Meloni elimina oltre 2mila leggi, ecco quali

Il decreto firmato dalla ministra Casellati ha ricevuto il via libera del Consiglio dei ministri: dalla gabella alla tassa sul vino, tutte le imposte eliminate

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Lo scorso 17 marzo, come ogni anno, davanti all’Altare della Patria a Roma, le massime autorità istituzionali del nostro Paese si sono radunate per celebrare l’Unita d’Italia. Sono passati ben 162 anni da quando Vittorio Emanuele II, già Re di Sardegna, appose la propria firma su un disegno di legge depositato al Senato con cui veniva proclamata la nascita dello Stato italiano. In questo modo, il più celebre rappresentate della famiglia Savoia si assunse la guida del regno, archiviando in un colpo secoli di frammentazione politica e geografica che avevano caratterizzato la nostra nazione fino ad allora.

Il primo presidente del Consiglio non poteva che essere l’uomo più rappresentativo del Risorgimento, almeno dal punto di vista diplomatico, ossia quel Camillo Benso di Cavour che aveva avuto un ruolo determinante prima nelle guerre d’indipendenza e poi nell’impresa guidata da Giuseppe Garibaldi per liberare il territorio nazionale dalle presenze straniere. Lo statista piemontese durò in carica per pochi mesi, prima che la morte lo cogliesse di sorpresa nel giugno di quell’anno.

Il governo Meloni elimina oltre 2mila leggi

Dopo di lui furono 7 i presidenti del Consiglio nell’arco temporale che va dal 1861 al 1871, per un totale di 13 governi (il problema delle maggioranze variabili in Parlamento c’era già allora). Un periodo che è stato definito della Destra Storica, in contrapposizione al decennio successivo (denominato, di conseguenza, della Sinistra storica) in cui i protagonisti furono Agostino Depretis e Francesco Crispi. Nei primi dieci anni del Regno invece i volti noti alla guida del Paese furono Bettino Ricasoli, Urbano Rattazzi, Alfonso La Marmora e Luigi Carlo Farini, molti dei quali oggi compaiono nelle targhe e nelle diciture di strade e piazze in tutta Italia.

Ma, oltre alla toponomastica, quegli illustri personaggi ci hanno lasciato in eredità anche una serie di leggi e provvedimenti che il nostro apparato giuridico nazionale si è portato appresso fino ai giorni nostri. Con il risultato che, a quelle norme, se ne sono aggiunte altre decine di migliaia nel corso di un secolo e mezzo, ingolfando in maniera inverosimile i registri del ministero di Giustizia. Molte di queste regole – scritte dalle mani più diverse, più o meno competenti – riguardano il sistema della tassazione e prevedono per i cittadini il pagamento di un’imposta per poter usufruire di un determinato servizio.

Operazione anti burocrazia

Accade ora che il governo di Giorgia Meloni, nella persona di Maria Elisabetta Alberti Casellati (già presidente del Senato e ora ministra per le Riforme istituzionali), abbia deciso di eliminare ben 2.535 regi decreti risalenti a quel periodo. Un colpo di spugna che la titolare del dicastero ha definito “operazione anti burocrazia“. Tra le norme cancellate risalenti all’Unità d’Italia ce ne sono alcune parecchio curiose, a cominciare dal permesso per i Comuni di riscuotere i “diritti di gabella“. Sul podio della comicità legislativa entra di diritto (scusate il gioco di parole) anche la somma che le alunne debbono pagare per “entrare in collegio“.

Passando in rassegna le oltre 2mila voci selezionate, richiama l’attenzione anche la tassa destinata alle Regioni che riguarda “il mosto e l’uva“, con un piccolo sovrapprezzo per chi produce “il vino e l’aceto“. Il lavoro di spunta però pare essere solamente nella sua fase iniziale, dato che – come specificato dalla stessa Casellati a margine del Consiglio dei ministri in cui è stato approvato il provvedimento – i regi decreti ancora oggi in vigore sono oltre 30mila: il governo ha intenzione di depennarne circa 20mila entro il prossimo luglio.