Pizzerie che aggiungono il costo dell’energia sul conto, aziende che dichiarano fallimento perché non riescono più a sostenere i costi, e ora anche i supermercati iniziano a chiudere a causa del caro bollette. Dalla piccola alla media e grande distribuzione, la situazione sta diventando difficilmente gestibile per molti imprenditori, oltre che per le famiglie (di quanto aumenterà la spesa questo autunno?).
Un intero sistema, di fatto, rischia la paralisi.
Caro bollette, in Campania la grande distribuzione si ferma: supermercati a rischio chiusura
Non stiamo parlando di una piccola realtà commerciale che non riesce a far quadrare i conti a fine mese, ma di una vera e propria catena di supermercati (3 dal marchio Md e 2 Todis) che in Campania vanno incontro alla chiusura. Dei motivi che stanno portando i punti vendita ad abbassare le saracinesche ne ha parlato in un’intervista rilasciata a Il Mattino Ferdinando Fabiano, amministratore unico di due aziende, la Mefa srl e la Metodi srl, che gestiscono i 5 supermarket.
“l vicolo cieco imprenditoriale in cui mi ritrovo. Le mie aziende, con questi rincari in bolletta, presentano un bilancio sempre in negativo. L’incubo maggiore è interrompere le attività senza poter pagare i dipendenti. Sono stati proprio loro, nei mesi più duri della pandemia, a rischiare in prima persona per garantire il diritto alla spesa per i cittadini. Non entro nel merito dei motivi che hanno portato agli aumenti ma sottolineo la gravità del problema, l’inconsistenza dei sostegni messi in campo dalla politica”, ha dichiarato con rammarico l’imprenditore.
Senza interventi mirati, ha poi spiegato lo stesso, difficilmente vede un’alternativa diversa dalla chiusura definitiva dei supermarket dislocati tra tra Soccavo, Volla, Cercola e Casoria. “Le bollette sono diventate insostenibili. Non si riesce ad andare avanti: per i miei 5 supermercati fatturiamo circa 1 milione al mese, con un utile di 170mila euro. Cifra con cui devo pagare stipendi per circa 90mila euro a 70 famiglie, più le spese. Nel mese di luglio ho pagato 76mila euro di energia: non posso più sostenere questi costi”.
E il problema, purtroppo, è più grave di quanto si possa immaginare, perché non si ferma solo la grande distribuzione (con tutte le conseguenze e le complicazioni che questa decisione avrà sul servizio e sui prezzi), ma si rischia di attivare un meccanismo a catena che comporterà non solo la perdita di posti di lavoro ma anche una frenata economica, che si riverserà inevitabilmente su un territorio già fortemente provato dall’alto tasso di disoccupazione.
Caro energia, quali sono le soluzioni proposte dai partiti?
Il fenomeno del caro energia, per ovvi motivi, entrerà a pieno titolo nella agenda del prossimo governo in carica. Ma i partiti, considerando le risorse a disposizione e quelli che sono gli impegni già presi con l’UE, come hanno intenzione di risolvere la questione? Quali sono le loro proposte? Si è parlato tanto di reddito di cittadinanza (qui le proposte per cambiarlo), pensioni e flat tax, ma sul fronte rincari quali sono le soluzioni proposte?
Quattro i punti cardine sui quali il Pd chiede di intervenire in merito: primo, un tetto per le bollette disaccoppiando l’elettricità prodotta con il fossile da quella prodotta con le rinnovabili; secondo, il raddoppio del credito d’imposta per le imprese che pagano prezzi insostenibili; terzo, l’introduzione di una “bolletta luce sociale” per dimezzare i costi per le famiglie in difficoltà; quarto, “un grande piano per le rinnovabili e il risparmio energetico”.
Giorgia Meloni, invece, ha proposto di intervenire subito e non aspettare l’esito delle elezioni: “Io sto all’opposizione dell’attuale governo in carica, quindi se lo dico io in teoria ci siamo tutti. Ci troviamo in Parlamento e proviamo ad approvare delle norme che consentano ai cittadini di avere una situazione sostenibile”, ha dichiarato la leader di FdI durante un intervento alla trasmissione “Fuori dal coro” su Rete 4, parlando del caro bollette.
Il Movimento e Stelle, invece, punta tutto sul cd. “Energy Recovery fund“, ovvero un fondo comune dell’UE per la transizione energetica, anche se Conte si è detto disponibile al confronto prima delle elezioni del 25 settembre, così da poter intervenire subito.