Auto, Euro 7 rinviato: l’Europa segue la linea italiana

L'Unione europea rallenta sulla rivoluzione Euro 7, tra rinvii e modifiche. Vola intanto il settore delle auto elettriche, anche in Italia

Foto di Luca Incoronato

Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Sul fronte europeo i governi sono riusciti a trovare un accordo in merito alle regole Euro 7. Tendenzialmente parlando, ci si muove dunque nella stessa direzione in merito agli standard sulle emissioni inquinanti dei veicoli in circolazione.

Un passo molto importante in vista dei negoziati con il Parlamento europeo. Un punto chiave di questo confronto tra differenti Paesi riguarda però le tempistiche di intervento in tal senso. Di fatto si è pronti a estendere il periodo entro il quale sarà obbligatoria l’applicazione delle nuove disposizioni. Nel dettaglio, si parla di un lasso di tempo di due anni e mezzo, invece di due anni, per le auto.

Euro 7: cosa sapere

Uno degli elementi cardine degli standard Euro 7 è il fatto che, per la prima volta al mondo, non ci si limiterà a regolamentare il livello di emissioni dei gas di scarico. Ci saranno limiti aggiuntivi per le emissioni prodotte dai freni e parametri specifici connessi alle emissioni di microplastiche provocate dagli pneumatici.

In tal senso si aprono le porte a una nuova fase di interventi governativi su questo fronte. Il motivo è presto detto: le disposizioni aggiuntive saranno infatti applicate a tutti i veicoli, il che comprende anche quelli elettrici. Non si vuole infatti correre il rischio di diffondere i “nuovi” mezzi a livello globale, indicandoli come soluzione futura, dimenticando però di evidenziarne i limiti inquinanti.

Ecco un elenco di dettami previsti dagli standard Euro 7:

  • minori emissioni di polveri e microplastiche di freni e pneumatici, anche per auto elettriche;
  • durata maggiore dei catalizzatori e dei filtri;
  • test di inquinamento più rigidi, con possibilità di monitorare quelle che sono le performance in maniera digitale;
  • taglio delle emissioni NOx, ammoniaca NH3, formaldeide e particolato;
  • maggior durata degli accumulatori per le auto a batteria, le elettriche e le ibride plug-in;
  • test di emissioni reale, effettuati su strada in condizioni molto diverse per le termiche.

Euro 7: il compromesso

La presidenza spagnola della Ue ha definito la proposta di compromesso tra i vari Paesi. È stato sottolineato come siano sorte delle complesse discussioni, che ha portato a un chiaro indebolimento delle ambizioni iniziali in termini di gas esausti.

Stando a Il Sole 24 Ore, fonti europee evidenziano come si tratti di un testo ancora aperto, ovvero potenzialmente modificabile in svariati punti. Il processo di raggiungimento di un compromesso ufficiale non può dunque dirsi concluso, anzi.

Ci si attende un’approvazione a maggioranza qualificata, nonostante svariati governi non reputano necessario proseguire oltre Euro 6, al momento. Ciò considerando gli impegni già pattuiti per la decarbonizzazione del settore entro il 2035. Tra questi spicca anche l’Italia. Un pensiero, quello del governo di Giorgia Meloni, ampiamente condiviso dalla maggioranza dell’industria di settore.

Allo stato attuale, il compromesso porterebbe a mantenere identiche, sostanzialmente, le regole in vigore per gli standard Euro 6 sul fronte dei gas di scarico. Da discutere ancora in merito alle emissioni di freni e pneumatici, invece. Ciò basta a definire depotenziate le ambizioni iniziali, che prevedevano limiti più bassi di quelli vigenti per le autovetture e i furgoni, al dl là del carburante utilizzato, così come limiti più stringenti per autobus e autocarri.

I numeri dell’elettrico

Dinanzi a questa situazione di certo poco allettante per il futuro del pianeta, considerando come i passi della politica continuino a essere molto piccoli, la risposta del mercato delle auto elettriche è convincente. C’è ancora la convinzione che tanto occorra fare in questo ambito, dal miglioramento delle infrastrutture al costo di listino delle auto (soprattutto, ndr), ma il pubblico dimostra di apprezzare la rivoluzione.

