – e funzionano grazie a collegamenti in tempo reale e scambi con l’Europa, il Giappone e gli Stati Uniti.

TSMC produce chip per alcuni colossi tecnologici internazionali, come Apple, per cui produce i processori delle serie A e della nuova serie M, di ultima generazione, e Qualcomm, i cui processori, come quelli della fortunata serie Snapdragon, sono montati su tantissimi dispositivi Android di ogni marca e fascia di prezzo. L’azienda è la fonderia di semiconduttori più importante al mondo. Detiene una quota di mercato superiore al 50% su scala globale.

L’appello di Mark Liu e il piano miliardario degli Usa per i semiconduttori

Se la Cina dovesse decidere di bombardare la sede principale che si trova a Taipei, si fermerebbe automaticamente la produzione. Con gravi ripercussioni su tutti i big della tecnologia. Un duro colpo per tutte le aziende di smartphone, tablet e computer, ma anche di console di videogiochi e assistenti virtuali, passando per tutti dispositivi smart e gli elettrodomestici più avanzati.

La guerra non ha vincitori, perdono tutti“, ha rimarcato Mark Liu nel corso della sua intervista. Facendo un parallelismo con il conflitto in corso in Ucraina. “Nessuna delle parti ne sta avendo beneficio” e, anche se i contesti politico, sociale ed economico sono talmente diversi, lo stesso avverrebbe in caso di ostilità tra Cina e Taiwan.

In previsione di una possibile escalation tra il continente e l’isola, che inevitabilmente coinvolgerebbe altri Paesi, e non solo con danni al commercio, gli Stati Uniti stanno correndo ai ripari, con un maxi piano per incentivare la produzione interna di semiconduttori, attraverso il Chips and Science Act sulla falsariga del Chips Act europeo. La proposta di legge federale prevede lo stanziamento di miliardi di dollari di incentivi per la costruzione di fabbriche sul terreno statunitense.

Il presidente americano Joe Biden dovrebbe firmare il decreto attuativo nei prossimi giorni. La nuova norma permetterà di rendere le forniture più efficienti, moderne e soprattutto sicure in caso di crisi internazionali. A beneficiarne sarà anche la stessa TSMC, che sta costruendo una gigafactory da 12 miliardi di dollari in Arizona. E non è un caso che Nancy Pelosi si trovi a Taiwan in queste ore, considerando che incontrerà anche Mark Liu in persona.