Considerando il costo in rapido aumento del carburante, l’auto elettrica è di colpo divenuta nella percezione generale un investimento molto conveniente. Ci sono dei limiti e degli aspetti ai quali abituarsi ma, considerando il generale uso cittadino, l’elettrico ha ad oggi una marcia in più. Ciò è vero però soprattutto nei centri urbani principali.

Guardando alle cifre dell’Unione europea, il mercato dei veicoli elettrici ha fatto registrare un aumento del 21% nel solo mese di agosto 2023. Una statistica esaltante, che si traduce numericamente in ben 787.626 auto immatricolate. Per il tredicesimo mese consecutivo, dunque, si registra una crescita nel settore. A riferirlo è l’Acea (European Automobile Manufacturers Association, ndr), che evidenzia un segnale positivo anche per l’Italia.

Nel nostro Paese, infatti, la percentuale di crescita è dell’11,9%. A stupire particolarmente è il fatto che il mese di agosto sia tendenzialmente più debole per quanto riguarda la vendita di auto. Tutto ciò indica come il settore si stia riprendendo dopo la carenza di componenti dello scorso anno. Gli aumenti a due cifre hanno caratterizzato numerosi Paesi Ue. Basti pensare al +37,3% della Germania e al 24,3% della Francia.

Guardando al quadro generale del 2023, da gennaio ad agosto le immatricolazioni di veicoli elettrici sono cresciute del 17,9% nell’Unione europea. Ciò si traduce in ben 7,1 milioni di unità immatricolate. Nella fase pre-Covid, però, i numeri facevano sperare in un innalzamento maggiore. Considerando però la crisi vissuta, non ancora terminata, e i costi della vita in rapido aumento, ci si può dire ampiamente soddisfatti.

La rivoluzione è in atto, anche se probabilmente a dare la spinta chiave è l’inflazione più che la volontà di fare la differenza in ambito ambientale. Ideologie a parte, l’Italia ha fatto registrare un +20,2% in tutto il 2023, poco meno della Spagna, con il suo +20,5%, e più di Francia e Germania, rispettivamente con un +16,6% e 16,5%. Facile pensare, però, come i numeri possano di fatto “schizzare” con l’arrivo in massa sul mercato dei modelli economici provenienti principalmente dalla Cina.

Accordo raggiunto: l’Europa segue l’Italia

Ora è ufficiale, il Consiglio Competitività ha dato il suo via libera al nuovo regolamento Euro 7. Un passo importante che viene compiuto in una fase di grande trasformazione per i costruttori europei di autovetture. Si è così espresso il Consiglio Ue.

Per la prima volta le misure coinvolgono auto, furgoni e veicoli pesanti in un solo atto giuridico. Positiva la reazione del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ha spiegato come le speranze per il futuro sia caratterizzato da una visione concreta e pragmatica, a tutela tanto del sistema sociale quanto di quello industriale europeo.

Si sottolinea ancora una volta, dunque, la necessità di calcolare bene i tempi e le modalità della rivoluzione ambientale. È necessario contribuire alla salvaguardia dell’ambiente, senza però inficiare il sistema industriale. È questo il pensiero del ministro, felice d’aver trovato il giusto compromesso, a fronte della proposta iniziale della Commissione europea: “Questa è una posizione più avveduta, responsabile e concreta”.

Si può dire, dunque, come in Europa sia passata la linea italiana. Rinviati di circa due anni i tempi di adozione di questa normativa. Ciò consente alle aziende di godere di più tempo per una generale riconversione. Una transizione green un po’ più lenta, dunque, con la conferma dei valori Euro 6 per i motori a combustione interna, le condizioni per i test di emissioni delle autovetture e le emissioni di particolato. Minori stravolgimenti per le industria, che avranno così più fondi da indirizzare verso la transizione all’elettrico, che in un prossimo futuro si pensa sarà totale.